Bovino: relazione per la richiesta concessione titolo città

Questa pagina speciale è riferita al Comune di Bovino

IL TERRITORIO. Il centro di Bovino si trova inserito in un territorio morfologicamente molto movimentato, con rilievi delineati da una serie di valli, molte delle quali attraversate da corsi d’acqua, per lo più a carattere torrentizio, e coltivazioni che si distribuiscono in modo irregolare, con un’alternanza di seminativi, oliveti e vigneti frammisti a zone boschive proprie delle aree sommitali e delle aree collinari intermedie. I rilievi si mostrano tutti ad andamento piuttosto arrotondato, anche se talvolta con pendii piuttosto ripidi mentre le valli, tutte con profilo a “V” (caratteristico dell’azione erosiva dei fiumi), fatta esclusione per talune che si presentano piuttosto strette, sono ampie e poco profonde. Le alture pre-appenniniche, che si raccordano a nord con il massiccio garganico e a sud-ovest con l’altopiano delle murge materane, racchiudono ad anfiteatro il Tavoliere, costituendo una vasta e articolata unità ambientale. In questo ambito, l’area di Bovino (superficie: 84 km² circa) rappresenta una situazione estrema dal punto di vista altimetrico: la quota di 647 metri s.l.m. ne fa un territorio dalle caratteristiche quasi montane.

Adagiata sui dolci rilievi dei Monti Dauni, là dove comincia l’immensa pianura del Tavoliere, in una posizione di controllo lungo la valle del Cervaro, a confine tra la Puglia e la Campania, Bovino deve pertanto gran parte della sua storia a questa sua particolare posizione geografica.

 

PROFILO STORICO. “ … Città vescovile in provincia di Capitanata, suffraganea di Benevento … Questa città si vuole antica, e che Plinio, parlando degli Irpini, aveva fatta menzione de’ suoi popoli, chiamandoli Bibinates …. Nelle carte de’ mezzi tempi ritrovasi chiamata Bovinum, Bivinum e Bibinum”. Così scriveva il Giustiniani, nel 1797, nella sua opera storico – geografica sul Regno di Napoli.

Antico centro della Daunia, di cui ancora oggi si ignorano le origini e da quale popolo fu nei primi tempi abitata, Bovino sperimentò presto la potenza romana. Fu da questa conquistata e distrutta durante la seconda guerra sannitica, poiché aveva stretto alleanza con il popolo sannitico, ma fu ricostruita dagli stessi coloni romani con il nome di Vibinum. Dopo la guerra sociale, del 90 a.C., che portò Silla nell’Italia Meridionale per domare la rivolta contro Roma, Bovino venne riconosciuta Municipium e colonia romana. La prima esplicita menzione di Bovino la troviamo in Polibio (Historiae, Lib. III, 87-88), il quale narra che Annibale, sceso dalla Daunia, si accampò intorno a Vibonio e di lì corse a depredare gli Arpinati e tutta la Daunia. Durante il periodo imperiale Bovino conobbe sviluppo e ricchezza, ottenne il privilegio di governarsi con proprie leggi e di coniare moneta ed ebbe il podium e i suoi templi, il magnifico acquedotto, le porte turrite e il pomerio, i fori, le terme, monumenti, orti e giardini. Crollato l’impero romano, subì prima la dominazione longobarda e poi quella bizantina. Nel 633 l’imperatore d’Oriente Costante II la cinse d’assedio e la dannò a sacco. Tra il 967 e il 970 furono i Saraceni a distruggere e saccheggiare Bovino, poi ripresa dai Greci che la riedificarono.

Le continue lotte tra Longobardi e Bizantini funestarono a lungo molte regioni del Meridione, sino all’arrivo dei Normanni che si sostituirono ad essi e formarono l’unità del Mezzogiorno d’Italia. Nel 1045 Drogone il Normanno assediò Bovino, uno degli ultimi capisaldi bizantini e la rase al suolo. Sulle sue rovine, venne nuovamente ricostruita e sull’antica rocca fece innalzare il suo castello. Alla morte di Drogone, Bovino riacquistò stabilità con la Signoria dei Loretello.

Dagli anni Mille in poi tre furono le cerniere importanti destinate a rinsaldare il ruolo di preminenza e di mediazione che Bovino ha sempre esercitato a confine di regioni diverse: la sede episcopale, nella vita religiosa e culturale, il feudo dei Guevara sul piano sociale e della supremazia territoriale, la Valle del Cervaro per la sua posizione geografica e per alcuni assetti amministrativi, privilegiando Bovino come polo di espansione dei traffici e come fulcro di riordinamenti territoriali. Di qui il protagonismo di una cittadina, considerata un crocevia obbligato per tutte le strategie di ogni tempo e di ogni tipo, per i disegni e i processi di infeudamento come per le imprese militari, per le comunicazioni e le ragioni di scambio commerciale come per i presidi amministrativi.  

Riconosciuta, nel 1189, “città regia” (cioè di proprietà del demanio reale), Bovino viene annoverata tra le fortificazioni federiciane. L’imperatore Federico smantella le rocche degli antichi feudatari sparse sul territorio pugliese ed introduce al loro posto un nuovo sistema di fortificazioni molto differente da quello dei Normanni. Nel 1266 Bovino è assoggettata al Casato di Bertrando dei Reali, al quale il Re Carlo I D’Angiò aveva dato in dono la città, per poi passare ai Cantelmo e, nel 1417, sotto la Signoria della Famiglia De Andreis. Dal 1433 fu in potere di Messer Marino Boffa, Gran Cancelliere del Re, fedele Consigliere della Regina Giovanna II D’Angiò. Un figlio di Marino Boffa, Pietro, la cui madre era una Estendardo, non volle che il Casato della stessa si estinguesse e, alla morte del padre, ne raccolse l’eredità assumendo il nome e i titoli degli Estendardo. Nel 1531 il feudo di Bovino viene venduto, dalla Regia Corte, a Don Troylo De Spes che mette in atto una tale politica vessatoria contro la popolazione locale, da costringere l’Università di Bovino ad opporre un’energica difesa delle prerogative comunitarie. Nel 1563, infine, per assolvere i debiti della Famiglia De Spes, Bovino viene posta all’asta, su istanza degli stessi creditori e comprata, per 38.000 ducati, da Donna Delfina Loffredo, madre di Don Giovanni Guevara, il quale, dopo aver ottenuto nel 1575, con una speciale grazia del re Filippo di Spagna, il titolo di duca di Bovino per sé e per i suoi successori, amplia il castello dandogli quell’aspetto di palazzo gentilizio che si osserva ancora oggi e trasforma la cittadina in degna capitale di un ducato.

