Gregorio XV – Ludovisi


Gregorio XV – Ludovisi

Alessandro Ludovisi nacque il 9 gennaio 1554 a Bologna, terzogenito del conte Pompeo e di Camilla Bianchini. La famiglia, di origine fiorentina, si era stabilita dal XII secolo a Bologna, dove era parte del patriziato senatoriale. 

Nell’autunno del 1567, entrò nel Collegio germanico di Roma diretto dai gesuiti e vi rimase due anni avvicinandosi allo studio dei classici presso il Collegio romano, dove, a partire dal 1569, studiò filosofia e teologia prima di cominciare, nel 1571, gli studi di giurisprudenza nella sua città natale. Qui conseguì il titolo di dottore utriusque iuris il 4 giugno 1575.

Tornato a Roma nello stesso anno, il Ludovisi ascese al primo gradino della carriera romana allorché il concittadino Gregorio XIII lo nominò giudice civile del tribunale capitolino, carica che ricoprì dal 20 sett. 1582 al 10 maggio 1585. Fu solo per motivi di salute che non poté recarsi in Polonia al seguito del legato pontificio Ippolito Aldobrandini nel maggio 1588.

La sua carriera di giudice proseguì con la nomina, il 13 agosto 1596, a luogotenente civile del tribunale del Vicariato, con giurisdizione sulla diocesi di Roma.

L’ascesa del Ludovisi nella Curia romana proseguì anche durante il pontificato di Paolo V: il 2 aprile 1612 divenne arcivescovo di Bologna, succedendo a Scipione Borghese Caffarelli. Fu un pastore attento e fedele allo spirito tridentino: convocò quattro sinodi diocesani e intraprese la visita pastorale.

Il 19 settembre 1616 il Ludovisi fu nominato cardinale, ma ricevette il cappello cardinalizio soltanto nel concistoro del 20 novembre 1618, e il 3 dicembre gli fu assegnato il titolo di S. Maria in Traspontina.

Il 28 genn. 1621 morì Paolo V; il Ludovisi partecipò al successivo conclave con la consapevolezza di poter essere candidato. La sua lineare carriera, e soprattutto la sua capacità di mediazione, gli consentirono di non subire veti al momento dell’elezione; poté cioè contare sul consenso della parte asburgica e di quella francese. Si trattava di sostegni maturati quando, su suo consiglio, Clemente VIII aveva nominato il cardinale Alberto d’Austria arcivescovo di Toledo e primate di Spagna e quando egli stesso si era adoperato per l’assoluzione del re di Francia Enrico IV. L’8 febbraio 1621 ebbe inizio il conclave e, il giorno successivo, il sessantasettenne Ludovisi fu eletto papa. In memoria del suo conterraneo e primo protettore Gregorio XIII, Ludovisi prese il nome di Gregorio XV.

Al momento della sua ascesa al pontificato l’Europa era attraversata dalla guerra dei Trent’anni. La vittoria della Montagna Bianca nei pressi di Praga, l’8 novembre 1620 la Lega cattolica, con le truppe dell’imperatore Ferdinando II e del duca di Baviera Massimiliano, aveva sconfitto Federico V del Palatinato, il “re d’inverno” di Boemia. La vittoria aveva rafforzato la volontà di Roma di garantire che la corona imperiale restasse in mani cattoliche, sostenendo la linea degli Asburgo d’Austria. La S. Sede preferì Massimiliano di Baviera per i meriti acquisiti nella lotta alla Riforma e per la superiorità della sua forza politica e militare.

Per realizzare il suo programma di cattolicizzazione dell’Impero si adoperò affinché la Lega e l’imperatore continuassero la guerra partecipando alle spese e aumentando i sussidi già concessi da Paolo V.

La Riforma protestante aveva portato lacerazioni profonde tra la Valtellina e i Grigioni. Mentre le popolazioni di quest’ultima regione divennero protestanti, i Valtellinesi rimasero infatti cattolici, sentendosi parte integrante dello spazio culturale e linguistico italiano. A partire dal 1618 si susseguirono ripetuti scontri fra i protestanti dei Grigioni e i Valtellinesi, culminati nel “Sacro macello” del 19 luglio 1620, in cui furono uccisi circa 400 protestanti. La crisi fu confessionale e politica, perché la questione della Valtellina rientrava nella sfera di interessi di Francia, Savoia, Venezia e Asburgo. Nell’agosto del 1620 le truppe spagnole e austriache occuparono la valle e i territori confinanti, creando un corridoio strategico fra Milano e i possedimenti sul Reno superiore e in Tirolo.

