Germania


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Informazioni

Lo stemma della Repubblica Federale di Germania, il Bundeswappen (‘stemma federale’) o Bundesadler (‘Aquila Federale’) è formato dalla figura stilizzata di un’aquila nera, armata e linguata di rosso in campo oro (nero, rosso e oro sono anche i colori del vessillo federale).

L’aquila fu fin dall’antichità simbolo di potere e autorità, soprattutto per i Romani per i quali costituiva simbolo unico di tutte le legioni e dell’imperatore, sul quale scettro appariva, in ambito religioso era inoltre uno degli attributi del padre degli dei Giove; anche tra le tribù germaniche era un simbolo familiare. Quale simbolo imperiale venne adottata dal Sacro Romano Imperatore da Carlo Magno nel IX secolo (Reichsadler), ispirandosi ai precedenti dell’Impero Romano (del Carlo quale si riteneva il continuatore) e posta sul tetto dell’Aula Regia del palazzo imperiale di Aquisgrana. Nella forma nera in campo oro risale forse al XIII secolo, di certo i soldati dell’Imperatore Federico II portavano la figura di un’aquila dipinta sugli scudi.

Pare sia stato l’imperatore Sigismondo nel 1433 (secondo altri da Ludovico “il Bavaro” nel 1345) ad adottare la figura dell’aquila a due teste – anche se una sua apparizione effimera si ha durante il regno dell’imperatore Federico II (1220-1250) –, a simboleggiare l’unione nella persona dell’imperatore dei territori dell’Impero di Occidente e di Oriente, seguendo la tradizione che voleva che fosse stata istituita da Costantino I nel 330, quando trasferì la sede imperiale a Costantinopoli, a significare “che egli teneva sotto la stessa corona un unico Impero con due capitali” (P. Guelfi Camajani); l’aquila ad una solo testa rimane, da questo punto in avanti, emblema del “Re dei Romani”, titolo portato dai regnanti del Sacro Romano Impero tra la loro elezione in Germania e l’incoronazione a Roma (tra l’una e l’altra potevano talvolta passare degli anni).

Fino alla dissoluzione del Sacro Romano Impero della Nazione tedesca al 1806, l’imperatore (asburgico) portava l’aquila a due teste caricata dei diversi scudi degli Stati soggetti, il che rispecchiava l’evoluzione dello sviluppo territoriale dei possedimenti asburgici fino a Francesco II, l’ultimo romano-germanico imperatore. Con l’erezione del Granducato d’Austria in Impero Austriaco, in modo da garantire il grado di “parità” con l’impero di Napoleone, gli Asburgo continuarono a mantenere l’aquila bicipite.

Con la creazione nel 1806 della Confederazione Tedesca di 39 Stati alla dissoluzione dell’impero, non si sentì la necessità dell’adozione di un simbolo fino al 12 novembre 1848, quando l’Assemblea Nazionale di Francoforte (che era la sede storica per l’elezione dell’imperatore) adottò la bandiera nero-rosso-oro (in sostituzione di quella nero-rosso-argento imperiale) alla quale venne associata, dopo la Rivoluzione, l’aquila bicipite nera.

Nel 1871 venne realizzata l’unificazione degli stati tedeschi nell’Impero prussiano, per opera di Otto von Bismarck, e l’aquila con una sola testa venne adottata come emblema almeno dall’aprile, ormai indissolubilmente considerato un simbolo “tedesco”. La definizione ufficiale dell’aquila come simbolo imperiale venne sancita dal decreto dell’imperatore Guglielmo I il 3 agosto 1871 (Reichsgesetzblatt 1871  §. 318). Con una leggera modifica dall’ulteriore decreto dell’imperatore Guglielmo II del 6 dicembre 1888. Portava in cuore lo stemma della dinastia degli Hohenzollern, circondato dal collare dell’Ordine Prussiano “dell’Aquila Nera” ed era timbrata da una corona fittizia che ricordava molto la corona imperiale storica (in uso riservato agli Asburgo).

Con la Repubblica di Weimar inizialmente si adottarono informalmente simboli ispirati a quelli repubblicani della Rivoluzione Francese tra il 1818 e il 1819; dopodiché si preferì l’aquila (definita “imperiale”) libera (senza scudo), con una sola testa, successivamente gli araldisti Stephan Kekule von Stradonitz ed Emil Doepler proposero di caricarla allo scudo d’oro, ma senza gli elementi simbolici della monarchia. Non senza qualche esitazione il 1º settembre 1919 il simbolo venne accolto dal Consiglio dei Ministri e sancito dal Decreto del Presidente della Repubblica del 27 settembre 1919 che adottava il disegno di Emil Doepler (Reichsgesetzblatt nº 217 dell’11 novembre 1919). La conformazione esatta del disegno, pur con le prescrizioni del Decreto, fu variamente interpretata, in particolare quella del pittore espressionista Karl Schmidt-Rottluff incontrò un violento rifiuto generale.

Karl-Tobias Schwab (1887-1967) viene incaricato di proporre nel 1926 la definizione del disegno standard,  che viene adottato nel 1928 come emblema nazionale per le Olimpiadi di Berlino.

La figura dell’aquila venne adottata anche da Hitler, dato che il Terzo Reich (lett. ‘Terzo Impero’ che dopo l’annessione dell’Austria venne ufficialmente definito Grande Impero Tedesco: Großdeutsche Reich) si riteneva erede del Sacro Romano Impero, in una stilizzazione progettata da Hitler che ricordava molto quella della Legione romana (come riferimento all’Impero per eccellenza) ma con la svastica al centro della corona d’alloro tra le zampe, formalmente adottato nel 1935 dal Partito Nazista a Norimberga, mentre il Presidente von Hindenburg continuava ad usare l’aquila “Imperiale”. Con la morte di quest’ultimo nell’agosto nel 1934 e l’elezione di Hitler a Presidente si sostituì il simbolo repubblicano con quello ‘hitleriano’ (ord. dell’11 aprile 1935).

Il 5 novembre 1935 il simbolo del Partito Nazista divenne lo “stemma dell’Impero”.

Molto dopo la caduta dello Stato nazista venne riadattata l’aquila di Weimar, a simboleggiare il ristabilimento dell’ordine sociale e la continuità statale interrotta dall’“anomalia” nazista; nel 1975 venne rappresentata nella forma stilizzata nota e tutt’ora in vigore; nel 1995 l’aquila nera è stata ulteriormente stilizzata (non formalmente) perdendo, non senza polemiche, lo scudo entro il quale era confinata, con un evidente funzione simbolica di “liberazione”. In questa forma è rappresentata anche nell’aula del Parlamento di Berlino.

Nota di Massimo Ghirardi e Giovanni Giovinazzo

Si ringrazia Martin Axel Lugger per la preziosa collaborazione

Bibliografia

Jean-François van der Straeten, Les emblèmes carolingiens, souces d’inspiration des armoiries naissantes in Actes du IXe colloque international d’héraldique, pp. 323-356, Wydawnictwo DiG, Varsavia 1997

Manuel Monreal Casamayor, De sermone heráldico – II – El águila, «Emblemata. Revista aragonesa de emblmática», pp. 289-329, vol. XII, 2006

Stemma Ridisegnato


Disegnato da: Massimo Ghirardi

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