Per tre secoli Bovino rimarrà feudo della illustre Casata dei Guevara, legando ad essa gran parte della sua dignità storica e civile.

Potenti Signori della Navarra, i Guevara, discendenti da una tra le più grandi e nobili Famiglie di Spagna, nel XVII secolo raggiunsero il periodo di massimo splendore. Ospitarono nel Castello di Bovino, in tutte le epoche, sovrani regnanti e Capi di Stato, principi ereditari e cardinali, poeti e principesse (Maria Teresa d’Austria, Torquato Tasso, Giovan Battista Marino, Papa Benedetto XIII), costruirono e mantennero in grande dignità palazzi residenziali, fecero taverne di posta e fontane pubbliche, ponti e poderi rustici e, nel 1651, crearono nel Castello una biblioteca così vasta e ricca da essere citata dal Pacichelli come “una delle più numerose e ricche del Regno”.

Un’altra componente determinante nelle vicende di tutto il comprensorio vibinense, è stata l’antica e illustre Diocesi, sin dalle sue origini, come suffraganea della Chiesa di Benevento prima e sede episcopale autonoma in seguito (a partire dall’anno 967)[1]. Personaggi di eccelse virtù sono stati i suoi vescovi (più di settanta), tra cui presuli di altissima statura, cristiana e umana, che con la loro opera si adoperarono instancabilmente per la crescita morale, civile e religiosa della cittadina.

A partire dal XVII secolo Bovino vive un periodo di profonde trasformazioni, caratterizzato anche da momenti difficili sia sul piano economico che su quello sociale. Sono anche gli anni del triste fenomeno del brigantaggio che per circa tre secoli imperversa nel “Vallo di Bovino” (1586-1870). Nel 1811 Bovino viene dichiarata da Murat sede di Sottointendenza.

 

Dopo la violenta repressione del brigantaggio è la volta della restaurazione borbonica grazie alla quale Bovino viene riconfermata nel suo antico ruolo di preminenza e posta a capo di un Circondario comprendente ventuno Comuni. Aboliti i Circondari, dal Fascismo, Bovino rimane Capoluogo di Mandamento, con gli uffici del Registro, della Sottoprefettura, della Tenenza dei carabinieri, delle Imposte dirette, del Catasto, della Brigata delle guardie di finanza ed altri uffici minori, in seguito trasferiti ad altra sede, a partire dal secondo dopoguerra. Il resto è storia recente.

Nel 2002 il Comune ha ricevuto dall’ANCI (Associazione Nazionale Comuni d’Italia), il riconoscimento di uno dei “Borghi più belli d’Italia”. Nel 2013, dal Touring Club Italiano, è stata assegnata la “Bandiera Arancione”, marchio di qualità turistico – ambientale, attribuito ai territori “che soddisfano criteri di analisi connessi allo sviluppo di un turismo di qualità attraverso la valorizzazione delle risorse locali, lo sviluppo della cultura dell’accoglienza e lo stimolo dell’artigianato e delle produzioni tipiche”.

L’importanza del Comune di Bovino riguardo agli itinerari turistico-culturali della Regione Puglia è stata inoltre riconosciuta in sede di approvazione, con deliberazione della Giunta regionale 30.11.2004, n. 1752, del P.I.S. (Progetto Integrato Settoriale) n. 12, nell’ambito del P.O.R. Puglia 2000-2006, figurando nell’itinerario “Normanno-Svevo-Angioino” quale centro emergente. Anche la manifestazione della “Cavalcata Storica”, che si tiene puntualmente ogni anno, in occasione della Festa Patronale dedicata a Santa Maria di Valleverde, è stata riconosciuta, nell’ambito del PIS, fra le tradizioni pugliesi più rappresentative. Annualmente, dal 2004, la Regione Puglia finanzia anche il progetto “Bovino borgo d’arte e di teatro”, all’interno del quale sono contemplate le principali iniziative culturali e di spettacolo che garantiscono il perpetuarsi nel tempo di usi e consuetudini locali, che sono parte rilevante e significativa della storia bovinese.

Con queste premesse e uno sguardo rivolto al futuro, Bovino, fiera di una preziosa eredità di civiltà, di laboriosità e di cultura, manifesta oggi il suo impegno a perseguire una coerente politica di sviluppo, per recuperare e valorizzare il retaggio di una storia che continua a vivere attraverso le sue “pietre” e i suoi monumenti, arricchendola con elementi di vitalità e modernità che siano in grado di documentare e trasmettere a tutti il suo alto valore storico e culturale e trarne rinnovato impulso per affrontare “la sfida di una società che spesso tenta di rendere marginali territori dalle gloriose tradizioni”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LUOGHI DI INTERESSE ARTISTICO – STORICO – NATURALISTICO

 

IL CENTRO STORICO. Tracce del passato di Bovino sono visibili nel borgo antico che si caratterizza per l’interessante struttura urbanistica. L’altura su cui sorge si compone di due colli continui: San Procopio e San Martino. Sul primo, un massiccio roccioso nudo, situato verso est, venne costruito il castello, sull’altro si elevò, nel Medio Evo, la “Torre Nova”. Quest’ultima collina presenta verso oriente pendii molto scoscesi e verso ponente una pendenza più dolce e più consona ad un insediamento umano. Fra le due sommità si estende un avvallamento: il centro della città antica. Comprende, oltre ai rioni di “San Martino” e “San Procopio”, quelli della “Portella”, di “Sant’Angelo” e “Sotto le Mura”. Vi si possono ammirare ampi tratti della pavimentazione in pietra di fiume, abitazioni in pietra con la tradizionale copertura ad embrici, volte a botte in mattoncini, palazzetti nobiliari con le loro romanelle, i cantonali, gli stemmi, le caratteristiche corti e un numero altissimo di portali in pietra, opera di maestri scalpellini locali. Le casette bianche, l’irripetibile movimento di stradine, le piazze, le scalinate ripide dei vicoli, gli archi, i poggi fioriti, la verde campagna circostante completano il quadro di un ambiente gentile e dignitoso. Così ne parla lo storico bovinese Gabriele Consiglio: “I vecchi rioni sono stati sempre il vanto di tutta un’architettura irripetibile per la sovrapposizione di stili, piani e livelli, per la ricca varietà di strutture, di forme e di misure tanto diverse le une dalle altre, ma tutte coordinate in una geometria essenziale, tutte riconducibili in un disegno armonico e in una vocazione unitaria”. Il centro storico ospita al suo interno la sede comunale, il castello ducale, la Cattedrale e altre chiese, la Biblioteca diocesana, il Museo diocesano e il Museo Civico.

