Adriano IV – Breakspeare


Adriano IV – Breakspeare

Nicholas Breakspear nasce a Bedmond, un villaggio nei pressi di Abbots Langley, in Inghilterra orientale, tra Londra e Oxford, nel 1100 circa. Si pensa sia il figlio di un chierico povero, rivestito solo degli ordini minori, se non addirittura di un prete. Altri sostengono che il padre fosse entrato come monaco nell’abbazia di St. Albany, abbandonando la famiglia.

Nicholas emigrò in Francia, a Parigi, dove studiò. Entrò quindi in una comunità di canonici regolari presso Avignone della quale, verso il 1135 fu eletto abate, ma ebbe ben presto contrasti seri con i canonici e dovette due volte recarsi a Roma e papa Eugenio III non lo lasciò più ripartire e gli conferì con il vescovato di Albano la dignità cardinalizia nel 1150 circa.

Nel 1152 egli ricevette l’incarico di una legazione in Norvegia ed in Svezia dove ottenne un notevole successo tanto che se ne conservò la memoria nella tradizione dei paesi scandinavi.

Il 4 dicembre 1154, dopo la morte di Anastasio IV, Nicola fu eletto papa e prese il nome di Adriano. Era la prima volta che un inglese saliva al soglio pontificio e nessun altro di quella nazione avrebbe mai più avuto lo stesso destino.

La situazione non si presentava certo facile: Barbarossa era sceso in Italia per la spedizione che avrebbe dovuto portarlo a Roma per ricevere l’incoronazione imperiale e quindi procedere contro il Regno normanno dove sedeva Guglielmo I; la predicazione di Arnaldo da Brescia dall’altra, creavano difficoltà gravissime al papa anche nella stessa Roma.

Fin dal dicembre del 1155 il papa aveva cercato di trovare un accordo col Barbarossa con una lettera nella quale si auspicava la pace tra il regnum e il sacerdotium. Peraltro un accordo prevedeva un’azione comune dei due sovrani contro il Regno normanno. Inoltre,  la situazione cittadina romana era tanto grave da obbligarlo, proprio la domenica delle Palme del 1155, a lanciare l’interdetto contro la città, in seguito al ferimento di un cardinale, interdetto che fu tolto solo dopo che Arnaldo da Brescia venne bandito da Roma e furono sconfessate le istituzioni.

L’avvicinarsi di Federico a Roma rappresentò per il papa una difficoltà ancor maggiore dei torbidi interni e dell’attacco al Patrimonio ad opera di Guglielmo I. Il gruppo stesso dei cardinali era diviso tra coloro che avrebbero voluto l’accordo col Barbarossa contro Guglielmo e coloro che preferivano, secondo l’antica tradizione del papato riformatore e di Gregorio VII, la conciliazione con la Sicilia e l’opposizione alle eccessive pretese di Federico. Finalmente avvenne un incontro tra il Barbarossa e il pontefice l’11 giugno 1155, dopo che il primo si era deciso a prestare al pontefice il tradizionale omaggio della staffa.

Vittima dell’accordo fu Arnaldo da Brescia, che fu consegnato al prefetto della città, ma l’esecuzione del predicatore non aveva portato la calma tra i Romani. Il Barbarossa fu incoronato il 18 giugno a San Pietro secondo il cerimoniale tradizionale stabilito nell’ordo Romanus. Ma era appena terminata la cerimonia che i Romani, insorti tra Trastevere e Castel Sant’Angelo, attaccarono le forze imperiali.

Federico dovette lasciare l’Italia senza aver concluso il suo programma di lotta contro la Sicilia. Si venne così a creare una coalizione tra il papa e i ribelli normanni. Matutto finì con una sconfitta che portò discredito al papa anche se il concordato di Benevento nella forma riconosceva l’alta sovranità pontificia sopra il Regno normanno.

