Pasquale II – Raineri


Pasquale II – Raineri

Papa Pasquale II, nato Rainerio Raineri, nacque a Bleda tra il 1053 e il 1055.
Lo stemma di questo papa (al secolo Rainerio Raineri) è, in realtà, apocrifo; diversamente non potrebbe essere data l’epoca nella quale visse. Gli è stato attribuito, nelle epoche successive, uno stemma che si blasona: “di rosso a due scaglioni d’argento” che è lo stemma pure attribuito alla famiglia del pontefice (della quale non si sa nulla), i Rainieri di Bleda (corrispondente all’attuale omonima frazione Isola di Santa Sofia, nell’Appennino forlivese dove nacque anche Rainerio nel 1050) che oggi portano uno stemma differente (“d’argento a tre fasce di rosso”).
Altri blasonari riportano lo stemma: “partito: il primo di rosso a due scaglioni d’argento; il secondo d’azzurro al monogramma PSCHL munito di segno di abbreviazione d’oro”, così è rappresentato nella collezione dei “ritratti con stemma” di tutti i papi della Chiesa presso il castello di Oriolo Romano, fatta realizzare dai nobili Altieri nel corso del XVII secolo (in altri esemplari i colori dei campi sono invertiti), il secondo campo è il suo monogramma-firma nello stile tipico

Si ignora tutto della famiglia di Raniero. Divenuto monaco dapprima benedettino, poi nella congregazione cluniacense, visse nel Monastero di Fiumana, presso Forlì, per circa dieci anni.
Si ritiene che il suo arrivo a Roma sia dovuto alla nomina ad abate di San Lorenzo fuori le mura da parte di Papa Gregorio VII che lo creò cardinale presbitero del titolo di San Clemente dopo il 1076. Nel 1088 fu tra gli elettori di Papa Urbano II, che lo nominò legato pontificio nel Regno di Castiglia, dove rimase dal 1089 al 1090.
Tornato in Italia, dal 1091 in poi accompagnò Urbano II; ebbe così modo di partecipare al Concilio.
Il 13 agosto 1099 i cardinali, in presenza del basso clero e dei rappresentanti delle autorità cittadine, elessero all’unanimità Raniero di Bleda nella basilica di San Clemente. Il giorno dopo fu consacrato vescovo di Roma dal cardinale vescovo di Ostia, Oddone II di Châtillon. Prese il nome di Pasquale.

Il predecessore Urbano II era riuscito, nel penultimo anno del suo pontificato (1098), ad allontanare dal Lazio l’antipapa Clemente III, rifugiatosi a Ravenna. Con la morte di Urbano II, Clemente III rinnovò il proposito di tornare a Roma. Giunto ad Albano, fu però fermato dai Normanni, alleati del papa legittimo, e costretto a rifugiarsi a Civita Castellana. Qui, abbandonato dal suo alleato, Enrico IV, morì in solitudine l’8 settembre 1100. Pasquale II ne fece disseppellire le spoglie per disperderle nel Tevere.
Poco tempo dopo, però, la nobiltà romana elesse un nuovo antipapa nella persona di Teodorico, già consigliere di Clemente III. Il nuovo antipapa fu riconosciuto da Enrico IV ed entrò a Roma approfittando della momentanea assenza di Pasquale. Al ritorno del papa nell’Urbe, Teodorico fu arrestato e successivamente rinchiuso in un monastero a Cava dei Tirreni, dove morì nel 1102.
Il suo successore, Adalberto, venne catturato dai Normanni e in seguito esiliato nel monastero di San Lorenzo ad Aversa.
Nel 1105 l’aristocrazia romana, approfittando nuovamente di un’assenza di Pasquale dall’Urbe, lo depose dal soglio pontificio con l’accusa di simonia ed eresia ed elesse e intronizzò l’arciprete Maginulfo, che assunse il nome di Silvestro IV. Al ritorno del legittimo pontefice, Silvestro si rifugiò prima a Tivoli e poi ad Osimo. Nel 1111 fece atto di sottomissione al papa.

Nel 1099 Gerardo de Saxo fondò a Gerusalemme l’Ordine degli Ospitalieri di San Giovanni di Gerusalemme (poi detti Cavalieri di Malta). Il 15 febbraio 1113 Pasquale II riconobbe l’Ordine con la bolla papale Pie Postulatio Voluntatis.

Pasquale II raccolse l’eredità del suo predecessore Urbano II, autore nel 1095 di un appello per la riconquista dei Luoghi Santi. Il 15 luglio 1099 avvenne la Presa di Gerusalemme da parte dei Crociati. Quando la notizia giunse a Roma, Pasquale era salito al Soglio da pochi mesi. Fu quindi il primo pontefice a gestire l’onere della conquista. Nominò l’arcivescovo di Pisa Daiberto a nuovo Patriarca latino di Gerusalemme il quale prese possesso della nuova Sede alla fine del mese di dicembre.

