Clemente V – de Got


Clemente V – de Got

Bertrand de Got è il terzo dei dodici figli di Ida de Blanqueforte e Béraud de Got, signore di Villandraut, Grayan, Livran e Uzeste, nacque a Villandraut intorno alla metà del secolo XIII. La famiglia paterna era di origine nobile.

 

Destinato come i fratelli alla carriera ecclesiastica, Bertrand fu dapprima educato nel priorato di Defés, nella diocesi di Agen, e studiò diritto canonico e civile nelle Università di Orléans e Bologna ottenendo il titolo di “magister”.

Ancora molto giovane fu titolare di un canonicato nella cattedrale di Bordeaux.

La particolare posizione geopolitica della Guascogna, terra del re d’Inghilterra, vassallo del re di Francia nella sua veste di duca di Aquitania, poneva Bertrand nella necessità di ricercare costantemente una soddisfacente posizione di equilibrio politico.

La prima attestazione di funzioni da lui assunte al servizio del re d’Inghilterra, Edoardo I, risale al 1285, quando sedette nel Parlamento in cui venivano trattate le questioni relative alla Guascogna.

 

Nel 1295 fu eletto vescovo di Comminges. A Parigi egli presenziò sovente ai lavori del Parlamento in veste di procuratore del siniscalco della Guascogna.

 

La sua carriera ecclesiastica fu profondamente influenzata da quella del fratello Béraud, il quale, nominato arcivescovo di Lione nel luglio 1289, lo chiamò a sé per affidargli l’importante incarico di vicario generale. Durante il periodo lionese continuò, però, a prestare servizio al re d’Inghilterra quale procuratore del siniscalco di Guascogna, in un intreccio di funzioni che ben caratterizza il suo carattere e temperamento politico.

 

La nomina del fratello a cardinale per opera di Celestino V gli aprì le porte della Corte pontificia. Nell’ottobre dello stesso anno Celestino V inviò in Inghilterra Bertrand, suo cappellano, per indurre il sovrano inglese a cessare le ostilità con la Francia. La sua missione durò formalmente fino alla fine di marzo, data in cui il successore di Celestino V, Bonifacio VIII, lo nominò (28 marzo 1295) vescovo di Comminges.

 

Ottenendo, il 23 dicembre 1299, il seggio arcivescovile di Bordeaux, Bertrand diventò il principale dignitario ecclesiastico del feudo continentale di Edoardo I. Come i suoi predecessori, egli contestò all’arcivescovo di Bourges il titolo di primate di Aquitania, incorrendo nella di lui scomunica il giorno in cui decise di arrogarsene il titolo e le prerogative.

Durante il pontificato di Bonifacio VIII, Bertrand riuscì a mantenere un’abilissima posizione di equilibrio tra Filippo il Bello e il papa.

Nel 1302, malgrado l’insistente proibizione di Filippo, si recò a Roma, per partecipare al concilio indetto da Bonifacio per condannare il re di Francia. Per attraversare le Alpi dovette superare non pochi tranelli tesi dai militi del re. A Roma strinse rapporti di amicizia con i bonifaciani e ottenne persino il titolo di cappellano del cardinale Francesco Caetani.

Queste relazioni avrebbero assunto un’insospettata importanza per la sua ascesa al trono pontificio.

 

Il conclave per l’elezione del successore di Benedetto XI, apertosi il 18 luglio 1304 a Perugia, durò undici mesi meno due giorni. Il partito di maggioranza, guidato da Matteo Rosso Orsini contava su otto voti. Un altro Orsini, Napoleone, era il personaggio più influente del partito di minoranza composto da sette cardinali, tra i quali quattro erano cardinali celestiniani.

In un primo periodo, i cardinali cercarono un candidato all’interno del Collegio senza giungere ad un accordo.

 

Il nome di Bertrand venne fatto nelle prime sedute del 1305 in seno al partito dei bonifaciani. Anche la minoranza non lasciò cadere il nome pensando che avrebbe potuto garantire una certa equidistanza tra le parti in conflitto.

 

L’elezione, avvenuta a Perugia il 5 giugno 1305, fu resa possibile dall’abilissima manovra diplomatica di Napoleone Orsini che fece cadere in un tranello tre cardinali bonifaciani. La notizia dell’elezione raggiunse Bertrand mentre stava compiendo, a Lusignan, la visita pastorale della sua arcidiocesi (19 giugno 1305).

Il decreto di elezione gli fu consegnato a Bordeaux il 24 luglio. Come sede della sua incoronazione scelse dapprima Vienne, città non soggetta al re di Francia ma all’Impero. Filippo riuscì però a imporgli Lione. Il neopontefice, che assunse il nome di Clemente V, mosse alla volta della città di Lione il 1° novembre. L’incoronazione avvenne il 14 novembre del 1305 alla presenza del re di Francia, di suo fratello Carlo di Valois, degli ambasciatori del re d’Inghilterra e di tutti i cardinali.

 

Il papa poté servirsi del prezioso triregno di Bonifacio VIII, ma mentre il corteo passava per le vie della città, il crollo di un muro investì e causò la morte di illustri personaggi e, nell’incidente venne momentaneamente smarrito l’enorme prezioso rubino che adornava la tiara. L’incidente fu interpretato dal popolo come un cattivo presagio.

