Giappone


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L’“Araldica” giapponese

Parlare di “araldica” giapponese è quantomeno improprio, soprattutto perché lo scudo (elemento essenziale dell’araldica europea) non è mai stato utilizzato in Giappone (se si esclude una particolare forma di arma di difesa, quadrangolare e appoggiata al terreno, usata come riparo dagli arceri) e, anzi, avrebbe rappresentato un intralcio per l’uso della spada a due mani nipponica. Inoltre una forma codificata e normata di emblematica all’uso occidentale non è mai stata in uso.

Ciononostante i grandi dignitari e i nobili giapponesi, anche in battaglia, facevano uso di bandiere e pennoni (o piccoli gonfaloni) sui quali erano rappresentati degli emblemi di identificazione. Inoltre, presso le loro residenze, molte parti degli edifici e degli oggetti erano contrassegnati dai “mon1” del titolare (le grandi famiglie aristocratiche, oltre ad un simbolo principale, jô-mon, ne avevano un altro secondario), come pure erano apposti presso l’ingresso principale (in forma di stendardo o bandiera).

L’origine di questi simboli, spesso stilizzazioni di figure naturali, sarebbero da ricercare nei ricami degli abiti dei magistrati dell’antica capitale di Kyôto, poi tradotti in sigilli ed in seguito adottati da tutti i dignitari e nobili  dell’Impero (fino ai samurai).

Da questa tradizione derivano anche i simboli delle 46 Prefetture nelle quali è suddiviso il territorio giapponese. Ogni prefettura è ulteriormente divisa in città e villaggi, ognuna di queste ha un proprio simbolo, in forma di sigillo, detto anch’esso “mon”, in un sistema simbolico che si può associare alla nostra araldica civica.

L’emblema imperiale giapponese

L’emblema nazionale del Giappone (日本の国章) è il mon1 utilizzato dalla famiglia imperiale. Detto monshō  (“emblema/blasone”) rappresenta un crisantemo (Chrysanthemum L., il noto fiore delle Asteraceae, in giapponese 菊 “kiku; kikukamonshō significa letteralmente “blasone del crisantemo”) stilizzato, di 16 petali d’oro, accompagnati da altri 16 petali posteriori dello stesso metallo. Venne adottato per la prima volta dall’imperatore Go-Toba (1180-1239), in questa forma è utilizzato in via esclusiva dall’imperatore in carica, mentre gli altri membri della famiglia imperiale ne usano uno di 14 petali.

Nelle cerimonie religiose pubbliche l’imperatore, in quanto Mikado cioè capo dello Shintoismo, è preceduto da un piccolo stendardo con la figura del kiku in oro su un tessuto rosso broccato d’oro.

Il Governo Giapponese ne usa una variante sempre di 16 petali, ad esempio sui passaporti, ma senza il secondo giro posteriore.

“Trono del crisantemo” è anche l’appellativo comune dato al trono della famiglia imperiale giapponese che, secondo la leggenda, è la monarchia mai interrotta più antica del mondo. Nel Nihonshoki si dice che l’impero del Giappone è stato fondato nel 660 a.C. dal nobile Jimmu. Secondo la tradizione Akihito, l’attuale imperatore, è il 125° diretto discendente di Jimmu.

I dati storici risalgono all’imperatore Ōjin che ha regnato all’inizio del V secolo. Nonostante vi siano state in passato otto “imperatori” femmine, ai sensi della legge imperiale giapponese in vigore, promulgata dall’Ente della Casa Imperiale e dalla Commissione Reale Giapponese, alle donne è preclusa l’ascesa al trono dalla fine del XIX secolo.

L’imperatore, in giapponese Tennō (天皇 “imperatore celeste” che gode del privilegio, assieme alla sua famiglia, di non avere cognome e di non essere iscritto), ha la funzione di alto sacerdote della religione ancestrale scintoista, sebbene abbia formalmente rinunciato alle sue rivendicazioni sulle origini divine della dinastia dalla dea Amaterasu, su pressione degli Alleati alla fine della Seconda guerra mondiale.

Secondo le disposizioni dell’attuale Costituzione giapponese l’imperatore è un “simbolo dello stato e dell’unità del suo popolo”; non ha vero potere politico, ma viene considerato come un capo di Stato rappresentativo e come monarca costituzionale.

Le Regalia (ossia i simboli del potere e dell’autorità) dell’Imperatore, i “I Tre Tesori”, comprendono: lo specchio sacro (custodito nel Santuario di Ise), il Gioiello Ricurvo e la Spada Sacra Taglia Erba (o “Falce Sacra”, custodita nel Santuario di Atsuta a Nagoya). Secondo la leggenda furono dati alla famiglia imperiale dalla dea del sole Amaterasu.

Il Governo del Giappone e il Primo Ministro usano, dal periodo della Restaurazione Meiji, un simbolo differente, derivato dall’emblema secondario dell’imperatore (o sigillo privato), e raffigurante alcuni fiori stilizzati di paulonia2 (Paulownia Japonica), pianta tipica dell’arcipelago nipponico. Questo mon, utilizato nei documento ufficiali (e nella sala stampa) a conosciuto numerose varianti, note come Sigilli della Paulonia (桐紋? kirimon) o Sigilli del Fiore della Paulonia (桐花紋? tōkamon). In particolare oggi si usa nella versione nota come 5-7-5 Paulownia (五七桐? go-shichi (no) kiri) con due rami di cinque fiori e uno di sette nascenti da tre foglie della pianta.