Nell’anno 1100 il papa nominò il cardinale Maurizio, vescovo di Porto, legato per la Terra Santa affidandogli l’incarico di vigilare sulla ricostruzione e l’organizzazione della Chiesa d’Oriente.
L’anno seguente lanciò un appello per una nuova spedizione di milites Christi di supporto ai Crociati, affidandone il reclutamento alle Chiese locali. Risposero la Chiesa di Genova e la Chiesa di Milano, ma la spedizione fu un fallimento.
Nel 1102 nominò come successore di Maurizio, morto in quell’anno, Roberto da Parigi. La sua missione terminò entro il 1105. Nel 1107 inviò in Terrasanta Gibelino di Arles per risolvere una controversia sul Patriarcato di Gerusalemme.
Nel 1106 il Papa consacrò il Duomo di Parma. Il 7 gennaio 1107 consacrò il Duomo di Casale.

Primo papa dopo un quindicennio a risiedere stabilmente a Roma, Pasquale II restaurò diverse chiese dell’Urbe.

Infine riunì tutti i vescovi del Mezzogiorno, con cardinali, abati, religiosi e tutti i conti Normanni nel Concilio di Melfi nell’agosto 1101 dove tentò di ricomporre il conflitto con l’Impero bizantino, e mostrò un atteggiamento duttile nei confronti della dispensatio e nel modo di intendere il rapporto fra lo stesso Papa ed il concilio. Probabilmente fu in quest’occasione che il pontefice concesse al vescovo di Melfi il privilegio di dipendere direttamente dalla sede di Roma.

Nel 1100 salì al trono il nuovo re d’Inghilterra, Enrico I, il quale volle riservarsi il diritto delle investiture, che apparteneva all’arcivescovo di Canterbury, Anselmo d’Aosta. Sia Enrico I che Anselmo inviarono a Roma i propri rappresentanti, chiedendo a Pasquale il permesso di effettuare le nomine di vescovi e abati. Quando il pontefice oppose un rifiuto al re, Enrico I mandò in esilio Anselmo e confiscò i beni della Chiesa. Nel 1107 la frattura fu ricomposta. Con la mediazione di una legazione pontificia, nonché della regina Matilde, si raggiunse un accordo del 1º agosto 1107 in base al quale Anselmo manteneva per sé il diritto esclusivo di investire con l’anello e il pastorale, ma riconosceva la nomina reale per i benefici vacanti e i giuramenti di fedeltà dei dominii temporali.

Il 18 marzo 1112 in un sinodo in Laterano cui intervennero 125 vescovi, Pasquale II confermò le proibizioni dell’investitura laica all’imperatore di Germania e sancì la nullità del concordato di Sutri e del Privilegium de investituris. Tuttavia, per rispetto al giuramento del papa, all’imperatore Enrico V fu risparmiata la scomunica e un successivo sinodo tenutosi a Vienna del Delfinato dichiarò eretica l’investitura laica. La risposta di Enrico V non poté giungere in breve tempo poiché rimase impegnato in una guerra interna che durò diversi anni durante la quale fu anche sconfitto due volte prima di avere definitivamente ragione delle forze oppositrici  nella primavera del 1115. Durante questo periodo gli furono lanciati anatemi da vescovi e sinodi. Pasquale II evitò accuratamente di scomunicare l’imperatore, nonostante gli venisse chiesto da più parti.

Nel 1115 morì Matilde di Canossa. La difficile attribuzione dei diritti di successione, nonché il bisogno di riavviare il dialogo con l’impero determinarono la convocazione di un nuovo concilio. Negoziatore e mediatore fu Ponzio, l’abate di Cluny. Il 30 marzo 1116, quando mancavano solo due settimane alla conclusione del concilio una ribellione, fomentata forse dai Tuscolo, costrinse il pontefice ad interrompere i lavori ed a lasciare Roma. Si rifugiò nel Mezzogiorno, tra Montecassino, Capua e Benevento ed entrò in contatto con il nuovo conte normanno di Sicilia, Ruggero II, e con il re di Danimarca. Enrico V cercò di approfittare della situazione e nel 1117 scese di nuovo in Italia, ufficialmente per venire in soccorso del papa. Giunto nell’Urbe incontrò i Conti di Tuscolo, padroni della città. Enrico volle essere incoronato una seconda volta e pretese che la corona gli fosse posta sul capo proprio da Burdino: così avvenne il giorno di Pasqua in San Pietro il 25 marzo 1117. Pasquale II rispose scomunicando l’imperatore da Benevento. Enrico non ne tenne conto e in estate ritornò soddisfatto in Germania. In autunno un esercito normanno condusse il pontefice in Lazio. Il papa fissò la sua base ad Anagni. Pasquale II celebrò il Natale a Palestrina e nel gennaio 1118 tornò finalmente sul Soglio. Il suo primario obiettivo divenne attaccare e fare prigioniero il traditore Burdino, che si era rinchiuso con i suoi fedelissimi in San Pietro. Ma il 21 gennaio 1118 lo colse la morte.

Fu sepolto nella Basilica di San Giovanni in Laterano.

 

Note di Massimo Ghirardi e Bruno Fracasso

Stemma Ridisegnato


Stemma Ufficiale


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Profilo araldico


“Di rosso a due scaglioni d’argento”

Colori dello scudo:
argento, rosso
Pezze onorevoli dello scudo:
scaglione

LEGENDA

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