Bologna


Città Metropolitana

Bologna

Informazioni
  • numero comuni: 60
  • numero abitanti: 991924
  • densità provincia: 267.91
Storia della Provincia e dello Stemma

La Provincia di Bologna venne istituita dal “Dittatore delle Provincie Modenesi e Parmensi e Governatore delle Romagne“, Luigi Carlo Farini, (1812-1866) con il Decreto n. 79 del 27 dicembre 1859, estensione della legge Rattazzi del 28 ottobre 1859.

“Considerando che la circoscrizione territoriale di queste Provincie, non risponde in molte parti nè alle condizioni topografiche, nè agli interessi economici; considerando che giova cancellare qualunque traccia degli antichi Stati, dei quali la divisione territoriale era amministrativamente artificiale, come politicamente forzata”, su proposta del Ministero dell’Interno del Regno di Savoia, la circoscrizione territoriale viene fissata nei 3 circondari di Bologna, Imola e Vergato.

Solo nel 1933 la Provincia adotta ufficialmente il suo stemma: il Rettorato della Provincia di Bologna presieduto da Umberto Turchi ne delibera, infatti, l’adozione il 17 gennaio, autorizzando “il Preside ad avanzare domanda per la relativa concessione Sovrana” di uno stemma che viene così descritto:

“… uno scudo sannitico, fregiato del Capo di Savoia, con leone rampante d’oro, in campo azzurro, che leva un vessillo a tre fascie, di verde, d’argento con motto ‘libertà’ a lettere cucite d’oro, e di rosso. Lo Stemma è sormontato dalla corona prescritta dal regolamento tecnico araldico, formata da un cerchio d’oro gemmato con le cordonature liscie ai margini, racchiudente due rami, uno di alloro ed uno di quercia, al naturale, uscenti dalla corona, decussati (disposti in forma di croce di Sant’Andrea, n.d.r.) e ricadenti all’infuori. Sotto la punta dello scudo è la leggenda “PROVINCIA DI BOLOGNA” scritta a lettere d’oro, maiuscole romane, sopra lista d’azzurro, accartocciata, bifida e svolazzante”.

Lo stemma prescelto è quello proposto da Paolo Silvani, “esimio studioso e profondo ricercatore delle patrie storie e tradizioni”, a cui il Rettorato aveva affidato l’incarico di compiere uno studio e presentare proposte al riguardo.

Nella sua relazione, allegata alla delibera, Silvani spiega le ragioni storiche che lo hanno portato a proporre quale simbolo della Provincia di Bologna lo stemma siffatto.

Nel caso di Bologna – afferma Silvani – non è “desiderabile” seguire il criterio di attribuire alle Amministrazioni Provinciali contrassegni araldici formati dalla composizione di quelli attribuiti ai singoli circondari componenti la circoscrizione provinciale, “soprattutto a Bologna dove la divisione circondariale non ha base storica, ma è importata” (con il succitato Decreto n. 79 del 27 dicembre 1859, n.d.r.). 

A riprova delle sue affermazioni, Silvani compie un vero e proprio excursus storico, per assicurarsi che “quel complesso soggetto di diritto pubblico designato oggi colla espressione di ‘Provincia di Bologna’ sia stato contrassegnato ed individuato da un simbolo od emblema che a esso fosse proprio“.

A suo parere, un momento storico di particolare rilievo per Bologna è quello del moto insurrezionale del 1831, quando le “energie popolaresche e locali“, di fronte al decadimento progressivo dell’autorità statale pontificia, rivendicano “alla collettività popolare il diritto di disporre delle pubbliche sorti” e costituiscono il 5 febbraio 1831 il Governo provvisorio della Città e Provincia di Bologna.

 “Sin dal giorno 7 febbraio 1831 – ricorda Silvani – il Governo provvisorio di Bologna diede ordine che nei sigilli delle autorità tutte, agli stemmi ed emblemi sino allora usati si sostituisse il leone rampante portante la bandiera tricolore con la parola libertà“.

