Palio

pezza di panno pregiato messo come posta nelle competizioni. Da non confondere con Pallio anche se ha con questo la stessa etimologia.

Palizzata

fascia doppio-merlata di tre pezzi scorciata.

Palla

figura tonda ombreggiata in modo da farne percepire il rilievo. Nome popolare delle figure dello stemma dei Medici (vedi). Se non è ombreggiata è una torta o tortello. Tre palle d’oro sono il simbolo tradizionale di San Nicola di Myra (detto anche di Bari, città nella quale furono traslate le reliquie nel 1087), riferimento alla leggenda secondo la quale, nottetempo, il vescovo le gettò in casa di tre fanciulle poverissime per risparmiarle dalla prostituzione alla quale il padre le aveva destinate. Cfr. Bisante, Torta, Tortello.

Pallavicino (o Pallavicini, arma)

“Cinque punti di rosso equipollenti a quattro d’argento, col capo dell’Impero”. Secondo la tradizione popolare il cognome deriverebbe dal conte Alberto di Busseto, detto “Pela Vicino” per la sua politica di aggressione verso i confinanti. Nel corso del XI o XII secolo si è modificato con l’intento di modificare l’originario significato ingiurioso. La famiglia deriva dagli “Obertenghi” ossia dalla discendenza di Oberto conte palatino del X secolo, della quale discendono anche gli Estensi, i Malaspina e i marchesi di Massa-Corsica.

Pallio. dal latino “pallium”

tela rettangolare generalmente bianca che si portava avvolta introno al corpo sopra alla tunica. Da sempre indica la dignità pontificia ed episcopale ed è usato nella cerimonia dell’ “insediamento” del papa come vescovo di Roma, Metropolita della Provincia (Ecclesiastica) Romana, Supremo Pastore della Chiesa Cattolica e Capo dello Stato della Città del Vaticano. Secondo alcuni in antico era una vera e propria pelle d’agnello poggiata sulla spalla, secondo altri deriva dalla toga senatoria; in seguito venne sostituita da una lunga striscia di lana bianca tessuta con il vello di agnelli allevati tutt’oggi per questo scopo e benedetti dal papa in occasione della memoria di Sant’Agnese. La striscia è caricata con sei croci (nere o rosse) , sulla croce posta sul petto e su quella della spalla sinistra sono altresì inserite spille preziose d’oro (che richiamerebbero le piaghe di Cristo) affinché rimanga ben disteso si aggiunge ad ciascuno estremità una piastrina di piombo, ricoperta di lana nera. È anche segno di dignità degli arcivescovi metropoliti indica quindi la collegialità del ministero e della giurisdizione del papa con gli arcivescovi e, per mezzo di loro, con i vescovi suffraganei. Prima di essere indossati i pallii devono restare per un certo periodo nella Basilica di San Pietro, presso la tomba dell’apostolo. Gli arcivescovi entrano in carica formalmente dal momento in cui lo ricevono dalle mani del papa durante un’apposita cerimonia nella Basilica Vaticana nella solennità dei Santi Pietro e Paolo; in passato i metropoliti delle Diocesi più lontane intraprendevano lunghi viaggi per averlo. Solo il papa può indossarlo ovunque, mentre un arcivescovo lo può portare solo all’interno dei confini della sua Provincia Ecclesiastica. La forma del pallio è mutata nel corso del tempo fino a ridursi ad una specie di collare con due appendici (anteriore e posteriore), papa Benedetto XVI ne ha adottato uno che riprende quello ritrovato nel sepolcro di San Martino vescovo di Tours, di lana grezza lungo 260 centimetri, larga 8, decorato con piccole croci patenti rosse, risalente all’XI secolo è considerato l’esemplare più antico giunto fino a noi. Da non confondere con Palio.

Palma (rami di)

1) frasche dell’albero del dattero simbolici di martirio e regalità. Due rami di palma decussati sotto la punta dello scudo indicano che il possessore (che può essere anche un città) hanno dimostrato particolare valore in una battaglia o durante un assedio. 2) attributo degli stemmi femminili delle vedove in Italia, in sostituzione del Laccio d’Amore. 3) attributo del Patriarca di Lisbona che, in antico, aveva il privilegio di timbrare le proprie armi con la tiara pontificia, ma non dell’uso delle chiavi di S. Pietro, per cui usava due rami di palma accollati o sottoposti allo scudo. 4) segno di devozione nei confronti di un qualche Santo martire.

Palo

pezza onorevole di primo ordine che occupa, centralmente e verticalmente, la terza parte dello scudo (2 moduli). Se ridotto della metà è una verghetta. Se non arriva a toccare il margine superiore si chiana palo ritirato, se non arriva al margine inferiore si chiama palo scorciato; se ha una estremità appuntita sarà appuntato (in capo o in punta a seconda dei casi). Se il palo si allarga al centro è discodato, mentre si chiama palo patente il palo che si allarga verso le estremità. Può essere bordato ai lati con un altro colore. Due filetti in palo ravvicinati ad occupare lo spazio normale di un palo si dice palo gemello, se sono tre si dice terza in palo.