 

CASTELLO DUCALE. Il castello ducale, il più importante monumento di Bovino, insieme con la Basilica Cattedrale, è indubbiamente la testimonianza di tutta un’epoca. Ricostruito da Drogone, conte di Puglia, che lo innalzò sulle rovine di una rocca romana, fu successivamente ampliato da Federico II di Svevia e, nel 1600, trasformato in palazzo dai duchi di Guevara. Della costruzione normanna, non resta che la massiccia torre cilindrica, che si innesta sullo spigolo dell’antico Cassero, posta “a cavaliere” su uno sperone tronco piramidale. Maestoso nella semplificazione dei suoi elementi e per la mole, dall’alto di una roccia domina le costruzioni di epoca posteriore. Ha un bel cortile interno sul quale s’innalza la Torre dell’orologio, eretta nel 1624, in forma quadrata, con cella campanaria ottagonale. Sulla destra, il Palazzo ducale, nella cui cappella si conserva anche un prezioso reliquiario d’argento che racchiude, in una piccola teca, il frammento di una Spina della corona di Gesù, insieme a reliquie di diversi santi, donate ai Guevara da eminenti cardinali e papi imparentati con la Casa ducale. Nei suoi ampi saloni, dalle volte a cassettoni, hanno trovato ospitalità Torquato Tasso, Giovan Battista Marino, Maria Teresa d’Austria, Papa Benedetto XIII.

Ad una quota inferiore, addossato alla facciata esterna del Palazzo, il giardino pensile che presenta una significativa varietà di piante e arbusti oltre a strutture architettoniche di un certo interesse, come le mura merlate e i notevoli tratti di opus di età romana. Disegnato nello stile tipico dei giardini all’italiana, è ornato da alcune statue femminili, busti e fontane.

 

BASILICA CATTEDRALE. Costruita probabilmente verso la fine dell’VIII o inizi del sec. IX, reimpiegando materiali di età romana provenienti da diversi edifici, è di forma basilicale paleocristiana. La facciata, di stile romanico, con elementi gotici sui portali, opera del Maestro Zano, è del 1231. Il prospetto, che mostra una lievissima e suggestiva asimmetria, ha una grande finestra a ruota, contornata da una cornice circolare, abbellita da fregi e da due colonnine tortili che poggiano sul dorso di leoncini, accosciati su mensole sporgenti a metà. Sulle due colonnine, sormontate da capitelli corinzi, si imposta l’archivolto intagliato a foglie di acanto. Il rosone è arricchito da una vetrata con dipinto a fuoco il Cristo Pantocratore riproducente il Cristo bizantino del Duomo di Monreale.

Nell’interno del Duomo, a tre navate (che prendono luce dal rosone del prospetto e da sei finestre con transenne), con l’ampia cupola ottagonale, il transetto e l’abside, si ammirano le colonne, con capitelli di stile diverso che si allineano, in perfetta armonia, lungo la navata centrale, alcuni frammenti scultorei ascrivibili ai secoli IX e X, due mensole decorative e il fonte battesimale, costituito da un antico capitello ionico rovesciato ed una vasca circolare, scavata nella pietra, che anticamente serviva come misura pubblica per le vendite di granaglie che avvenivano nel foro. Di particolare pregio è il coro ligneo, della prima metà del ‘600, sul quale spicca la pala d’altare raffigurante l’Assunta, a cui è dedicata la chiesa.

La struttura architettonica e artistica della Cattedrale è impreziosita dal Cappellone di San Marco, del 1197, innestato al corpo centrale della cattedrale, nell’angolo che il coro forma incontrando il braccio destro del transetto. Al Cappellone si accede anche da una porta laterale, sormontata da una splendida lunetta di stile bizantino, situata su di una strada a sinistra del tempio. E’ costituito da un’unica sala a pianta rettangolare, divisibile, per caratteri particolari, in due parti: la prima, in funzione di navata, la seconda, in funzione di presbiterio. Nel maestoso e suggestivo Cappellone si possono ammirare il grande altare di marmo, del XVIII secolo, fatto costruire dal vescovo Lucci, su cui campeggia l’artistica tela della “Visione di San Marco” e i monumenti sepolcrali di alcuni vescovi della diocesi bovinese. Lateralmente all’altare, le due nicchie in cui si conservano il busto argenteo di San Marco di Eca, Patrono della città, interessante e prezioso per la ricchezza del lavoro eseguito a sbalzo e a cesello e il busto ligneo di San Marco Africano.

La Cattedrale è stata dichiarata monumento nazionale, sin dal 1890, ed elevata a dignità di Basilica Minore con Bolla di Papa Paolo VI, dell’1 giugno 1970. Dal 1986 è Concattedrale dell’Arcidiocesi Foggia-Bovino.

 

CHIESA DI SAN PIETRO. E’ la chiesa più antica di Bovino: un monumento di singolare bellezza, per la suggestiva semplicità del suo stile romanico. Sorta sulle rovine di un antico tempio pagano, dedicato ad Ercole in epoca romana, fu edificata, nel 1099, dal Vescovo Gisone I. Nel corso dei secoli ha subito diverse trasformazioni che ne hanno modificato l’aspetto originario. Attualmente presenta un duplice stile: barocco nella navata e romanico-bizantino nel presbiterio. Il tempio è ad unica navata, con avanzi di colonne granitiche di epoca classica e capitelli scolpiti. Nella parete di fondo, si aprono tre absidi semicircolari, tipiche delle chiese basilicali. Ha due ingressi, dei quali, quello secondario, è arricchito da due colonnine di granito di epoca lontana. All’interno della chiesa, in cui si leggono chiaramente i prestigiosi documenti della vetustà e della primitiva bellezza, si può ammirare in particolare il fonte battesimale, rappresentato da una grande vasca emisferica in pietra che poggia su una base decorata di stile bizantino.

