Chèvremont

Couvent de Notre Dame de Chèvremont

(Convento di Nostra Signora di Chèvremont) – Frati Scalzi della Beata Vergine del Monte Carmelo



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In posizione pittoresca e molto visibile, su di una ripida collina a strapiombo su di un meandro del fiume Vesdre, sorge la basilica di Notre Dame de Chèvremont, noto luogo di pellegrinaggio della provincia di Liegi.

La posizione strategica ne ha fatto un insediamento umano fin dalla preistoria, i romani vi costruirono un oppidum militare e i merovingi una fortificazione. La nobile santa Begge , morta nel 693, vi visse con lo sposo Ansegisel ma, alla morte di questi e minacciata dai figli che volevano sottrarle il potere, fuggì nelle foreste delle Ardenne, dove fondò un monastero.

Una parte del castello di Chèvremont venne trasformato in abbazia da Pépin de Herstal (645-714) nel quale venne collocata un’immagine della Vergine Maria, detta “Notre Dame du Château Neuf” che divenne meta di numerosi pellegrinaggi, vi furono poste le reliquie di Saint Lambert e Saint Remacle per sottrarle ai saccheggi dei normanni.

Il forte e l’abbazia facevano parte di una vasto complesso, ritenuto inespugnabile che, all’occorrenza, poteva essere rifugio per la popolazione. Divenuto un centro economico e di potere fu oggetto di desiderio di varie potenze. Nel 987 l’imperatrice Theofano, madre e reggente dell’imperatore Ottone III del Sacro Romano Impero, se ne impossessò con la complicità di Notger, primo principe-vescovo di Liegi, e creò l’abbazia dipendente dalla casa imperiale.

Con la Riforma anglicana e le successive persecuzioni di Enrico VIII d’Inghilterra, i religiosi cattolici furono costretti ad abbandonare quel regno, i gesuiti inglesi giunsero a Liegi, dove fondarono un collegio nel 1613 e nel 1688 si incaricarono di costruire una nuova cappella presso la chiesa in rovina di Chèvremont: al di sopra della statua della Vergine, che domina l’altare maggiore della attuale basilica, si può ancora leggere l’invocazione 1688 – MARIA ORA PRO ANGLIA.

Nella prima metà del XIX secolo i pellegrinaggi, mai interrotti, cominciarono ad essere molto frequenti e numerosi, facendo di Chèvremont un centro economico importante. Il 4 maggio 1874 più di 20.000 persone parteciparono al pellegrinaggio verso Chèvremont, per pregare affinché papa Pio IX fosse reintegrato nel suo Stato occupato dai piemontesi.

Fu in quella occasione che il vescovo di Liegi, mons. Théodore Alexis Joseph de Montpellier, decise di lanciare un appello per l’erezione di un convento sulla collina, per il quale chiamò i Carmelitani del convento del Cornillon di Liegi (antica abbazia già dei premostratensi, nel 1860 ceduta ai carmelitani scalzi di Potay), con l’impegno dell’assistenza ai pellegrini e per la costruzione di una chiesa più ampia e adatta ad accogliere numerose persone. Nel 1877 cominciarono i lavori per la costruzione del nuovo tempio, i padri carmelitani presero la residenza nel 1878, ma i lavori della chiesa si protrassero fino al 1899, quando venne consacrata da mons. Victor-Joseph Doutreloux, vescovo di Liegi, l’8 settembre, festa della Natività di Maria. Non verrà mai realizzato l’alto campanile, che avrebbe dovuto avere sulla cima una statua della Vergine, anche a causa dello scoppio della Prima Guerra Mondiale: il 4 agosto 1914 la collina verrà bombardata dai prussiani, dopo secoli il forte rappresentava ancora un elemento importate delle strutture di difesa della città di Liegi. Il 13 agosto venne fatto saltare al prezzo di 70 soldati morti.

Il complesso venne ricostruito grazie alle indennità di guerra, il 9 settembre 1923 venne organizzato un grande pellegrinaggio, con oltre 40.000 persone, al termine del quale la statua della madonne venne incoronata. Papa Pio XI elevò la chiesa al rango di “basilica minore” il 28 agosto 1928.

Nuovamente bombardata all’inizio della Seconda Guerra Mondiale, il 10 maggio 1940, distruggendo il forte di Chaudfontaine e sventrando la basilica, dopo il successivo bombardamento del 23 novembre 1944 rimase in piedi solo la piccola cappella dei Gesuiti inglesi.

Per la ricostruzione vennero impiegati i prigionieri tedeschi, per recuperare fondi le poste belghe emisero una serie speciale di francobolli, con un sovrapprezzo destinato alla ricostruzione del santuario. Sfortunatamente la popolarità di Chèvremont era molto diminuita, a favore del santuario mariano di Benneux, a pochi chilometri di distanza, dove la Vergine sarebbe apparsa nel 1933.

Oggi la basilica domina ancora la vetta della collina, si presenta in uno stile neo-gotico (con un piccolo campanile) rispettoso del progetto originale dell’architetto Edmond Jamar della fine del XIX secolo.