La polemica tra papa e Federico esplose in un episodio famoso, nell’ottobre del 1157, alla dieta di Besançon. Federico, dopo il divorzio dalla prima moglie, aveva sposato, con un matrimonio non troppo accetto alla coscienza cristiana, Beatrice di Borgogna. Una legazione papale venne a presentare una fiera protesta per l’arresto da parte di alcuni feudatari di un legato pontificio. Il documento ricordava che, con la coronazione imperiale, che se l’imperatore avesse compito il suo dovere a sua volta, avrebbe potuto ottenere ancora “maiora beneficia” che venne interpretato con la riduzione dell’impero ad un feudo papale concesso all’imperatore.

Adriano IV cercò l’appoggio dei vescovi dell’impero, ma costoro, anche quelli che personalmente erano favorevoli alle idee gregoriane in materia ecclesiastica, rimasero uniti all’imperatore. Si accusava il papa di aver rotto gli accordi e gli si rimproverava di aver allacciato rapporti con coloro che erano ostili all’imperatore. Il papa tentò una conciliazione, all’inizio del 1158, inviando una lettera in cui si spiegava il vocabolo “beneficium” nel senso tradizionale e non in quello feudale. Ma la polemica era appena iniziata.

Nell’estate l’imperatore scese in Italia, cinse d’assedio Milano e l’8 settembre ne ottenne la resa. Nel novembre del ’58, sui piani di Roncaglia vennero emanate quelle costituzioni, che, con la restituzione all’imperatore delle regalie, riaffermavano, in una restaurazione degli antichi ordinamenti feudali, confermata dai principi del diritto romano sull’autorità imperiale, il potere del sovrano sul regno. Molti aspetti di queste costituzioni erano suscettibili di toccare la sfera dei rapporti con la Chiesa, così come il giuramento di fedeltà e l’omaggio richiesto ai vescovi e il diritto dell’imperatore di alloggiare nei palazzi episcopali. Il pontefice da un lato tentò ancora vie di conciliazione, dall’altro cercò di collegarsi con le città lombarde, soprattutto con Milano, che non si era piegata a ricevere il podestà imperiale. La situazione si fece sempre più tesa.

Secondo alcune fonti, nell’agosto del 1159, ci sarebbe stato un impegno giurato tra le città lombarde, Milano, Piacenza, Brescia e il papa, che avrebbe dovuto addirittura scomunicare il Barbarossa. Nella coalizione sarebbero entrati il re di Sicilia e anche l’imperatore d’Oriente. Prendeva così aspetto di attualità un documento non autentico, ma comunque ricco di significato, che veniva datato al 19 marzo 1158: di fronte all’atteggiamento del Barbarossa il papa avrebbe rivendicato l’autorità di conferire l’impero e minacciato una nuova translatio a favore del βασιλεύς. Il 1° settembre 1159, Adriano IV si spegneva in Anagni. Venne, quindi, sepolto nelle grotte vaticane.

Successivamente alla sua morte venne accusato di essere posseduto da grande avarizia accompagnata da una smodata sete di potere, vizi che sarebbero scomparsi con l’ascesa al soglio pontificio. Questa fama tuttavia dà luogo a due curiose interpretazioni letterarie: Dante Alighieri pare aver confuso, forse per l’identità del nome scelto dai due papi, Adriano V con Adriano IV, collocando papa Ottobono Fieschi in Purgatorio, nel girone degli avari e prodighi. Nel medesimo equivoco cadde Francesco Petrarca nel suo Rerum Memorandum Liber, ma successivamente rettificò il suo errore in una delle sue epistole raccolte nel “Familiarium rerum libri”.

 

Lo stemma di Adriano IV viene ritenuto dai più apocrifo. Tuttavia gli viene attribuito persino su di una moneta emessa dalla Santa Sede nel XVIII secolo.

Si tratta di uno stemma parlante poiché riporta una lancia da torneo spezzata. In effetti, il cognome di Adriano IV, Breakspeare, tradotto letteralmente in italiano sarebbe “spezza lancia”.

Lo stemma si può blasonare: “Di rosso alla lancia spezzata d’oro”.

 

Nota di Bruno Fracasso

Stemma Ridisegnato


Disegnato da: Massimo Ghirardi

Stemma Ufficiale


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“Di rosso alla lancia spezzata d’oro”.

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