Palù (Da) anche Dalla Palude

noti anche come Arduini o Arduinici, perché discendenti di Arduino della Palude feudatario dei Canossa e signore del castello “della Palude” presso Fabbrico (RE). Arma antica “d’argento a due aghi da rete di rosso, posti in decusse (capo d’oro all’aquila di nero coronata del campo)”.

Pampino

foglia di vite. Si dice pampinoso il ramo o il grappolo di vite se munito di foglie.

Pane

convenzionalmente una Torta di smalto rosso simboleggia una pagnotta ed è simbolica del giusto compenso ottenuto col lavoro leale ed onesto.

Panoplia

termine che letteralmente significa “collezione di armi”, “insieme delle armi [di un Oplita, soldato greco]” e usato per indicare l’insieme delle armi in un “trofeo” composto dall’insieme completo di armatura a piastre che ricopre l’intero corpo.

Pantera

animale chimerico, in Araldica assai differente all’omonimo naturale, si rappresenta con parte posteriore del corpo di leone, arti superiori di grifone, testa d’aquila, talvolta cornuta e vomitante fiamme (ignivoma).

Pantheon

animale chimerico dell’Araldica Inglese, sorta di capriolo, dalla lunga coda.

Paonazzo (e Pavonazzo)

dal latino “pavonaceum” (‘[simile al] colore del pavone’), colore rosso-violaceo. Vedi Porpora.

Papavero

figura rara in Araldica, ma utilizzato da alcuni magistrati giudicanti perché presenta le celle della capocchia divise equamente.

Para-etimologia

relativa al procedimento tipico degli stemmi parlanti con cui si accostano parole e figure che abbiano una somiglianza formale o fonetica ma non una vera corrispondenza etimologica, apparentemente plausibile ma senza fondamento scientifico. Vedi Parlante (arma).

Parasole Basilicale

vedi Basilica.

Pardo o Gattopardo

sinonimo impreciso di Leopardo; secondo la tradizione si tratta di un felino “scoreggione” (dal greco pardos, “fetore”, per via degli orribile peti coi quali molesta i nemici) che accoppiandosi con la leonessa origina il Leopardo. Vedi anche Leopardo.

Parentela (Arma di)

armi composte con i quarti delle famiglie delle donne entrate per matrimonio, che si aggiungono a quelle ricevute dal padre. Cfr. Alleanza (armi).

Parergo

fregio decorativo delle medaglie.

Pari del Regno

titolo onorifico che designa i maggiori feudatari di un Reame, di onore uguale a quello del re. Pari di Francia, di Inghilterra, di Spagna.

Pari di Francia

si distinguevano in ecclesiastici (arcivescovo di Reims, vescovo-Duca di Laon, vescovo-duca di Langres, vescovo-conte di Beauvais, vescovo-conte di Châlons, vescovo-conte di Noyon) e laici (duca di Borgogna, duca di Normandia, duca di Aquitania, conte di Tolosa, conte di Fiandra, Conte del Vermandois-di Champagne).

Parlante (e Cantante o Agalmonica, arma)

arme che, attraverso gli smalti o alle figure, allude al nome della famiglia o della città che le porta. Oppure vi allude giocando sull’assonanza o sulla similitudine con il nome. Anche se solo alcuni elementi formano un gioco di parole o stabilisce una relazione paraetimologica o semplicemente sonora con il possessore. In sostanza si tratta di emblemi “basati sulla parola” e illustrano come nei rebus il nome del titolare, magari in forma variata (un albero di bosso per Busseto, un albero di leccio sopra un colle per Montalcino, un colle sovrastato da una croce per Montesanto, un pesce per Pescia, et cetera). Tra le più celebri ricordiamo quella della famiglia Colleoni di Bergamo che avevano come simbolo principale delle coppie di testicoli di leone (“collioni” coglioni, testicoli); o degli Orinali che mostravano dei vasi da notte. Vedi Paraetimologia.

Parma

1) scudo tondo di origine (forse) etrusca, che nell’antica Roma era parte dell’equipaggiamento della Fanteria Leggera e della Cavalleria. 2) Arme di Parma armi araldiche dell’omonima città che, secondo la tradizione, prende nome proprio dall’arma di difesa “D’oro alla croce piana d’azzurro”, accompagnato dal motto “Hostis Turbetur quia Parmam Virgo Tuetur” (Tremino i nemici perché la Vergine protegge Parma) aggiunto dopo la vittoriosa battaglia della Crocetta contro l’Imperatore Federico II del 12 febbraio 1248.