La bandiera giapponese

La figura rossa stilizzata del sole nascente, hi-no-maru3, o “cerchio del sole”, allusiva al fatto che il Giappone è il Paese più ad est, in campo bianco è la nota figurazione della bandiera del Giappone attuale. Adottata ufficiosamente nel 1870 deriva da un simbolo già in uso da molto tempo prima. È stata formalmente ri-adottata con la Legge sulla Bandiera e l’Inno Nazionale Giapponese, promulgata il 13 agosto 1999. Durante l’occupazione americana alla fine della II Guerra Mondiale il suo uso venne fortemente limitato.

Storicamente il motivo hi-no-maru era presente sulle bandiere di diversi Daimyō (feudatari) e Samurai; secondo un antico testo del Shoku Nihongi l’imperatore Mommu utilizzava una bandiera con il disco del sole già nell’anno 701, questo ne è l’uso documentato più antico. La sua origine non è chiara, anche se questa figura simbolica ha sempre avuto un ruolo importante per i giapponesi: il cui imperatore si ritiene discendente della dea del sole Amaterasu; nel 607 una lettera all’imperatore cinese Sui Yang Di inizia con la frase “Dall’imperatore del Sole nascente…”.

Durante il periodo Meiji (XX sec.), diventano simboli dell’Impero sia la bandiera col disco solare, sia quella con il sole raggiante propria della Marina Imperiale. E il loro uso fortemente raccomandato (in alcuni casi prescritto dal governo: nei giorni di festa nazionale, lutti e altre occasioni formali.

A partire dal 1870 vennero create delle apposite bandiere per l’Imperatore, l’Imperatrice, e per tutti gli altri membri della famiglia imperiale. Inizialmente, la bandiera dell’imperatore era composta da un Sole posto al centro di uno sfondo a rombi.

Vennero utilizzate bandiere differenti per l’uso a terra, in mare o per i viaggi in carrozza di tutti i membri della famiglia. Quella per i viaggi in carrozza era caratterizzata dalla presenza del fiore di crisantemo  di sedici petali, posto al centro di uno sfondo monocolore. Queste bandiere vennero utilizzate fino al 1889, quando l’Imperatore decise di utilizzare il crisantemo su sfondo rosso come unica bandiera. Con piccole differenze di sfumature dei colori e di proporzioni, le bandiere adottate nel 1889 vengono tuttora utilizzate dalla famiglia imperiale giapponese.

L’attuale bandiera dell’Imperatore è costituita da un crisantemo dorato di sedici petali posto al centro di uno sfondo rosso; le proporzioni sono quella “classiche” di due unità in altezza e tre di lunghezza (2:3). L’Imperatrice utilizza lo stesso simbolo, ma il lato sterno è a coda di rondine. Il principe e la principessa ereditari utilizzano la medesima bandiera, le differenze consistono soltanto in un crisantemo leggermente più piccolo in campo bianco con un orlo rosso/porpora.

Nota di Massimo Ghirardi

1): I mon (紋), o monshō (紋章), mondokoro (紋所), e kamon (家紋), sono i emblemi giapponesi usati per decorare e identificare un individuo o una famiglia (soprattutto i kamon e i mondokoro sono da intendersi molto simili agli stemmi dell’araldica europea). Essi vennero utilizzati inizialmente dai clan dei samurai per distinguersi e riconoscersi più facilmente sul campo di battaglia. Si tratta generalmente di disegni stilizzati inseriti all’interno di una forma geometrica. Il loro impiego risale al periodo Kamakura. Durante il Periodo Edo, solo i daimyo (lett. “gran nome”, la carica feudale più alta) avevano il diritto di possederne due. Dall’inizio del periodo Meiji, il loro utilizzo si diffuse anche tra il popolo.

2): pianta della famiglia delle scrophulariaceae, il cui nome è una dedica alla granduchessa Anna Pavlovna (1795-1865), figlia dello zar Paolo I e Regina dei Paesi Bassi come consorte di Guglielmo II. Le foglie di Paulonia erano presenti in una placca smaltata che veniva appuntata al petto dei generali del’Esercito Imperiale Giapponese che venivano insigniti del titolo altamente onorifico di Gensui, corrispondente al nostro “maresciallo”.

3): La bandiera è ufficialmente chiamata Nisshōki (日章旗 “Bandiera del Sole a forma di disco”) in giapponese, ma è più comunemente nota come Hinomaru (日の丸 “Disco solare”).

Bibliografia:

Thomas R. H. McClatchie, JAPANESE HERALDRY. Atti della conferenza tenuta presso la Asiatic Consular Society of Japan, il 25 ottobre 1876.

Sitografia:

www.kunaicho.go.jp/.

Stemma Ridisegnato


Disegnato da: Massimo Ghirardi

Stemma Ufficiale


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Altre immagini



Profilo araldico


Emblema dell’Imperatore che rappresenta un crisantemo

Colori dello scudo:
oro

LEGENDA

  • stemma
  • gonfalone
  • bandiera
  • sigillo
  • città
  • altro
  • motto
  • istituzione nuovo comune