Pio II – Piccolomini


Pio II – Piccolomini

PIO II, papa, al secolo Enea Silvio Piccolomini, nacque il 18 ottobre 1405 a Corsignano, in Val d’Orcia, da Silvio Piccolomini e da Vittoria Forteguerri.

Nel 1423 Enea Silvio si trasferì a Siena per studiare diritto lasciandolo poi per le lettere classiche. Nel 1431 venne notato per il suo talento dal cardinale Domenico Capranica che si trovava a Siena di passaggio verso Basilea dove intendeva unirsi al concilio riformatore. Assunto dal Capranica in qualità di segretario, Piccolomini giunse a Basilea nella primavera del 1432 e qui aderì al movimento conciliare con passione opponendosi ai dettami di papa Eugenio IV. Benché laico e non teologo, fece parte della deputazione per la fede della quale assunse occasionalmente anche la presidenza.

Quando, intorno al 1436-1437, la rottura fra il concilio di Basilea ed Eugenio IV divenne irreparabile e il concilio dichiarò deposto il papa di Roma e procedette all’elezione di un suo sostituto nella persona del duca di Savoia Amedeo VIII che venne eletto papa con il nome di Felice V, Piccolomini rivestì le funzioni di cerimoniere e, successivamente, segretario papale. In questa veste, scrisse nel 1440 il Libellus con cui difese l’operato del concilio di Basilea, che Eugenio IV aveva condannato come scismatico.

Lavorò poi alla Cancelleria imperiale attendendo soprattutto alla letteratura.

Nell’ottobre 1444 dichiarò che sua volontà era di servire Dio solo; ma la decisione di assumere gli ordini sacri, così preannunciata, venne rimandata fino ai primi del 1446, quando venne ordinato suddiacono. La consacrazione sacerdotale avvenne il 4 marzo 1447.

Per salvaguardare l’assetto unitario della cristianità europea, Enea Silvio si diede a procurare, nella sua nuova fisionomia di uomo di Chiesa, una convergenza di sforzi fra la Sede apostolica e l’Impero germanico.

Nella primavera del 1445, una missione diplomatica lo portò a Roma. Qui a nome di Federico III invitò Eugenio IV a partecipare a un nuovo concilio, indetto sotto l’egida imperiale. Come prevedibile, il pontefice respinse l’offerta; ma Enea Silvio approfittò della solenne udienza per fare ammenda degli errori passati, dichiarando la sua conversione alla causa della Chiesa romana.

Il 23 febbraio, Eugenio IV moriva. Per completare l’operazione di recupero del mondo tedesco, viene eletto Tommaso Parentucelli, che prese il nome di Niccolò V che stipulò con Federico III d’Asburgo il concordato di Vienna, al termine di uno sforzo a cui Enea Silvio diede un contributo di primo piano. Quale riconoscimento, arrivò per lui la promozione a vescovo di Trieste che tuttavia non andò a effetto per l’opposizione del capitolo della cattedrale. Niccolò V intese comunque promuoverlo al grado vescovile e il 23 settembre 1450 gli conferì la diocesi di Siena.

L’evento lo riportò, in una posizione di massimo prestigio, dentro l’orizzonte politico di quella patria lontana a cui egli non aveva mai smesso di pensare. Timorosi della richiesta di riammettere al governo la fazione nobiliare, che Enea Silvio avrebbe presto o tardi avanzato, i Senesi ne osteggiarono quanto poterono l’autorità vescovile.

Facendo tappa a Roma, Piccolomini riuscì a condurre in porto i negoziati per la futura incoronazione imperiale, vincendo le resistenze di Niccolò V, che al pari delle principali potenze padane (Milano, Venezia) era contrario a una discesa dell’Asburgo nella penisola.

Il 1° gennaio 1452 il re dei Romani giunse in Italia, accompagnato da un’esigua scorta, tra cui Enea Silvio. Durante il viaggio, questi ricevette la nomina a legato apostolico per l’Austria, la Boemia, la Moravia e la Slesia. L’incontro tra Federico d’Asburgo ed Eleonora del Portogallo – che, sotto l’attenta regia di Piccolomini, era stato fissato a Siena – avvenne il 24 febbraio, presso Porta Camollia, dove tuttora sorge una colonna commemorativa. Dopo le nozze la coppia si rimise in viaggio, per celebrare quella che fu l’ultima incoronazione di un imperatore a Roma che la storia ricordi.

Niccolò V si dimostrò accondiscendente verso le pretese dell’Asburgo, il quale ottenne che il papa lo incoronasse anche re d’Italia.