Pur se questo regime politico ebbe vita assai breve – la capitolazione avvenne il 26 marzo 1831 – secondo lo studioso “emerge in modo indubbio come esso abbia contrassegnato della sua impronta documenti ed atti giuridici di notevole rilevanza ed alto valore“.

E, il Governo provvisorio esercitò la sua autorità in un ambito territoriale sostanzialmente coincidente con la circoscrizione amministrativa provinciale, rappresentativa di quella “comunanza di spiriti che secolarmente si era formata tra le popolazioni della città e del contado“.

Pertanto Silvani sostiene il valore simbolico dell’insegna prescelta dal Governo provvisorio e avalla la sua proposta con alcune osservazioni: il leone rampante (simboleggiante il popolo) che leva un vessillo con motto ripete un motivo araldico storico per la città: era espressamente riservato alla magistratura popolare dei “Tribuni della plebe” e si trova anche riprodotto in medaglie e monete bolognesi, come lo zecchino coniato sotto il pontificato del concittadino Papa Benedetto XIV (al secolo Prospero Lambertini). Inoltre, i colori del vessillo sono quelli del tricolore italiano e il latino libertas è sostituito dalla parola italiana libertà.
Ovviamente i colori devono seguire la regola araldica di evitare la sovrapposizione dei metalli e dei “quattro smalti araldici” (bianco, rosso, verde e azzurro): visto il vessillo tricolore, il leone d’oro quindi non può che essere in campo azzurro. Saranno d’oro le lettere del motto libertà.

In verità il leone con la bandiera comparve per la prima volta alla fine del ‘300 sulla moneta d’oro coniata da Bologna (il bolognino), e da allora rimase una figura tradizionale della zecca cittadina: all’inizio la bandiera recava la croce del comune, ma negli ultimi secoli essa fu sostituita dal motto “Libertas”. In quest’ultima forma, con piccole varianti, fra cui l’introduzione dei colori nazionali, la figura passò nel sigillo dell’effimero Governo provvisorio (febbraio-marzo 1831).

Con Regio Decreto del 6 luglio 1933 “essendo stato il detto nostro Decreto registrato (…) alla Corte dei Conti e trascritto nei registri della Consulta Araldica e dell’Archivio di Stato in Roma“, Vittorio Emanuele III concede alla Provincia di Bologna la facoltà di uso dello stemma.

Così descritto nel documento: “D’azzurro al leone rampante d’oro che leva un vessillo a tre fasce, di verde e d’argento con motto: “Libertà”, e di rosso. Sotto la punta dello scudo la leggenda “Provincia di Bologna” scritta in oro su lista azzurra, accartocciata, bifida e svolazzante. Corona regolamentare racchiudente due rami, uno di alloro e uno di quercia”.

Nell’ottobre dello stesso anno, un Regio Decreto ne imponeva la modifica con l’apposizione del fascio littorio in oro, successivamente eliminato nel 1945.

La Città metropolitana è subentrata alla Provincia di Bologna il primo gennaio 2015 a seguito dell’entrata in vigore della Legge 56/2014. Lo Statuto del nuovo Ente previde che la Città metropolitana di Bologna avesse un proprio Stemma e Gonfalone approvati dal Consiglio e dalla Conferenza Metropolitana dei Sindaci. Per lo studio e la realizzazione dello Stemma istituzionale e del Gonfalone si è costituito un gruppo di lavoro composto da comunicatori e grafici della Città Metropolitana e di Urban Center (che ha collaborato a titolo gratuito). Il percorso è iniziato individuando il messaggio che lo Stemma avrebbe dovuto veicolare: Città metropolitana di Bologna come Ente “leggero”, a servizio del territorio, che rappresenta le comunità, promuove lo sviluppo civile, sociale, culturale ed economico, Ente di coordinamento dell’attività di Comuni e Unioni.

ll nuovo stemma ha conservato il leone, che però è diventato inopinatamente azzurro (simile a quello di Brescia) e così, maldestramente descritto (dal punto di vista araldico): “Leone di colore azzurro che innalza un vessillo tricolore con il motto Libertà in rosso. A destra del leone è riportata su tre righe, con allineamento a sinistra, in carattere Myriad Pro Condensed e colore nero, la scritta CITTÀ METROPOLITANA DI BOLOGNA”.