 

CHIESA DEL ROSARIO. Presenta una struttura architettonica di ampio respiro gotico. Il portale, rettangolare e a fronte orizzontale, è del 1754 e porta incassata, nel fregio, un’iscrizione del 1205 che accenna alla costruzione della prima chiesa, per opera del Vescovo Roberto, dedicata all’Arcangelo Michele. Le diverse modifiche apportate al tempio, in epoche diverse, ne hanno modificato notevolmente l’aspetto primitivo così da divenire, nel tempo, un insieme discordante di forme e di stili. Nel 1422 la Chiesa venne notevolmente ampliata e acquistò l’aspetto di un dignitoso edificio sacro dalle sobrie e suggestive linee gotiche e, nel 1465, fu concessa, insieme ai locali dell’annesso ospizio, ai Padri Domenicani, che trasformarono l’ospizio in un convento funzionale e accogliente (demolito, nel 1923, per far posto al Palazzo degli Uffici, oggi sede del Comune). Dagli inizi dell’800, la cura, l’ufficiatura e la salvaguardia della vetusta chiesa sono affidate alla Confraternita del SS. Rosario. Di un certo rilievo artistico, la chiesa conserva, al suo interno, un caratteristico organo del 1740, un’artistica Tela, del sec. XVI, rappresentante “San Pietro martire domenicano” e il dipinto, del 1631, di “San Domenico con Madonna e Sante”. Di bella fattura è la statua della Madonna del Rosario, in legno di cirmo, scolpita e dipinta interamente a mano.

 

CHIESA DELL’ANNUNZIATA. E’ ubicata all’inizio dello storico rione “Portella”. Ha il portale di luce rettangolare, con frontone orizzontale, in stile rinascimentale e un bel campanile di pietra di Trani, eseguito su disegno del Lamarra. E’ conformata a croce latina, ad una navata, con transetto e abside a forma poligonale.  La navata è ricoperta con volte a botte. Le decorazioni sono a stucco, con qualche affresco del Lamarra e medaglioni a bassorilievo, rappresentanti le festività della Vergine. Interessanti, al suo interno, il coro neoclassico, il dipinto del “Transito di San Giuseppe”, del sec. XVIII e la Tela d’altare, raffigurante L’Annunciazione, opera del pittore bovinese Michele Lombardi.

 

CHIESA DI SANTA MARIA DELLE GRAZIE. Viene chiamata comunemente la “Chiesa dei Morti”, perché in essa ha sede e vi ufficia la Confraternita della Buona Morte. Esempio di architettura neoclassica, ha un bel prospetto di travertino, della prima metà del 1800, a un solo ordine, con nicchie e paraste ioniche, preceduto da una scalinata a doppia rampa sotto la quale si apre una cripta. Della primitiva chiesa rimane solo il caratteristico campanile, con spigoli di pietra arrotondata a guisa di colonne murate e cella campanaria in mattoni. Vi si venera il corpo di San Celestino Martire, conservato in un’artistica urna, insieme ad un’ampolla col suo sangue. L’interno della Chiesa contiene decorazioni in stucco di buona fattura ed è arricchito da tele dipinte, del XVIII secolo, di un certo pregio artistico.

 

CHIESA DI SAN FRANCESCO E CONVENTO. Fondata nel 1427, sulle rovine di un antico tempio dedicato ad Augusto, ha il carattere di chiesa monastica minoritica. L’interno è ad unica navata e conserva le due belle sculture in legno di San Francesco, eseguita dal Buonfiglio nel 1792 e l’altra di Sant’Antonio da Padova, realizzata da Iacopo Colombo, nel 1700. Sulla volta del presbiterio si può notare anche un bel dipinto a olio, raffigurante “San Michele che atterra il demonio”. Sull’altare, la scultura lignea policroma dell’Immacolata Concezione, del sec. XVIII, attribuita allo scultore Nicola Fumo. Accanto alla chiesa, l’ex Convento dei Padri Conventuali, poi Asilo Infantile, affidato per lungo tempo alle cure delle Suore di Sant’Anna.

 

CHIESA DEL CARMINE. In passato faceva parte del complesso conventuale dei Padri Gesuiti, fondato, nel 1605, dal Vescovo Tolosa. Dismesso nel 1636 il Collegio dei Gesuiti, vi subentrarono i Carmelitani Scalzi che si presero cura della Chiesa, dedicandola alla Madonna del Carmine. Sulla sinistra della facciata, piuttosto semplice, può ammirarsi il bellissimo campanile neoclassico, a due piani, con paraste e colonne angolari di ordine tuscanico e coronamento a trabeazione dorica. L’interno della chiesa è ricco di decorazioni a stucco e conserva due artistiche tele, dedicate rispettivamente a Santa Teresa d’Avila (sec. XVIII) e a Santa Maria  Maddalena (sec. XVII). Bella e interessante è inoltre la tela raffigurante la “Madonna del Carmine” (sec. XVII).

 

CHIESA DI SANT’ANTONIO. La fondazione della Chiesa, felicemente incastonata nel verde della villa comunale, risale all’anno 1618 e fu fatta costruire dal duca Don Giovanni Guevara e dalla Duchessa Giulia Boncompagni, per un voto fatto a San Francesco d’Assisi. Al 1623 risale invece l’annesso Convento, costruito per ospitare i Padri Cappuccini, ai quali venne affidata la cura della Chiesa. In origine il Tempio era ad una sola navata, avendo, sulla destra, tre cappelle, ma nei tempi successivi ha subito importanti modifiche che ne hanno compromesso il primitivo impianto. Nell’interno della Chiesa, sull’altare maggiore seicentesco, s’innalza un artistico polittico di tele dipinte ad olio, del 1664, attribuite, in parte, a M. Regolia. Di notevole pregio artistico è il “Tabernacolo”, di ebano, con intagli e intarsi in avorio e cupola a padiglione, sormontata da una croce anche in avorio e sostenuta da colonnette corinzie, opera del Persico, del 1627. E’ custodito in una nicchia, con cancelletto, su cui è collocata la tela, del 1774, di “Santa Maria delle Grazie”. Nella navata destra, dedicata a Sant’Antonio da Padova, si può ammirare una bella statua del Santo, di scuola veneziana.