Partito

lo scudo diviso in due campi da una linea mediana verticale (in palo). Spesso indica unione di due stemmi in un unico emblema (per alleanza, concessione, dipendenza, padronanza). Se la linea di partizione non è centrata e i campi ottenuti non sono equivalenti si ha il partito addestrato o partito a destra (con la linea di partizione spostata a destra), oppure il partito sinistrato o partito a sinistra (con la linea di partizione spostata a sinistra).

Partito-Semitroncato

un scudo diviso in due verticalmente e con la parte sinistra ulteriormente divisa in due orizzontalmente. Il contrario è Semitroncato-Partito. Cfr. Semipartito-Troncato, Troncato-Semipartito.

Partizioni (e Ripartizioni)

divisioni del campo dello scudo secondo le regole araldiche, possono essere partizioni semplici o ripartizioni (partizioni composte) Secondo la scuola francese si dicono anche (desueto) “Partizioni Convenevoli”
Semplici: partito, troncato, trinciato, tagliato, addestrato, sinistrato
Ripartizioni: troncato-semipartito, semipartito-troncato, partito-semitroncato, semitroncato-partito, interzato in palo, interzato in fascia, interzato in banda, interzato in sbarra, inquartato, inquartato in croce di S. Andrea (o inquartato in decusse o decussato, controinquartato, interzato in pergola, interzato in pergola rovesciata, interzato in calza, interzato in mantello, cappato, abbracciato, partito di uno e troncato di due, partito di due e troncato di uno, partito di due e troncato di due, partito di due e troncato di tre, partito di due e troncato di quattro, partito di tre, partito di tre e torncato di uno, partito di tre e troncato di due, partito di tre e troncato di tre, partito di quattro e troncato di uno, partito di quattro e troncato di tre.

Partizioni Onorevoli

Pezze Onorevoli che occupano tutto lo scudo palato, fasciato, bandato, sbarrato.

Pascente (e Pascolante)

la pecora e la mucca quando rappresentate con la testa verso il terreno in atto di brucare l’erba.

Passante

1) animale rappresentato nell’atto di camminare, con la zampa anteriore destra alzata. Escluso il leopardo, per il quale è la posizione naturale. Vedi Leopardo. 2) figura che ne sovrasta un’altra nascondendola parzialmente. Cfr. Contropassante, Fermo, Galoppante, Slanciato.

Passato in Decusse (e in Croce di S. Andrea)

di tutte quelle figure che sono poste tra loro a “X”.

Pastorale (Bastone o Bacolo Episcopale, o Vincastro)

insegna della dignità episcopale, in metallo nobile. Può essere sormontato da un ricciolo, in segno di obbedienza al Papa, o da una croce (semplice, doppia, tripla). Attualmente nell’Araldica Ecclesiastica è emblema proprio dell’Abate, che lo pone accollato dietro allo scudo e munito di un piccolo velo detto Sudarium. Deriva, come il nome lascia intuire, dal bastone del pastore che ha un’estremità ricurva per pascere gli animali, i vescovi lo usano in quanto “pastori” del gregge di fedeli a loro affidato in quanto successori degli Apostoli. Secondo sant’Ambrogio di Milano “il bastone pastorale deve essere al fondo appuntito per spronare i pigri, nel mezzo diritto per condurre i deboli, in alto ricurvo per radunare gli smarriti”.

Patente

“aperta”. 1) Si dice di lettera o altro documento che “rende pubblica una decisone sovrana” e per questo “aperta” e leggibile da tutti. 2) le pezze che sembrano “aprirsi” (allargarsi) verso le estremità.

Paternostro

Rosario con i grani di argento e di rosso con la croce pendente ottagona, è attributo speciale dei Balì (Balivi) e del Gran Maestro dell’Ordine di Malta.

Patriarca

titolo onorifico dei principali vescovi della Cristianità. La gerarchia prevedeva i patriarchi di Roma, Costantinopoli, Gerusalemme, Antiochia e Alessandria d’Egitto. Nella Chiesa Cattolica Romana è titolo di alcuni insigni arcivescovi metropoliti Aquileja, Venezia, Lisbona… Nella Chiesa Ortodossa d’Oriente indica i primati della chiese nazionali (Grecia, di Tutte le Russie, Serbia, Bulgaria…). Vedi Aquileja (Patriarcato).

Patriarcale (croce)

croce emblematica della dignità di Patriarca nella Chiesa Latina, è detta anche croce di Lorena, è una croce latina avente una seconda traversa più piccola superiore.

Pavese (o Palvese)

1) nome dello scudo nel XIII secolo. Letteralmente significa “di Pavia” e pare derivi dall’uso di scudi particolari da parte delle milizie del Comune di Pavia. 2) decorazione onorifica delle navi da parata, detto anche “Gran Pavese”.

Pavonazzo

vedi Porpora.

Pegaso

cavallo alato. Figura mitica.