Per quanto concerne il territorio della exProvincia (oggi Città Metropolitana) di Bologna, esso corrisponde nel suo nucleo principale a quello dell’antico contado, ma vi è compresa tuttavia un’altra civitas – Imola – che ebbe dal Medioevo in poi territorio ed amministrazione a sé stante.
Per gli stemmi dei comuni della provincia è documentata in qualche caso un’origine antica, tra il Quattrocento e il Settecento. È possibile che i centri più cospicui, alcuni dei quali dal tardo medioevo erano a capo dei distretti amministrativi del comune di Bologna (Castel San Pietro Terme, San Giovanni in Persiceto, Budrio, Crevalcore, Galliera, Medicina, Savigno, Castel di Casio), possedessero un’insegna propria da tempi remoti, come testimonianza dei vexilla attestati per i centri del contado già nel XIII secolo. Castel San Pietro Terme portava in antico lo stemma pontificio, mutato poi nel leone bolognese; anche Budrio ha un leone; Savigno un inquartato; Medicina, il cui stemma ha una complessa evoluzione, una croce, combinata col motto “Libertas”, che nel ‘700 fu fonte di contese con Bologna, poco propensa ad accettare questo simbolo d’autonomia in un luogo soggetto. Ma i simboli che alludono alla dominazione del comune di Bologna si trovano negli stemmi di vari altri comuni e lo stesso capo d’Angiò, che compare – più o meno modificato – in un terzo del totale, è verosimilmente da intendersi come una derivazione dello stemma del capoluogo. Anche Castel Guelfo (in allusione al suo nome) e Castel del Rio hanno gigli negli stemmi. L’araldica dei comuni bolognesi è caratterizzata in gran parte da figure parlanti, (se ne contano almeno 24 casi): per esempio San Giovanni in Persiceto ha un albero di pesco, Crevalcore tre cuori, Castel di Casio e Vergato un cinghiale irto di verghe, Galliera un gallo, Dozza un grifo che si abbevera a una doccia, e così via. Molto diffusi anche gli edifici (castelli, torri, ecc.), come per esempio Castiglion dei Pepoli, Casalfiumanese e Pieve di Cento: in quest’ultimo la torre e la mezzaluna sembrano la deformazione di un’originaria lettera “P”. Qualche comune come Bazzano, il cui simbolo è costituito da tre melagrane, vuole accennare forse alla fertilità dei suoi luoghi.
Gli stemmi d’invenzione più moderna non si discostano in generale da queste tipologie. Da notare infine un discreto numero di centri, che in mancanza di un’arme propria, hanno adottato quella di famiglie locali, o, come nel caso di Marzabotto e Borgo Tossignano, di grandi stirpi feudali come i conti di Panico e gli Alidosi.

 

Il gonfalone

 

Per la realizzazione del Gonfalone provinciale, il 31 dicembre 1933 il Preside della Provincia chiedeva ai Podestà dei Comuni capoluoghi di circondario di inviargli “…copia in carta libera del titolo di concessione o riconoscimento dello stemma…” con “la indicazione particolareggiata della forma e dei colori“.

Il “gonfalóne” anticamente era lo stendardo del Comune medievale e, genericamente, il vessillo militare e delle varie insegne di magistrati cittadini, di corporazioni civili o di compagnie religiose. Adottare il gonfalone era rappresentare in un simbolo l’insieme di contenuti morali, giuridici, religiosi, associativi che collegavano simbolicamente in un unico ente coordinatore le comuni esigenze e l’unità morale di un territorio.

Pertanto, nel 1934 la Provincia ne affidò l’esecuzione alla ditta S.A. Figli di Ettore Guidastri, su disegno e sotto la direzione di Alfredo Baruzzi.