 

SANTUARIO DI SANTA MARIA DI VALLEVERDE. L’origine del Santuario è legata all’Apparizione della Vergine, avvenuta in sogno al legnaiolo Niccolò, nella primavera del 1266. La primitiva e semplice chiesetta, eretta a ricordo dell’avvenimento, ampliata e resa accogliente nel corso dei secoli, è stata abbattuta, nel 1987, per far posto al nuovo e moderno Santuario, inaugurato, il 25 maggio 1987, dal Santo Padre Giovanni Paolo II e consacrato da Mons. Salvatore De Giorgi, Arcivescovo Metropolita di Foggia-Bovino, il 7 giugno dello stesso anno. La nuova costruzione, ricca di marmi pregiati, di belle sculture e di vetrate a colori, è a pianta triangolare, con i vertici smussati, ed è composta dalla Chiesa, dalla Sacrestia e dalla Cripta, che conserva l’altare e la balaustra in marmo dell’antica chiesa, insieme ad altri cimeli in metallo e in pietra. Tra le opere d’arte che si possono ammirare all’interno del Santuario, spicca, per suggestione e preziosità artistica, la statua della “Madonna di Valleverde con il Figlio in braccio“, una pregevole scultura medievale di rara bellezza. La statua è stata restaurata dall’artista fiorentino Pellegrino Banella, nel 1965, il quale, oltre ad aver scolpito una nuova statua del Bambino, ha avuto il grande merito di aver riportato in luce la scultura originaria, del tardo Duecento, abbondantemente ricoperta, a partire dalla fine del ‘500, da ricche vesti seriche ricamate e dalla leziosa parrucca a biondi riccioli. Così la descrive Mons. Barone: “L’immagine della beata Vergine è su legno resistente, forse di cedro, di quercia o di pino. E’ un tavolo di grande spessezza con l’effige ad alto rilievo, di cui solo la testa presenta la sua integrità: il resto della persona è intagliato a metà. La statua è seduta su una sedia a braccioli, benché il modo in cui fu vestita e adornata presenti l’aspetto di una persona in piedi. La Madonna ha la mano destra in atto per benedire, e sulla sinistra sostiene il Bambino Gesù che ha similmente la destra atteggiata a benedizione, e sulla sinistra sostiene il piccolo globo. Verso di lui spirante gioia dal bel viso vivace e sorridente, guarda la Madre con tenerezza pensosa. L’atteggiamento, l’aspetto, lo sguardo benevolo, da cui si sprigiona un pudore verginale, imprimono un carattere nobilissimo a questa antichissima immagine, incommensurabile tesoro della nostra città”.

 

OPUS RETICULATUM. Altre significative testimonianze, riferibili ad un raggio più vasto dell’intera area urbana, sono fornite da ampi tratti di opus reticulatum esistenti lungo le mura della città, spesso in corrispondenza delle Porte o delle torri circolari. Di particolare emergenza sono gli opus che possono ammirarsi a lato dell’Arco maggiore (Foro alla Porta), in Via Rampa Mentana, alla Chiavicella, sotto il Palazzo ducale e in zona Portella, nei pressi del cosiddetto “Buco di San Marco”.

 

SITI ARCHEOLOGICI. Gli insediamenti ed i siti di interesse storico-archeologico individuati nell’antico territorio di Bovino/Vibinum sono numerosi: Casale, Mezzana, Radogna, Lamia, Catenazzo, Cervellino, Cologno, San Lorenzo, Lavella, Masseriole, ove è stata ritrovata una notevole quantità di materiale vario costituito da capitelli, lucerne, unguentari, frammenti di mosaici, ecc., a testimoniare l’importanza degli insediamenti umani avutisi nel corso dei tempi nel contesto territoriale bovinese. Alcuni di essi sono caratterizzati da forme intense di occupazione dall’età neolitica all’età medievale: si tratta di località poste lungo direttrici viarie particolarmente rilevanti, spesso situate in posizioni dominanti, strategiche ai fini dello sfruttamento agricolo e del controllo del territorio circostante, dotato di adeguate risorse idriche. Tra le strutture di un certo rilievo, un caso particolarmente significativo, in questo senso, è rappresentato dalla villa romana di Casalene (località ubicata all’interno dei confini amministrativi del Comune di Bovino, posta sulle pendici collinari prossime al torrente Biletra), le cui murature sono state riutilizzate da una masseria moderna. Una recente accurata campagna di scavo, ha provveduto alla realizzazione di alcuni interventi, per il restauro e recupero delle strutture antiche della villa romana, dei locali esistenti e la sistemazione dell’area di pertinenza, ai fini della valorizzazione del complesso, che costituisce indubbiamente un puntuale punto di riferimento naturale e architettonico del paesaggio rurale del territorio occidentale di Bovino.

 

MURA D’ARCO. Trattasi dei resti di un antico acquedotto romano (a due Km circa da Bovino), su un tracciato ad andamento planimetrico poligonale, con uno sviluppo complessivo di circa 800 metri, con struttura ad archi e paramenti realizzati con conci di pietra, disposti ad “opus reticulatum”. I ruderi, sopravvivendo per più di due millenni al tempo e alle vicende umane, costituiscono tutt’oggi una inconfutabile prova della avanzata civiltà della presenza romana.

 

ANTICA STAZIONE DI POSTA. Una “taberna”, localizzata al Ponte di Bovino sul percorso della strada consolare che collegava Napoli con la Puglia, costituiva un tempo il riferimento a valle del paese di Bovino ed era tappa obbligata per i viaggiatori che si recavano dalle Puglie nella Campania e viceversa. Ricostruzione di una “mansione” romana, da parte dei duchi Guevara, Signori di Bovino, è stata nel tempo utilizzata come Stazione di Posta, Caserma della Cavalleria Borbonica, sbarra di revisione doganale e Caserma dei Reali Carabinieri a cavallo. Di fronte, la monumentale fontana borbonica, fatta costruire da Carlo III e restaurata nel 1846, certamente uno degli ultimi esempi di fontana, realizzata sul percorso Napoli-Foggia, essendo andate, le altre, tutte distrutte. A pochi metri dalla fontana, il vecchio Ponte, costruito all’epoca del duca Giovanni Guevara (1602-1631) per superare il fiume Cervaro e collegare più agevolmente le contrade più interne e montagnose di Bovino alla strada regia che da Napoli portava alle Puglie.