Enea Silvio decise di trasformarsi in dignitario della Curia romana e si trasferì stabilmente nell’Urbe nell’agosto 1455. Agli inizi del 1456, questi investì Enea Silvio della legazione pontificia a Napoli, premiata al suo ritorno con la promozione a cardinale.

Sulla base dei timori che il nuovo sovrano di Napoli, Ferrante, ebbe in comune con l’usurpatore del ducato di Milano, Francesco Sforza, fu agevole trovare, per i due principi italiani maggiormente esposti ai contraccolpi di un’eventuale ricomparsa della potenza francese in Italia, una convergenza sulla candidatura di Piccolomini.

Il conclave si aprì il 16 agosto e il 19 agosto venne annunciata l’elezione di Enea Silvio Piccolomini a sommo pontefice, con il nome di Pio II.

La linea portante del suo pontificato fu la prosecuzione dell’opera di restaurazione della monarchia pontificia e dell’unità religiosa dell’Occidente cristiano, intrapresa dai suoi immediati predecessori. Oltre alla lotta al conciliarismo e alle pretese autonomistiche delle «nationes» della cristianità, tale opzione implicò anche uno sforzo estremo, che arrivò al sacrificio di sé, per organizzare una riscossa dell’Europa cristiana che arrivasse a strappare agli Ottomani Costantinopoli nonché i territori, ancora a maggioranza cristiana, della penisola balcanica.

Il 22 gennaio 1459 il pontefice, accompagnato da sei cardinali, partì per il convegno, che, durante il suo viaggio, fu stabilito dovesse aver luogo a Mantova.

Lungo il viaggio, Pio II passò per Assisi e Perugia, onde verificare la sottomissione della regione umbra all’autorità della Sede apostolica. Il 19 febbraio si recò al borgo natio di Corsignano, che proprio in quest’occasione decise di ricostruire, di erigere a diocesi, conferendogli la dignità di città, e ribattezzandolo Pienza.

Frattanto l’avanzata di Maometto II nei Balcani riesce a compattare i principi cristiani. Pio II poté così celebrare l’inaugurazione del congresso mantovano il 26 settembre 1459. Dopo un suo lungo discorso, l’assemblea approvò all’unanimità la mozione di bandire la guerra contro gli infedeli.

Al suo rientro in Roma, Pio II prese immediati provvedimenti repressivi contro i banditi che si erano insediati nella capitale.

Pio II dovette sostenere molte sfide per difendere l’autorità della Chiesa romana nel campo spirituale. Le tendenze separatiste provenienti in particolar modo dalla Francia e Germania, non poterono infatti essere neutralizzate in modo soddisfacente.

Il regno di Francia e l’impero tedesco rimasero sempre impermeabili alle pressioni papali e autonomi nelle loro deicisioni.

Il suo impegno per indire una crociata, sempre frustrato dalla scarsa adesione dei vari stati gli fece trascurare anche la riforma della Curia romana. Si reca però ad Ancona dove dovrebbe trovare la flotta veneziana e l’esercito promessogli, ma non vi trova nulla e, stremato dagli stenti del viaggio e dal tormento del mancato arrivo delle galee Pio II viene ucciso dalla peste nella notte fra il 14 e il 15 agosto 1464 e due giorni dopo la salma verrà trasportata a Roma.

Lo stemma papale si blasona: “D’argento alla croce d’azzurro caricata di cinque crescenti di luna d’oro disposti 1,3,1”.

Riprende totalmente lo stemma di famiglia Piccolomini senza brisure segno evidente della volontà di riaffermare la potenza della famiglia.

Sull’origine dello stemma ci sono molte ipotesi controverse. Due le più discusse: la prima vuole che si tratti della volontà di crescita della famiglia rappresentata dai crescenti; l’altra, meno accreditata, fa riferimento alla volontà di Pio II di bandire una crociata. Però lo stemma risulta anteriore al papato di Pio II.

Note di Bruno Fracasso

Liberamente tratte da http://www.treccani.it/enciclopedia/papa-pio-ii_%28Dizionario-Biografico%29/ consultato il 28 settembre 2019

Stemma Ridisegnato


Disegnato da: Massimo Ghirardi

Stemma Ufficiale


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Profilo araldico


“D’argento alla croce d’azzurro caricata di cinque crescenti di luna d’oro disposti 1,3,1”

Colori dello scudo:
argento, azzurro
Oggetti dello stemma:
crescente di luna
Pezze onorevoli dello scudo:
croce
Attributi araldici:
caricato, posto 1-3-1

LEGENDA

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