Comune di Siligo – (SS)

Informazioni

  • Codice Catastale: I732
  • Codice Istat: 90068
  • CAP: 0
  • Numero abitanti: 943
  • Altitudine: 0
  • Superficie: 43.61
  • Prefisso telefonico: 0
  • Distanza capoluogo: 0.0

Storia dello stemma e del comune

 

Siligo sorge a 400 metri d’altezza sulle pendici del monte sant’Antonio, parte del complesso orografico del monte Pelao, sul quale si trovano i ruderi di un santuario nuragico e di un castello.

 

Storicamente parte del Meilogu, sub regione del Logudoro, che significa “Terra di Mezzo” e si trova proprio al centro dell’antico Giudicato di Torres, ospita altre importanti testimonianze storiche: sul monte Santu, dalla caratteristica forma tronco-conica, si trova la chiesa dei santi Elia ed Enoch, che nell’XI secolo venne ceduta ai benedettini di Montecassino.

 

Sul monte Ruju, in località Biddanoa, sorge la chiesa di Nostra Signora di Mesumundu, nota anche come Santa Maria di Bubalis, costruita dai bizantini alla fine del VI secolo sui resti di un edificio termale romano e modificata dagli stessi monaci del monastero del monte Santu: presenta una base centrale coperta da una cupola semisferica e corpi laterali.

 

Sul monte Sant’Antonio, insieme a un santuario coevo, si trova il complesso nuragico di Cherchizza, costituito da tempio a pozzo, torre-capanna, recinto, tempietto che erano parte di un antico villaggio, presso il quale verrà edificato un castello in epoca medioevale, citato con più nomi, tra cui Capula, che indicava anche borgo attorno alla chiesa di sant’Antonio, scomparso nel XV secolo.

 

La località è legata anche a diversi personaggi della cultura sarda e nazionale: in paese si trova il museo dedicato a Maria Carta, autrice e interprete di musica popolare sarda, poetessa e attrice, nata e vissuta a Siligo (1934-1994), che ha dato i natali anche a Gavino Ledda (nato nel 1938), autore di ‘Padre Padrone’: romanzo dal quale venne tratto un film che vinse la Palma d’oro a Cannes. Il paese è legato anche, per le origini familiari, all’ottavo presidente della Repubblica, Francesco Cossiga.

 

Il toponimo deriverebbe, secondo alcuni, dalla latina parola siligo-ginis in latino significa “buone messi”, da cui deriva anche il nome commerciale di un tipo di frumento. Pare invece, come documentato negli antichi condaghes e nei vari documenti fino all’epoca moderna, dove il nome è riportato in diverse forme: “Siloque, Siloce, Silogi, Siloke, Silogue, Sologe, Silogne, Sologe, Diloche, Siloghe, Syloge, Siliche, Siloche, Siliguis, Siliguo, Siligue, Sjloghe ecc.”

 

Nel Medioevo appartenne al Giudicato di Torres, e fece parte della Curatoria di Meilocu. A seguito dell’atto di donazione del 1063 del giudice Barisone I di Torres, arrivarono in questo territorio un gruppo di monaci dell’abbazia di Montecassino che presero possesso della chiesetta, ubicata sul tavolato sommitale di monte Santu, intitolata ai santi Elia ed Enoch, unitamente alla basilica di Santa Maria in Bubalis, che è generalmente identificata con la chiesetta di Nostra Signora de Mesumundu, costruita sulle rovine delle terme romane.

 

Alla caduta del giudicato nel 1259 passò sotto il dominio della famiglia genovese dei Doria, e successivamente, intorno al 1350, fu conquistato dagli aragonesi. Quando gli aragonesi, nel 1436, tolsero ai Doria il castello di Monteleone Rocca Doria, il Re d’Aragona Alfonso V il Magnanimo diede ai Manca di Sassari, che avevano cooperato con le sue truppe alla presa del castello, il titolo di marchesi, concedendo loro il paese di Siligo, incorporato nel marchesato di Montemaggiore. Nel 1629, sotto gli spagnoli, Siligo formò la contea di Montesanto, concessa agli Alagon.

Il paese fu riscattato agli Alagon, ultimi feudatari, nel 1839, con la soppressione del sistema feudale.

 

 

Lo stemma del Comune di Siligo è stato approvato dal Consiglio Comunale con Delibera n° 48 del 28 settembre 2001, e formalmente concesso con Decreto del Presidente della Repubblica dell’11 gennaio 2002: “Nella parte superiore un riquadro reca un libro aperto, che rispecchia le qualità artistiche, letterarie e scientifiche dei figli illustri di Siligo, l’altro un mazzo di spighe che sta a significare l’attività prevalente degli abitanti di questo paese, l’agricoltura. Nella parte inferiore invece è raffigurata la chiesa di Santa Maria di Bubalis, raro esempio di architettura tardo imperiale. Sotto lo scudo, su lista bifida e svolazzante di azzurro il motto: SILIGUM DOCTRINA CELEBRAT”.

 
Il gonfalone, concesso contestualmente, è costituito da un drappo bianco riccamente ornato di ricami d’argento e caricato dallo stemma e dalla legenda Comune di Siligo in argento. 

 

Il mazzo di spighe d’oro legate è anche spesso usato come simbolo del Logudoro.

 

Il motto si può tradurre con “Il Sapere celebra Siligo” o, meglio, “la Cultura rende celebre Siligo [nel Mondo]”.

 

 

 

Nota di Massimo Ghirardi

Stemma Ridisegnato


Reperito da: Luigi Ferrara

Disegnato da: Massimo Ghirardi

Stemma Ufficiale


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Non ancora una blasonatura

Colori dello scudo:
azzurro, rosso, verde

Gonfalone ridisegnato


Disegnato da: Bruno Fracasso

Gonfalone Ufficiale


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Profilo Araldico


“Drappo di bianco…”

Colori del gonfalone: bianco

LEGENDA

  • stemma
  • gonfalone
  • bandiera
  • sigillo
  • città
  • altro
  • motto
  • istituzione nuovo comune

    Decreto del Presidente della Repubblica (DPR)
    concessione
    11 Gennaio 2002