 

VILLA COMUNALE. La realizzazione della villa comunale di Bovino va inquadrata nel contesto di quel felice e nobile senso di rinnovamento civile che, sviluppatosi tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900, doveva fare di Bovino “una cittadina progredita al passo con gli altri centri della provincia”. Ubicata al centro della cittadina, ideale anello di congiunzione tra gli antichi rioni e la nuova zona residenziale, la villa comunale, “tanto felicemente concepita, da farne un parco cittadino tra i più belli ed apprezzati della provincia”, per la bellezza del luogo, per la sua posizione, per la funzione di giardino pubblico a cui è destinata, è considerata tra i simboli per eccellenza del paese, oltre quelli legati alla storia e alla fede, il “salotto” cittadino, punto di incontro e di ritrovo dove passeggiare, parlare o semplicemente godersi la bella giornata. Un suggestivo e salutare ambiente tra alberi secolari, fontane che segnano lo spazio, siepi, aiuole, sinuosi vialetti, costeggiati da cespugli e steccati di legno, che si rincorrono e si intrecciano, nel loro disegno armonico, sì da costituire un vero e proprio “regno” dominato dal verde e dall’aria salubre. All’interno, un nuovo e attrezzato Parco Giochi per bambini.

Luogo accogliente e di ristoro è anche il Parco “Liliana Rossi”, inaugurato nel 2004, situato nello storico Rione “Portella”.

 

 

 

 

 

SCUOLE E ISTITUZIONI EDUCATIVE

 

♦ Asilo Nido;

♦ Asilo Infantile “San Francesco”;

♦ Istituto Comprensivo Statale (Scuola dell’Infanzia-Scuola Primaria e Secondaria di Primo Grado);

♦ I.P.S.I.A (Istituto Professionale di Stato per l’Industria e l’Artigianato) – Sede Coordinata dell’IPSIA “Pacinotti” di Foggia;

♦ I.I.S.S. “Lanza – Perugini” Foggia – Sede Associata di Bovino (indirizzo scientifico);

♦ UNITRE – Università delle Tre Età. Associazione di volontariato sociale e culturale, che ha come finalità la formazione, l’informazione, l’educazione e la prevenzione, la ricerca. Promuove e realizza corsi di lezioni, in prevalenza settimanali, raggruppati in collegi: artistico, espressivo, letterario, medico, psicologico, scientifico, umanistico. Sostiene inoltre iniziative varie di tipo ricreativo e sociale: concerti, spettacoli, mostre, presentazioni editoriali, ecc.

 

SERVIZI CULTURALI

 

Museo Civico “C.G. Nicastro”. La raccolta del Museo Civico di Bovino, ospitato nel Palazzo Pisani, propone uno spaccato di questo centro e del suo territorio offrendo una sintesi delle forme di occupazione di quest’area dei Monti Dauni. La raccolta di Carlo Gaetano Nicastro costituisce il nucleo centrale di base intorno al quale nel 1925 si formò il Museo Civico. Sin dalla sua istituzione, per i caratteri stessi della raccolta del Nicastro, il Museo si caratterizza principalmente come “museo archeologico”, nonostante confluiscano in esso manufatti di epoche recenti sì da proporsi piuttosto come “il museo della storia della città”. Si articola in diverse sezioni, divise per epoche: sezione preistorica – sezione preromana – sezione romana – sezione dall’alto medioevo all’Ottocento.

I reperti più preziosi sono rappresentati da alcune stele antropomorfe del V sec. a.C. Del periodo eneolitico, che fu di transizione tra l’età della pietra e quella del bronzo, sono due interessantissimi vasi ad impasto nero, mentre dell’epoca neolitica si raccolgono numerosi frammenti ceramici decorati con impressioni ed incisioni, frammenti in selce, asce vive e di uso, cuspidi di frecce e lance litiche, pendenti e lucerne. Appartengono all’età del ferro numerose ceramiche acrome con decorazioni tipiche della Daunia e diverse statuette fittili. Della stessa epoca si conservano, in bronzo, statuette, bracciali, anelli, cuspidi di lance e altro materiale. L’età romana è testimoniata da diversi documenti epigrafici, da un mosaico in bianco e nero, da un busto acefalo in marmo, da diversi frammenti marmorei di statue, capitelli, da basi di colonne, da una meridiana in pietra lavica, da armi in ferro, da lucerne, olle e unguentari. Nel Museo si conservano anche maioliche del XVIII secolo nonché statue e busti marmorei del secolo XIX.

Il Museo Civico di Bovino è entrato in rete con i Musei di Foggia e Torremaggiore (Progetto Musenet), beneficiando del finanziamento nell’ambito dell’Accordo di programma quadro, sottoscritto il 22.12.2003 ed integrato il 30.12.2004, in materia di beni e attività culturali per il territorio della Regione Puglia.

 

Museo Diocesano. Allestito nelle splendide sale del Palazzo Ducale, nasce nel 1999, su iniziativa di Mons. Giuseppe Casale, per “promuovere l’amore per l’arte e al tempo stesso impedire la dilapidazione del cospicuo patrimonio culturale dell’antica e illustre Diocesi di Bovino”. Chiuso nel 2006, per lavori di ristrutturazione e di adeguamento degli ambienti, il nuovo museo é stato inaugurato e riaperto al pubblico il 23 aprile 2008, da Mons. Francesco Pio Tamburrino, Arcivescovo di Foggia-Bovino. La raccolta museale è composta principalmente dal Tesoro della Cattedrale (nella quale era custodito prima della definitiva collocazione espositiva) ma anche da opere d’arte e suppellettile liturgica provenienti dalle altre chiese di Bovino: straordinarie e inimitabili espressioni di fede e di devozione, tra cui emergono, per la loro particolare bellezza, il braccio reliquiario di San Marco del XV secolo, l’Ostensorio realizzato da Pietro Vannini, del XV secolo, un calice del XVII secolo, un crocifisso in rame del XIV-XV secolo, una croce astile del secolo XVI, piviali e pianete del XVI secolo, una croce episcopale, oltre alla tela di San Sebastiano del sec. XVII, attribuita a Mattia Preti, la tela della Crocifissione di San Pietro, del sec. XVII e le artistiche statue di Sant’Andrea e dell’Arcangelo, del sec. XVII.

 

Museo della civiltà contadina. Rappresenta un altro importante tassello della storia culturale di Bovino. Inaugurato nel 2012, è ubicato nell’ex Convento dei Cappuccini, nella villa comunale, e comprende più di 500 elementi. E’ composto da diverse sezioni:

▪ una camera arredata che ricostruisce la tipica casa del contadino (cucina, stanza da letto, deposito, ecc.) tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900;

▪ sale che espongono oggetti di vita quotidiana: quadri devozionali, pentolame in rame, bracieri, oggettistica per la pulizia della persona, cesti, ecc.;

▪ due piccoli locali che mostrano oggetti legati alla vinificazione, con una piccola cantina;

▪ una sala dedicata ai lavori della terra: aratri in ferro a trazione animale, un aratro in legno del sec. XIX, bardature per gli animali da tiro, attrezzi per la raccolta del grano, ecc.;

 ▪ una sala che accoglie soprattutto gli attrezzi necessari per la lavorazione degli orti, per il taglio della legna e tagliole per piccoli animali da pelo.