Come descrive Giuseppe Plessi ne “Palazzo Malvezzi tra storia arte e politica” (Provincia di Bologna, 2001), “lo stendardo era costituito da un drappo rettangolare di seta rossa, ricamato a rameggi di quercia e alloro verde-argentei, contornato da una bordura d’argento ornata da motivi geometrici d’oro, terminante in basso con cinque bandoni pendenti da una fascia, tutto di seta azzurra ricamata con rameggi d’argento, ciascuno affiancato da due cordoni reggenti fiocchi, degli stessi smalti“.

In posizione centrale lo stemma della Provincia di Bologna, sormontato da quello del Comune di Bologna, posto fra Imola e Vergato. Al di sotto dello stemma provinciale, quelli di San Giorgio di Piano e San Giovanni in Persiceto. A sinistra, dall’alto in basso, gli stemmi di Bazzano, Castelmaggiore, Castiglione de’ Pepoli, Loiano e Minerbio. A destra, Budrio, Castel San Pietro, Crevalcore, Medicina, Porretta Terme.

Il disegno del gonfalone in uso dopo la guerra è rimasto lo stesso, ad eccezione dell’unica modifica dell’eliminazione del littorio dallo stemma della Provincia.

Con la trasformazione della Provincia in “Città Metropolitana” si è sentita l’esigenza di modificare il gonfalone, che viene descritto come un: “Drappo rettangolare di cm. 90 per cm. 160, su cui è effigiato lo stemma dell’ente: il leone azzurro con vessillo tricolore su sfondo blu con la scritta CITTÀ METROPOLITANA DI BOLOGNA su tre righe, ad epigrafe in colore oro”, con il leone azzurro su campo blu, non proprio corretto dal punto di vista araldico.

 

Note di Massimo Ghirardi

 

Bibliografia:

  • Assemblea Legislativa dell’Emilia-Romagna – GLI STEMMI DEI COMUNI E DELLE PROVINCE DELL’EMILIA-ROMAGNA – A cura di Alessandro Savorelli, Istituto per i Beni Artistici, Naturali e Culturali dell’Emilia-Romagna IBC Bologna, 2005
  • Deliberazione del Rettorato Provinciale del 17 gennaio 1933.
  • Regio Decreto di concessione dello stemma del 6 luglio 1933.
  • Plessi, Il Gonfalone della Provincia di Bologna in “Palazzo Malvezzi tra storia arte e politica” (Provincia di Bologna, 2001), pp. 307-310.
  • Romolotti G. STORIA E GUIDA AI COMUNI EMILIANI, Il quadrato, Milano 1972.
  • Presentazione stemma e gonfalone della Città metropolitana di Bologna, a cura del Servizio comunicazione Città metropolitana di Bologna, 2015.

–    Sito istituzionale della Città Metropolitana di Bologna: https://www.cittametropolitana.bo.it

Stemma Ridisegnato


Fonte: civicheraldry.com

Disegnato da: Massimo Ghirardi

Stemma Ufficiale


Logo


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Profilo araldico


“D’azzurro, al leone rampante d’oro che leva un vessillo a tre fasce, di verde, d’argento, con motto “Libertà” e di rosso. Sotto la punta dello scudo la leggenda “Provincia di Bologna”, d’oro su lista azzurra, accartocciata, bifida e svolazzante”.

Oggetti dello stemma:
fascia, leone, motto, vessillo

Gonfalone ridisegnato


Disegnato da: Pasquale Fiumanò

Gonfalone Ufficiale


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Profilo Araldico


“Drappo di azzurro…”

Colori del gonfalone: azzurro
Profilo Araldico

“Drappo di azzurro caricato dello stemma provinciale senza scudo e ornamenti…”

bandiera ridisegnata

Disegnato da: Bruno Fracasso

bandiera Ufficiale
no bandiera
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LEGENDA

  • stemma
  • gonfalone
  • bandiera
  • sigillo
  • città
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  • motto
  • istituzione nuovo comune

    Regio Decreto (RD)
    concessione
    6 Luglio 1933