Montescudo


Zona Municipale

Montescudo

Montescudo-Monte Colombo
Informazioni

Nel 1059 è documentato San Martino de Ranco Columbo e Montem Scutulum nel 1228: che, letteralmente, significa “piccolo scudo”, ma non è chiaro a cosa ci si riferisca. 

 

Al tempo dell’imperatore Augusto, era una stazione militare (statio) con possibilità di cambio di cavalli lungo la via che collegava Rimini a Roma attraverso le Gole del Furlo. Con le invasioni barbariche, soprattutto quella degli Ungari nel IX secolo, si ebbe l’incastellamento degli abitati che, dalla piana e dal fondovalle si ritirarono sui colli a scopo difensivo. Montescutolo venne donato dall’imperatore Ottone I di Sassonia, nel 962, ai conti di Carpegna, e divenne il centro principale di una delle tre “Bailie” (baliati) nelle quali venne suddiviso, nel 1113, il vasto territorio soggetto al Comune di Rimini.

 

Tutto il territorio della valle venne lungamente conteso tra i Malatesta di Rimini e i Montefeltro di Urbino (eredi di Carpegna) tra XIII e XV secolo. Il possesso precario da parte dei Malatesta fu rafforzato con la costruzione dei numerosi castelli e rocche che caratterizzano ancora oggi la Val Conca e la Val Marecchia.

 

Dopo l’effimero dominio del duca Cesare Borgia, nel XVI secolo e quello successivo, ci fu l’altrettanto effimero della Serenissima. Tra il 1509 e il 1510 tutte le Romagne vennero prese in governo diretto dalla Santa Sede.

Nel 1555 il papa Clemente VII ne affidò l’amministrazione ai conti Guidi di Bagno, che mantennero il feudo fino al 1656.

 

Nel 1772 una grande frana cancellò più della metà dell’abitato di Montescudo.

 

Con la costituzione della Repubblica Cisalpina da parte dei francesi, nel 1798, e il successivo regno d’Italia del 1805 Montescudo venne inserito nel Dipartimento del Rubicone, come capo di Cantone e Capo di Distretto.

Con la Restaurazione ritornò il governo pontificio nel 1815, nel 1818 assorbì l’ex castello (corrispondente ad un “piccolo comune”) di Albereto, che era stato associato a Montecolombo, e le parrocchie di Trarivi e Santa Maria del Piano.

 

Nel 1860 Monte Scudolo venne annesso al Regno d’Italia e con RD. del 31 luglio 1872 n.747 e assunse la denominazione di Montescudo.

 

Entrambi i centri subirono pesanti devastazioni durante la Seconda Guerra Mondiale e vennero ricostruiti al termine del conflitto.

 

Lo stemma antico di Montescudo, ripreso in quello attuale, si blasonava: “d’azzurro alla fascia di rosso, accompagnata in punta da un trofeo d’armi d’argento e sostenente un monte d’oro di tre colli all’italiana, cimato da una croce d’oro” ed è in uso almeno dal XVIII secolo. si tratta di uno stemma evidentemente “parlante”: Nella parte superiore è rappresentato il monte per eccellenza, il Calvario della crocifissione di Gesù e si tratta certo dello stemma più antico (forse derivato da un sigillo), mentre in quella inferiore è stato aggiunto un “piccolo scudo” arricchito con bandiere con i colori francesi, armi ed un elmo a comporre un aulico “trofeo d’armi” ideato forse proprio nel periodo napoleonico.

Nel XIX secolo venne modificato nella quasi stessa forma che è andata a comporre lo stemma attuale: “Troncato da una fascia ristretta d’argento: nel 1° di rosso, alla croce latina d’oro, infissa sulle sommità di un monte di tre cime all’italiana del medesimo, movente dal tratto superiore della pezza; nel 2° d’oro, al trofeo d’armi consistente in uno scudo d’argento, carico di una corazza d’oro con elmo del medesimo, il tutto accollato, in croce di Sant’Andrea, da due spade d’acciaio, guarnite d’oro e da due bandiere con i colori della Repubblica Francese”.

Bibliografia:

 

AA.VV. DIZIONARIO DI TOPONOMASTICA. Storia e significato dei nomi geografici italiani. UTET, Torino 1997, pp. 488 e 500.

 

Plessi G. GLI STEMMI DEI COMUNI DELLE QUATTRO LEGAZIONI. Arnaldo Forni Ed. Bologna 1999, pp. 459-460, pp. 459.

Stemma Ridisegnato


Disegnato da: Massimo Ghirardi

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“Troncato da una fascia ristretta d’argento: nel 1° di rosso, alla croce latina d’oro, infissa sulle sommità di un monte di tre cime all’italiana del medesimo, movente dal tratto superiore della pezza; nel 2° d’oro, al trofeo d’armi consistente in uno scudo d’argento, carico di una corazza d’oro con elmo del medesimo, il tutto accollato, in croce di Sant’Andrea, da due spade d’acciaio, guarnite d’oro e da due bandiere con i colori della Repubblica Francese”.

Gonfalone ridisegnato


Disegnato da: Bruno Fracasso

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“Drappo di azzurro…”

Colori del gonfalone: azzurro

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