 

Biblioteca Civica “O. Sgambati”. E’ ubicata all’interno della villa comunale, attigua alla chiesa di Sant’Antonio. Riorganizzata, ristrutturata e rifornita con nuovo materiale librario e digitale (fotocopiatrice, computer e televisore dotato di lettore DVD), comprende una sezione locale (raccoglie testi su Bovino e di autori bovinesi), una sezione di letteratura e storia, una sezione di narrativa, una sezione dedicata a libri per bambini. Per gli adulti, sono fruibili sette computer, di cui cinque dispongono di collegamento Internet, per consentire un servizio “aggiornato”, volto a favorire le potenzialità e la qualità nelle relazioni con l’utenza. A tal proposito, la Biblioteca Civica, nell’ambito di un’adeguata politica di settore, ha aderito al Progetto “ARACNE”, in collaborazione con la Biblioteca Provinciale “Magna Capitana” di Foggia, per il completo rinnovamento del patrimonio librario comunale. E’ inserita nel sistema B.O.R.A. (Biblioteche organizzate in rete automizzate) e nel Polo S.B.N. (Sistema Bibliotecario Nazionale) ed ha beneficiato del finanziamento nell’ambito dell’Accordo di programma quadro, sottoscritto il 22.12.2003 ed integrato il 30.12.2004, in materia di beni ed attività culturali per il territorio della Regione Puglia.

 

Biblioteca Diocesana. E’ stata inaugurata e aperta al pubblico il 18 ottobre 1997, su iniziativa dell’allora Arcivescovo Metropolita di Foggia-Bovino, Mons. Giuseppe Casale. E’ costituita dalla fusione dei testi provenienti da due biblioteche di antica e illustre origine: la Biblioteca Guevara, nata, nel Castello di Bovino, nel sec. XVII, per merito di Giovanni Guevara, quinto duca della città e la Biblioteca Vescovile, fondata, verso la metà del secolo XIX, da Mons. Francesco Farace, presso il locale Seminario, e successivamente ampliata dal Vescovo Alessandro Cantoli. Attualmente presenta una consistenza libraria di circa 10.000 volumi e dispone di un cospicuo numero di testi e riviste, tutti opportunamente catalogati e inventariati con schede descrittive di classificazione. Di particolare interesse storico, un incunabolo del 1481, 71 cinquecentine (cioè testi del ‘500), la “Historia della vita e morte di San Marco Confessore con catalogo dei Vescovi di Bovino”, di Domenico Pietropaoli, del 1631, il “Libro delle piante e dei territori di don Inigo Guevara, duca di Bovino“, del 1726, la ricca Enciclopedia illustrata, in 25 volumi “Descriptiones des arts et des mestiers “ (1761-1767), oltre ad opere, che vanno dal XVII al XIX secolo, di carattere letterario, filosofico, giuridico, teologico e morale.

Archivio Diocesano. Raccoglie una quantità rilevante di atti e documenti della Curia tra cui Platee, Sinodi, Sante Visite, Bolle, Editti e Decreti Vescovili che offrono una preziosa opportunità di conoscenza e di approfondimento su testimonianze, stratificate nel corso dei secoli, della memoria storica della Città e della Diocesi e forniscono uno spaccato significativo sulle condizioni delle chiese locali e della vita religiosa del tempo.

 

Archivio Capitolare. Gli elementi che storicamente identificano e caratterizzano l’Archivio Capitolare sono dati dalla specificità e dalla peculiarità del materiale conservato, che evidenzia un tesoro documentario di indubbio valore. Di particolare pregio, data la loro particolare connotazione, i Codici miniati manoscritti dei secoli XII, XIII, XIV e XV. Importantissimo il fondo pergamenaceo, costituito da 50 pergamene, ordinate in ordine cronologico, a partire dal sec. XII e fino al sec. XIX. Il patrimonio archivistico é costituito altresì da una serie di fascicoli riguardanti Atti del Capitolo, Cause e Processi, Inventari della Cattedrale, Capitoli Matrimoniali, Proprietà, Atti Notarili e Testamenti.

La Biblioteca Diocesana, l’Archivio Capitolare e l’Archivio Diocesano di Bovino, sono ospitati all’ultimo piano del Palazzo Vescovile (Piazza Duomo), in ampi e idonei locali completamente ristrutturati e funzionali.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SERVIZI SOCIALI

 

All’Ufficio Servizi Sociali del Comune prestano servizio n. 2 Assistenti sociali (part-time) che espletano tutte le attività e gli adempimenti a favore dei soggetti che si trovano in situazioni di difficoltà e di particolare disagio.

 

  1. A) Interventi:

 

♦ S.A.D. – Servizio Assistenza Domiciliare (ambito territoriale di Troia) che coinvolge circa 50 anziani l’anno;

♦ A.I.P. – Assistenza Indiretta Personalizzata;

♦ Sostegno ai disabili: attività di integrazione scolastica, così come previsto dalle normative nazionali e regionali in materia;

♦ Sussidi economici a favore di singoli o nuclei famigliari disagiati (il Comune, unitamente alla CHARITAS, interviene nella fornitura di alimenti e altre necessità);

♦ Pratiche per accedere ad agevolazioni varie;

♦ Contributi per “inquilini bisognosi” erogati in base al reddito famigliare;

♦ Fornitura gratuita (totale o parziale) di testi scolastici.

 

  1. B) Servizi:

 

♦ Asilo nido: un servizio educativo e sociale di interesse pubblico, aperto a tutti i bambini e le bambine di età compresa fra 3 e 36 mesi, che concorre, insieme alle famiglie, alla loro crescita e formazione nel rispetto dell’identità individuale, culturale e religiosa.

♦ Refezione scolastica per la Scuola dell’Infanzia e la Scuola Primaria: servizio offerto a circa 180 bambini.

♦ Scuolabus: servizio di trasporto per la Scuola dell’Infanzia (mattina e pomeriggio). Per la Scuola Primaria e Secondaria di Primo Grado, il servizio trasporto è assicurato per tutti gli alunni abitanti nelle zone rurali e nel comprensorio).