La politica valtellinese di Gregorio XV era dettata, oltre che dalla necessità di difendere la religione cattolica nella regione, soprattutto dal principio di salvaguardare la “pace e quiete d’Italia”. Dopo lunghi negoziati, Francia, Venezia e Savoia formarono una Lega offensiva ratificata con il trattato di Parigi del 7 febbraio 1623. 

Con il trattato di Madrid, le fortezze valtellinesi furono consegnate alle truppe papali. Alla morte del papa, un mese dopo, la crisi della Valtellina non era affatto risolta e al successore, Urbano VIII Barberini, fu lasciata una grave ipoteca politica e militare.

Altro tema della politica estera della S. Sede era il progetto matrimoniale tra il principe Carlo, figlio di Giacomo I d’Inghilterra, e l’infanta di Spagna Maria. 

Per rappresentare gli interessi della S. Sede presso le potenze cattoliche Gregorio XV nominò complessivamente tredici nunzi ordinari e otto straordinari.

  1. XV tenne quattro promozioni cardinalizie, la prima delle quali ebbe luogo il 19 aprile 1621, e creò undici porporati, tra i quali Richelieu.

Nel tentativo di impedire le ingerenze nei conclavi da parte delle potenze, spronato anche dai cardinali Federico Borromeo e Roberto Bellarmino, Gregorio XV decise di riformare il regolamento dell’elezione papale. Furono ammessi tre sistemi: “per scrutinium”, ovvero per scrutinio segreto mediante schede, con due scrutini al giorno e l’obbligo dei due terzi dei suffragi; “per compromissum”, ovvero per decisione di un gruppo di cardinali da definire dopo vari scrutini senza esito; “per quasi inspirationem”, ovvero per via di elezione spontanea per acclamazione, senza accordi prestabiliti. Furono inoltre vietati accordi sull’inclusione o esclusione di cardinali.

Il 6 gennaio 1622, il papa fondò la congregazione di Propaganda Fide, cui fu affidata la missione cattolica d’Oltremare e la restaurazione della fede nei paesi protestanti d’Europa.

Al nuovo istituto opponevano resistenza, da una parte, alcuni dicasteri curiali (segreteria di Stato, congregazione dei Vescovi e regolari, congregazione dell’Inquisizione e dell’Indice), dall’altra, la Spagna e il Portogallo, che rischiavano di vedere compromessi i loro diritti di patronato nei territori d’Oltremare.

Il carattere controriformatore del pontificato di G. XV trovò la sua espressione più visibile nella canonizzazione di cinque personaggi di spicco per la storia della Chiesa: Isidoro di Siviglia, Ignazio di Loyola, Francesco Saverio, Teresa d’Ávila e Filippo Neri furono dichiarati santi il giorno di S. Gregorio Magno nella basilica di S. Pietro.

Gracile di costituzione, il terzo attacco di gotta gli fu fatale e ne provocò la morte la sera dell’8 luglio 1623 nel palazzo del Quirinale.

In un primo momento fu sepolto nella basilica di S. Pietro, in seguito nella chiesa della Ss. Annunziata e poi inumato definitivamente in una cappella terminata nel 1717 nell’abside destra della chiesa di S. Ignazio.

 

Lo stemma di Gregorio XV è ripreso integralmente dalle armi di famiglia Ludovisi e si blasona: “Di rosso, a tre bande d’oro scorciate e ritirate nel capo”.

 

 

 

Note di Bruno Fracasso

Stemma Ridisegnato


Disegnato da: Massimo Ghirardi

Stemma Ufficiale


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Profilo araldico


“Di rosso, a tre bande d’oro scorciate e ritirate nel capo”.
Pezze onorevoli dello scudo:
banda, capo
Attributi araldici:
ritirato, scorciato

LEGENDA

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