Terrarossa
Storia e informazioni sullo stemma
Terrarossa, antico castello con borgo e chiesa parrocchiale dedicata a san Giovanni Battista, tra i torrenti Civiglia e Tavarone. Feudo dei marchesi Malaspina di Villafranca, ai quali era pervenuto con le divisioni del 1460, dopo vari passaggi dinastici giunse nelle mani del marchese Fabrizio che il 24 gennaio 1617 lo vendette al granduca Cosimo II.
Il 21 dicembre 1628 Ferdinando II concesse Terrarossa in feudo granducale ai marchesi Malaspina che lo tennero fino alla morte dell’ultimo erede maschio avvenuta nel 1786 quando tornò alla corona granducale. Ma già dieci anni prima, il 24 febbraio 1777, era stato emesso un parziale regolamento per la limitazione della giurisdizione feudale.
Per quanto riguarda l’organizzazione amministrativa della Comunità, dall’unico esemplare rimastoci degli statuti, datato 1618, sappiamo che al vertice erano due consoli e quattro consiglieri, estratti alle calende di gennaio di ogni anno da apposite borse. Nella stessa occasione venivano estratti un massaro, anch’esso in carica per un anno, con il compito di provvedere alla riscossione delle tasse, ed un messo.
Divenne comunità leopoldina con territorio comprendente le frazioni di Terrarossa e Costamara. Durante il periodo del Regno d’Etruria, Terrarossa divenne una delle otto comunità delle tre vicarie in cui era suddivisa la Lunigiana etrusca.
Nel 1808, con l’annessione della Toscana all’impero, Terrarossa divenne sede di una mairie, compresa nel Circondario di Pontremoli, e nel Cantone di Bagnone e, dopo i cambiamenti del marzo 1812, in quello di Aulla. Contemporaneamente il territorio di Merizzo venne staccato dalla mairie di Bagnone e unito a quella di Terrarossa.
Ricostituitasi con la restaurazione come comunità autonoma compresa nel Granducato di Toscana, nel 1833 gli vennero aggregate le frazioni di Fornoli, Merizzo e Riccò staccate dalla Comunità di Bagnone.
Nel 1847 la Comunità di Terrarossa passò al Ducato di Modena e successivamente, nel 1849, venne privata di Fornoli e Merizzo, compresi nella comunità di Villafranca.
Il comune postunitario di Terrarossa venne soppresso con RD n. 4979 del 17 marzo 1869 e aggregato al comune di Licciana Nardi.
Il suo stemma riferisce della lavorazione del ferro, minerale presente nelle brecce affioranti nel territorio, come suggerisce il toponimo stesso. La luna è un felice simbolo ricorrente nelle località della antica diocesi di Luni.
Nota di Vieri Favini
LEGENDA
- stemma
- gonfalone
- bandiera
- sigillo
- città
- altro
- motto
- istituzione nuovo comune