♦ Centri estivi. Il Comune di Bovino organizza annualmente:

1) Campo Scuola per circa 50 bambini.

2) Colonie: soggiorno diurno per 75 bambini + 8 accompagnatori presso il Centro Balneare di Margherita di Savoia (trasporto giornaliero con autobus Bovino-Margherita e ritorno).

3) Soggiorno estivo per anziani (50) presso località termali e balneari (la località cambia annualmente) nel mese di settembre.

 

STRUTTURE E ASSOCIAZIONI ASSISTENZIALI

 

♦ Fondazione Valleverde ONLUS – Residenza Socio-Sanitaria-Assistenziale “La Speranza – Giovanni Paolo II” (39 posti). Integrazione della retta, da parte del Comune, per persone bisognose che non hanno famigliari diretti per la cura e l’assistenza.

♦ Poliambulatorio comunale (Distretto ASL FG): lunedì-venerdì (servizio amministrativo – orario d’ufficio con due rientri pomeridiani) – C.U.P. (esenzione ticket, prenotazioni, fornitura protesi e ausili vari), servizio infermieristico con infermiere professionali – Laboratorio di analisi (esami ematici il lunedì e il mercoledì) – Servizi specialistici (distribuiti nel corso della settimana): Neurologia – Cardiologia – Ortopedia – Dermatologia – Oculistica – Odontoiatria – Geriatria – Urologia – Diabetologia – Telecardiologia – Igiene Pubblica.

♦ Consultorio Familiare, con la presenza di assistente sociale, infermiera professionale e servizi di ostetricia, ginecologia, pediatria, neuropsichiatria infantile.

♦ Servizio veterinario.

♦ Guardia Medica e Postazione 118.

♦ Confraternita di Misericordia.

♦ Sezione comunale dell’AVIS (Associazione Volontaria Italiana Sangue).

♦ Nel Comune sono inoltre operative n. 2 farmacie.

 

STRUTTURE E ASSOCIAZIONI SPORTIVE

 

La realizzazione e l’utilizzo degli impianti sportivi, di proprietà comunale, sono garanzia e testimonianza di una particolare attenzione verso i problemi dello Sport. Significativo, a riguardo, il ruolo delle Associazioni sportive locali che, oltre a garantire, per tutto l’anno, la pratica sportiva a tutte le fasce d’età, partecipano anche ai rispettivi campionati federali di categoria. Il Comune dispone dei seguenti impianti sportivi: Piscina  – Campo di Calcetto – Campo di calcio (in fase di ristrutturazione) – 2 Campi da Tennis – Palestra Polivalente (Pallavolo e Pallacanestro).

 

Tutela del Territorio e promozione culturale e turistica: Agenzie di Sviluppo – Associazioni – Cooperative.

 

Importante è inoltre l’attività operativa dell’Amministrazione Comunale, con i soggetti del Terzo Settore (Agenzie di sviluppo, Associazioni di promozione culturale, turistica, ambientale, sportiva, associazioni di volontariato) che si espleta particolarmente in occasioni programmabili o coincidenti con eventi e/o manifestazioni di interesse collettivo, socio-culturali, turistiche, religiose, che maggiormente richiedono una sinergia tra la vigilanza istituzionale e la presenza operativa del volontariato. A tal fine, con alcune Associazioni sono in essere, da tempo, rapporti, definiti e regolamentati da vigenti convenzioni per la gestione di progetti, attività e interventi di interesse pubblico.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

BIBLIOGRAFIA

 

 

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AUTORI VARI, “I Dauni- Irpini (la mia gente-la mia terra)”, Ed. Procaccini, Napoli, 1990;

 

AUTORI VARI, “Il Museo Civico di Bovino”, Guida culturale, Grafiche Commerciale, Foggia, 1987;

 

AUTORI VARI, “Benvenuti a Bovino”, Guida turistica, Foggia, 2013.

 

BARONE F. “LA Stella della Daunia. Memorie storiche del Santuario Mariano di Valleverde”, Tip. Luciani, Bovino, 1905;

 

CESCHI C., “La Cattedrale e San Marco di Bovino”, Arti Grafiche Pozzi, Alassio, 1937.

 

CONSIGLIO G., “Bovino l’Urbino del Sud?”, Ristampa, Centro Grafico, Foggia, 2010;

 

CORRENTE Marisa (a cura di), “La natura costruita. Identità naturale e storica della villa di Casalene”, ARA Edizioni, Monteriggioni, 2012;

 

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GIUSTINIANI L., “Dizionario geografico ragionato del Regno di Napoli,” tomo II, ristampa anastatica, Arnaldo Forni, Napoli, 1797 – 1816;

 

LORUSSO E., “La Torre a cavaliere di Bovino”, Grenzi Editore, Foggia, 1999;

 

MANUPPELLI A., “Bovino Leggenda Storia Turismo”, Editrice Arpaja, Foggia, 1979;

 

MAULUCCI V. – LOMBARDI P., “La Chiesa e il Convento di S. Antonio di Bovino”, Grafiche Grilli, Foggia, 1997;

 

MAULUCCI V. – LOMBARDI P., “S. Angelo di Bovino otto secoli di storia della città”, Centrografico Francescano, Foggia, 2000;

 

MAZZEI M. (a cura di), “Bovino studi per la storia della città antica. La collezione museale”, La Colomba Editrice, Taranto, 1994.

 

NICASTRO C. G., “Bovino storia di popolo vescovi duchi e briganti”, a cura di Gabriele Consiglio, Demaf, Foggia, 1984;

 

[1] L’ultimo vescovo residenziale della Diocesi, dopo quasi dieci secoli di sede episcopale autonoma, è stato Mons. Renato Luisi, trasferito alla sede di Nicastro (Cosenza) nel 1964. Successivamente, in linea con il decreto papale, del 26 ottobre 1965, in cui si stabiliva l’accorpamento delle Diocesi d’Italia, le tre Diocesi di Foggia, Bovino e Troia, pur conservando ciascuna la propria autonomia, per il governo pastorale vengono unite nella persona di un solo vescovo. Il 30 settembre 1986, con decreto della Sacra Congregazione dei Vescovi, l’Arcidiocesi di Foggia e la Diocesi di Bovino vengono definitivamente unificate, dando vita all’attuale Arcidiocesi Metropolitana di Foggia-Bovino.