Cardinal Bessarione – Basilio


Cardinal Bessarione – Basilio

Bessarione, forse, in realtà, Basilio, è nato a Trebisonda probabilmente nel 1403. Era di modesta condizione, fu affidato alle cure del metropolita Dositeo, dal quale fu condotto a Costantinopoli, ove compì i primi studi tra il 1415 e il 1422, avendo per maestro Giorgio Crisococce e per condiscepolo Francesco Filelfo. Il 30 gennaio 1423 si fece monaco mutando il nome battesimale di Giovanni in quello di Bessarione (Βησαρίων): fu ordinato diacono nel 1426 e sacerdote nel 1431. Dopo breve dimora presso l’arcivescovo di Selimbria andò a Mistra per studiare filosofia e matematica nella scuola di Gemisto Pletone, che gli comunicò l’ammirazione per Platone e l’amore della bella forma.

Si rivelò abile diplomatico nell’appianare i dissensi fra l’imperatore Giovanni VIII Paleologo e il fratello, il despota Demetrio, e nelle trattative con Trebisonda per la difesa contro il comune pericolo turco. Nel 1436 fu nominato igumeno (abate) d’un monastero di Costantinopoli e nel 1437 arcivescovo di Nicea (da cui la denominazione di Niceno), allorché fu designato dall’imperatore, insieme con Marco Eugenico eletto arcivescovo di Efeso, ad oratore ufficiale dei teologi greci al concilio indetto a Ferrara per l’unione delle chiese latina e ortodossa. A Ferrara e a Firenze, dove si trasferì il concilio, fece profonda impressione per la sua dirittura morale, per la vasta dottrina teologica e la temperata eloquenza. Si deve in gran parte a lui, nemico di ogni estremismo ed esclusivismo nella vita e nella scienza, se si giunse a sottoscrivere il decreto d’unione (6 luglio 1439), col solo rifiuto di Marco d’Efeso.

Ritornato con la delegazione greca in Oriente, continuava ad occuparsi dell’unione con l’opera e con lo studio, benché la corrente antiunionista diretta da Marco d’Efeso e dallo Scolario cominciasse a prevalere designandolo all’odio del popolo come transfuga quando, nel concistoro del 18 dicembre 1439, fu promosso cardinale da Eugenio IV.

 

Stabilitosi a Roma, intensificò lo studio del latino e riprese l’esame di questioni già dibattute nel concilio come sulla processione dello Spirito Santo e sulla formula della consacrazione. Nella curia romana il Bessarione divenne uno dei cardinali più attivi ed influenti. Nicolò V lo mandò legato a latere a Bologna per ristabilirvi la pace dopo tumulti rivoluzionari del 1450. Lì riuscì a cattivarsi la fiducia della popolazione e a ridarle la quiete. Risollevò le sorti dell’università, restaurandone gli edifici, rivedendo gli statuti, chiamando famosi professori, ottenendo dal papa la conferma dei privilegi.

Nel conclave dal 4 all’8 aprile 1455, ove fu eletto Callisto III, il Bessarione per poco non fu proclamato papa. La sua casa ridivenne il ritrovo dei più illustri umanisti di Grecia e d’Italia, vi si discuteva di letteratura e specialmente di filosofia platonica, tanto che si può parlare di “Accademia del Bessarione”.

Fu lui che fece accendere l’entusiasmo per Platone tra i più celebri pensatori del Rinascimento.

Come protettore dei monasteri basiliani in Italia, il Bessarione lavorò infaticabilmente per il loro miglioramento spirituale e materiale, riformandone la regola, restaurando gli edifici, accrescendone le rendite, promuovendo gli studi, fondando scuole.

Raccolse una ricca biblioteca, che superava per il numero dei codici greci tutte le biblioteche d’allora. Nel 1468 col consenso di Paolo II la donò alla repubblica di Venezia costituendovi il nucleo primitivo e più importante della biblioteca di S. Marco.

Dopo la caduta di Costantinopoli (29 maggio 1453), il Bessarione fu dominato sino alla sua morte dal pensiero della riconquista della capitale e del ristabilimento dell’impero bizantino mediante una crociata. La sua calda parola trovò viva eco presso i papi, ma non ebbe risonanza nel mondo dei potenti. Alla morte di Pio II (15 agosto 1464) Bessarione, malgrado l’età avanzata e gli acciacchi, si recò alla corte di Lodovico XI, d’incarico di Sisto IV, per trattare, tra l’altro, della crociata contro i Turchi; ma anche questa volta gli toccò la più amara delusione. Ritornato in Italia, triste, scosso fisicamente e moralmente, morì consunto dalla febbre a Ravenna il 18 novembre 1472.

Il suo corpo, trasportato a Roma, fu deposto nel monumento da lui stesso preparatosi nella basilica dei Ss. Apostoli. Una lapide nella nicchia porta l’iscrizione: Magni Bessarionis cineres. Al Bessarione spetta un posto nella storia della Chiesa come disinteressato fautore dell’unione della cristianità e scopritore e trasmettitore del patrimonio spirituale dell’antichità.

 

Il suo stemma, conservato presso l’Università di Bologna nella “Sala Urbana”, si blasona: “D’azzurro al braccio destro vestito di rosso movente dal fianco destro ed al braccio sinistro vestito d’argento movente dal fianco sinistro dello scudo e tutti e due impugnanti con le mani di carnagione la croce trilobata d’oro posta in palo”.

Lo scudo è cimato da una croce trilobata d’oro e sormontato da un cappello cardinalizio con cordoni e fiocchi laterali.

Il cartiglio sottostante dice: CARDIN· BERSARION / GRAECVS LEGATVS / 1450· (Cardinale Bessarione, greco. Legato 1450).

Lo stemma è un’evidente allegoria della volontà di unione della chiesa di oriente e di occidente costantemente condotta dal Cardinal Bessarione.

Nei codici della Biblioteca Malatestiana di Rimini lo stemma viene rappresentato con le mani impugnanti una croce trilobata in alto e una croce latina in basso, entrambe di rosso.

 

 

Note di Bruno Fracasso

 

Liberamente tratte dall’Enciclopedia Treccani

Stemma Ridisegnato


Disegnato da: Massimo Ghirardi

Stemma Ufficiale


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Profilo araldico


“D’azzurro a due braccia, moventi dai fianchi dello scudo in scaglione rivoltato, quello di destra vestito d’oro [alias: d’argento], quello di sinistra vestito di rosso, tenenti una croce trifogliata, accompagnata da una nuvola d’argento movente dal capo dalla quale fuoriescono dei raggi d’oro”.

Colori dello scudo:
azzurro
Oggetti dello stemma:
braccio, croce trilobata, mano
Attributi araldici:
destro, impugnante, movente dal fianco, posto in palo, sinistro, vestito

LEGENDA

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