Clemente V, in più di un’occasione, si dichiarerà pronto ad andare a Roma purché le circostanze glielo permettessero. In realtà, procrastinerà l’attuazione del viaggio, pur non rinunciandovi mai in maniera definitiva. Ma, preoccupato delle sue condizioni fisiche, considerava il clima di Roma troppo caldo ed insalubre.

 

Filippo il Bello manovrò abilmente per trattenere il nuovo papa in Francia. Da parte francese si fece persino diffondere la notizia che Clemente era contrario a una immediata partenza per l’Italia. In verità, il papa era totalmente preso dalle intense trattative con il re.

 

Clemente V prese alcune misure favorevoli al re: rinnovò l’assoluzione a Filippo; il 15 dicembre 1305 creò dieci cardinali, tutti francesi e guasconi tranne un inglese: quattro erano parenti del papa, uno il confessore di Filippo, un altro il suo ex cancelliere. L’influsso francese nel governo della Chiesa, annientato da Bonifacio VIII, era così pienamente ristabilito e destinato a crescere ancora perché creerà più tardi altri dieci cardinali francesi, ma mai un italiano; ordinò la reintegrazione totale nel Sacro Collegio dei cardinali Colonna e che venissero restituite alla famiglia Colonna tutte le sue proprietà, autorizzò il re a percepire per cinque anni la decima dei proventi ecclesiastici del Regno di Francia.

 

Poco dopo il suo arrivo a Bordeaux C. fu colto da un grave malore, che, guarito in luglio, riprese con ancora maggiore violenza in autunno, facendo temere per la vita del pontefice. Tra l’aprile e il maggio 1307 si riunì a Poitiers un vero e proprio congresso di principi: erano presenti il re di Francia, il conte di Fiandra, Carlo II di Napoli e gli ambasciatori del re d’Inghilterra. Per le trattative di pace tra Francia e Inghilterra non si giunse ad un accordo, ma il nuovo re d’Inghilterra, Edoardo II, accettando di sposare la figlia di Filippo, Isabella (il matrimonio sarà celebrato il 20 gennaio dell’anno successivo), creò indubbiamente una situazione più favorevole per le relazioni tra i due paesi.

Nella questione sul processo a Bonifacio VIII riuscì a mantenere una posizione equilibrata malgrado le pressioni di Filippo.

 

A Poitiers, nel 1307, Filippo chiese la soppressione dell’Ordine dei Templari. Clemente accettò, ma chiese al re di attendere una sua risposta fino alla metà di ottobre. Il 14 settembre Filippo fece adottare dal suo Consiglio la decisione di arrestare tutti i Templari del Regno, ma il papa si oppose.

 

Quindi, Clemente, operando una vera e propria svolta, inviò a Filippo una sorta di certificato di buona condotta e si spinse persino ad ordinare agli altri principi di procedere all’arresto dei Templari. All’inizio del mese di luglio 1308, la sorte dei Templari sembrò decisa: dopo nuove complesse trattative tra il re e il pontefice, venner0 restituiti a uomini di sua fiducia i pieni poteri dell’Inquisizione. La consegna dei Templari (27 giugno) al papa era stata soltanto fittizia. Tuttavia, settantadue Templari furono riuniti a Poitiers davanti al papa, interrogati e quindi assolti.

Clemente però accetto le accuse contro i vertici dei Templari, sotto pressione del re, e decise di portare al concilio generale la questione della soppressione dell’Ordine che la decise e questo permise a Filippo di incamerare i beni.

 

Aver messo a capo delle legazioni pontifici parenti che non si interessarono dei territori ma solo di ciò che riuscivano ad arraffare portò alla perdita di Ancora, Ferrara e Perugia.

Anche per quanto riguarda il Tesoro pontificio lo amministrò come fosse suo personale e alla sua morte lo distribuì ai suoi parenti.

 

L’unico successo completo in politica estera fu la coalizione per una crociata che si risolse nella conquista di Rodi da parte dei crociati dei Gerosolimitani e di dieci galere veneziane.

 

Per i francescani riconobbe la fondatezza delle critiche mosse dagli Spirituali. D’altro canto, però, non volle dar credito alle loto rigorose esigenze pauperistiche, ai quali confermò la loro appartenenza all’Ordine francescano.

 

A rigore di termini, Clemente V non dovrebbe essere considerato un papa “avignonese”, ma avrebeb voluto fissarla a Vienne, città che avrebbe dovuto accogliere il concilio. Scelse Avignone perché la città, appartenente alla casa angioina.

 

Clemente V è colui che porta la sede papale in Francia, ma non fu totalmente succube del re di Francia, grazie al suo spirito conciliante e alla sua innata prudenza, egli evitò la condanna formale di Bonifacio VIII e dell’Ordine dei Templari e assegnò i loro beni non a sovrani, ma all’Ordine di S. Giovanni di Gerusalemme; inoltre, la sostanza della dottrina della superiorità del papato rimase intatta e con la canonizzazione di Pietro del Morrone (e non Celestino V) nel 1311, riconobbe la validità della sua rinuncia al papato.

Forse affetto da un cancro allo stomaco, la morte lo colse a Roquemaure nel Gard il 20 aprile 1314.

 

Lo stemma papale è “Di oro, alle tre fasce di rosso”. Riprende i colori della Guascogna. Non riporta, tuttavia, il famoso azzurro Guascogna presente sulla bandiera guascone.

 

 

 

Note di Bruno Fracasso

 

 

Liberamente tratte dall’Enciclopedia Treccani

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Disegnato da: Massimo Ghirardi

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“Di oro, alle tre fasce di rosso”.

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