Comune di Rubiera – (RE)

Informazioni

  • Codice Catastale: H628
  • Codice Istat: 35036
  • CAP: 0
  • Numero abitanti: 14559
  • Altitudine: 0
  • Superficie: 25.31
  • Prefisso telefonico: 0
  • Distanza capoluogo: 0.0

Storia dello stemma e del comune

Rubiera è un importante centro oggi in Provincia di Reggio Emilia al confine con quella di Modena, che nel XII secolo venne riedificato come “borgo nuovo” munito di castello da parte del Comune di Reggio, posto a controllo dell’area dove la Via Emilia attraversa il fiume Secchia.
A questa posizione strategica si riferisce la figura del castello nello stemma comunale, posto a controllo del guado del fiume (simbolicamente uscente dalla fortezza).
Blasone (dallo Statuto Comunale): “Campo di cielo, al castello merlato alla guelfa in raffigurazione naturalistica, munito di tre torri, il mastio piu’ alto finestrato e chiuso di nero, fondato di verde; dal portone scaturisce, serpeggiando verso la punta, un rivolo d’acque azzurre, spumeggianti d’argento”. Non siamo a conoscenza di formale concessione.

Storicamente Rubiera è erede di un antico insediamento presso quello che è attestato come Mutatio Pontis Secies, vicino cioè alla stazione di posta e cambio dei cavalli del monumentale ponte sulla Secchia “di tredici piloni di pietra“.
In seguito il ponte, che dalla fine dell’Impero non riceveva più adeguata manutenzione, venne abbattuto dalle piene del fiume (forse nelle rovinose alluvioni del 589), l’insediamento e l’attraversamento del fiume si spostarono più a nord-ovest, in una zona meno esposta, dove sorse anche la pieve di San Faustino e Giovita, fulcro di una vasta opera di bonifica da parte dei Benedettini. Il luogo e’ documentato come Fundus Erbaria, a testimonianza della presenza di vaste zone prative bonificate.

In seguito verrà mutato in Erberia, Herberia, Hirberia: ma sempre denominazione che “porta l’erbe nel nome, ed evoca l’immagine dei campi fertili e ricchi di vegetazione” (L. Artioli).

Nel 969 l’imperatrice Adelaide ne concedesse il possesso ai benedettini di San Salvatore di Pavia. Nel 1029 è testimoniata in parte come proprietà degli Obertenghi (stirpe originaria della Lunigiana dalla quale discenderanno gli Estensi e i Malaspina), nel 1052 il possesso è condiviso anche con Bonifacio di Canossa marchese di Toscana (padre della contessa Matilde).
Successivamente Matilde di Canossa ne affidò il feudo alla famiglia dei Bianchi1 detti perciò Blanchi De Erbera, che nel 1180 saranno investiti dal vescovo di Modena del vicino castello di Panzano.

Durante il XII secolo dopo aspri scontri con Modena per il controllo della viabilità e delle acque, il Comune di Reggio decise la costruzione del castello (Castrum Novum) di Erberia, il Comune reggiano nel frattempo aveva sottomesso i Bianchi, e il nuovo edificio venne realizzato sulla sponda opposta a quella dove il Comune di Modena aveva costruito precedentemente il castello di Marzaglia, intorno venne istituito anche il “borgo franco” a controllo del guado della strada consolare, che rappresentava il collegamento più diretto tra Reggio e Modena, per renderne più sicuro il transito e per riscuotere il pedaggio dei viaggiatori. Il castello aveva anche il compito di contrastare le pretese dei Bianchi di Panzano e dei pievani di San Faustino (alleati e spesso consanguinei dei Bianchi).
Nel 1315 Rubiera è definita nei documenti di Reggio come “Commune” , intendendo con ciò una consorteria di “boni homines” (cioè uomini liberi e dotati economicamente) che godevano di speciali privilegi fiscali ma dipendente dal Comune vero e proprio di Reggio. Solo dal XV secolo Rubiera sarà sede podestarile.

“In assenza di un ponte [stabile], comportava necessariamente la presenza di una struttura di supporto ai passeggeri” (L. Artioli) della quale si ha certezza dell’esistenza nel 1202, come Ospitalis de Irbera, citato anche come “Hospitalis Pontis Situle2 de Irberia”, dedicato a Santa Maria e che verrà ricostruito nel XVI secolo dai nobili Sacrati più a nord della posizione presso il guado della Via Emilia e che rimane tutt’ora col nome di Corte Ospitale, rinomato centro culturale del Comune di Rubiera.

Solo nel 1791 il Duca di Modena e Reggio, per collegare le due capitali del Ducato, patrocinò la costruzione di un nuovo ponte sul Secchia, pressoché coincidente con l’antico ponte romano, su disegno dell’ing. Cassiani.

Fino al XVIII secolo il territorio di Rubiera faceva parte del Partimento di Modena, e comprendeva anche i territori di San Donnino di Liguria3 (oggi in Comune di Casalgrande), Arceto (oggi frazione di Scandiano) e Marzaglia (oggi Marzaglia Vecchia, frazione di Modena).

Con la dominazione francese venne eretto il Comune nel 1797, che rimase autonomo anche con la Restaurazione, ma nel 1830 venne unito temporaneamente a San Martino in Rio.

1): una stirpe originaria della Lunigiana (dove esiste tutt’ora Monte dei Bianchi, tradizionale culla della dinastia, e si vuole che un membro della schiatta, tale Bugiardus sia all’origine della linea dei Bujardi, dal 1253 Bojardi, che saranno signori di Scandiano e che avrà tra i discendenti il celebre Matteo Maria Bojardo ).
(2): la “situla” e’ una denominazione latina della secchia, in riferimento soprattutto di quella in uso per la vendemmia.

(3): Liguria dalla corruzione del toponimo antico Longoria.

Note di Massimo Ghirardi.

Si ringrazia Alessandro Neri per la gentile collaborazione

Bibliografia:

AA.VV. GLI STEMMI DEI COMUNI E DELLE PROVINCE DELL’EMILIA-ROMAGNA. Compositori, Bologna 2003.

AA.VV. Nomi d’Italia. Origine e significato dei nomi geografici e di tutti i Comuni. Istituto Geografico De Agostini, Novara 2009.

AA.VV. Dizionario di Toponomastica. Storia e significato dei nomi geografici italiani. UTET, Torino 1997.

Anceschi A. GEOGRAFIA DEGLI STATI ESTENSI. I confini dell’Emilia e dell’alta Toscana e le strade del Ducato. Incontri Editrice, Sassuolo 2016.

Comune di Rubiera, CIRCA CASTRUM YRBERIE, la nascita di un borgo franco. Testi di Laura Artioli. Edizioni Italgraf, Rubiera 2003 pp. 116.

Stemma Ridisegnato


Stemma Ufficiale


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Profilo araldico


“Campo di cielo, al castello merlato alla guelfa in raffigurazione naturalistica, munito di tre torri, il mastio piu’ alto finestrato e chiuso di nero, fondato di verde; dal portone scaturisce, serpeggiando verso la punta, un rivolo d’acque azzurre, spumeggianti d’argento”.

Colori dello scudo:
campo di cielo

Gonfalone ridisegnato


Gonfalone Ufficiale


Profilo Araldico


“Drappo di azzurro…”

LEGENDA

  • stemma
  • gonfalone
  • bandiera
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  • motto
  • istituzione nuovo comune