Il convento dei carmelitani, con il chiostro, è addossato alla chiesa, anche se purtroppo non ospita più una grande comunità (nel 2019 restavano meno di cinque frati).
Le enormi spese di manutenzione hanno fatto pensare alla vendita del complesso, compresa la chiesa, ad una comunità religiosa in grado di sostenerle.

Anche il Carmelo di Chèvremont mostra lo stemma dell’Ordine dei Carmelitani, con la croce e le tre stelle, derivato da quello in uso al convento liegese del Cornillon.
Localmente se ne vedono delle versioni semplificate, limitate al solo scudo.
Secondo la tradizione la figurazione rappresenta il Monte Carmelo di Gerusalemme, e l’abito dei carmelitani, costituita da un saio marrone e un manto bianco. La simbologia delle tre stelle non è mai stata chiarita del tutto: esse possono rappresentare, secondo la più consueta interpretazione, le virtù teologali (fede, speranza e carità), oppure i tre voti pronunciati entrando nella religione (povertà, obbedienza e castità).

Lo stemma completo dell’Ordine comprende due versetti biblici del profeta Elia, considerato il fondatore dell’ordine, in forma di motto: “Zelo zelatus sum pro Domino Deo Exercituum”, che significa “Ardo di zelo per il Signore Dio degli eserciti” (1 Re 19,10) che è anche il motto del Carmelo, e una mano che brandisce una spada fiammeggiante, al quale ricorda la vittoria di Elia sui sacerdoti di Baal sul Monte Carmelo (1 Re 18,22-40) “Il profeta Elia sorse come un fuoco, la sua parola bruciò come una torcia” (Ecclesiaste, 48.1).

Si blasona: “cappato di nero e di tanè, alle tre stelle (6) dell’uno nell’altro (2,1). Scudo timbrato da una corona a cinque fioroni , chiusa da un nimbo di stelle con un braccio destro uscente impugnante una spada fiammante”.

Secondo l’interpretazione che viene offerta dallo stesso Ordine lo scudo presenta il simbolo del Monte Carmelo, presso Haifa in Galilea che, per la sua ricca vegetazione – infatti Har ha Karmell o anche Kerem-El, letteralmente significa «Vigna di Dio»– divenne, in Israele, simbolo di grazia e di prosperità (le vigne attuali vennero reimpiantate all’inizio del XX secolo da ebrei russi, sfuggiti ai pogrom, con l’aiuto del banchiere Edmond Rothschild); perciò indica il «vero monte» che è Cristo, ‟luogo” di incontro e unione con Dio, ‟luogo santo” da scalare con «mani innocenti e cuore puro» (Sal 24,4). Secondo la Bibbia, nel IX secolo a.C. il Monte Carmelo era il luogo di residenza del profeta Elia; qui egli sfidò un gruppo di profeti del dio Baal e li vinse (cfr. 1 Re 18,17-40). Nel XIII secolo, sull’esempio di Elia, un gruppo di monaci cristiani vi si ritirò incominciando una vita di contemplazione: da questi monaci nacque l’Ordine del Carmelo.

La «stella» posta al centro del monte simboleggia Maria, vera ”bellezza” del Carmelo, colei che si apre totalmente alla Parola di Dio non solo dicendo ”sì”, ma divenendo lei stessa ”sì” alla Parola che, in lei, trova ampio spazio per potersi incarnare ed entrare, con volto umano, nella storia. Maria è la ”nuvoletta” che Elia vede salire dal mare, per divenire ”pioggia ristoratrice” (cfr. 1 Re 18,42-45), fonte della Grazia che ridona vigore alla nostra speranza, che c’invita a salire verso di lui che è il ”vero monte” del Carmelo. Maria è la perfetta discepola, e c’insegna che per giungere allo ”splendore” del Carmelo bisogna passare di altura in altura, di monte in monte (cfr. Mt 5,1-12; Mc 9,2-8; Lc 22,39-46; Gv 19,17-30) nel quotidiano travaglio della carità fraterna.
Le ”due stelle”, poste nella parte superiore dello scudo, simboleggiano i profeti Elia ed Eliseo. Il primo è il simbolo di coloro che «cercano il volto di Dio» (Sal 27,8), di coloro che stanno in ascolto per cogliere la voce di Dio nel «sussurro di una brezza leggera» (1 Re 19,12), perché da essa plasmati possano farsi interpreti della sua azione nella storia di ogni tempo; il secondo: Eliseo, discepolo di Elia, è colui che riceve il mantello profetico (cfr. 1 Re 19,19-21; 2 Re 2,1-13), ovvero la successione spirituale del discepolo: forma e tipo della sequela di Gesù Cristo.

Oggi la micro birreria artigianale dell’ex abbazia di Val-Dieu, Brasserie de l’Abbaye du Val-Dieu, di Aubel (Vallonia) produce e imbottiglia la birra per il santuario di Chèvremont, il ricavato finanzia, in parte, il mantenimento del sito. Si possono trovare 3 tipi di bevanda:

• la Merveilleuse de l’Abbaye de Chèvremont Blonde, con un volume alcoolico del 7,5 %
• la Merveilleuse de l’Abbaye de Chèvremont d’Exeption, bionda riserva al 7,5%
• la Merveilleuse de l’Abbaye de Chèvremont Royal, bruna al 7,5%
su di esse è riportata la data del 987, anno dell’erezione della abbazia imperiale.