Comune di Mozzecane – (VR)

Informazioni

  • Codice Catastale: F789
  • Codice Istat: 23051
  • CAP: 0
  • Numero abitanti: 7019
  • Altitudine: 27
  • Superficie: 24.71
  • Prefisso telefonico: 0
  • Distanza capoluogo: 21.0

Storia dello stemma e del comune

Mozzecane è un Comune della Bassa Veronese, il cui territorio è opera di impegnativi lavori di bonifica dal Medioevo; il toponimo è legato a quello di un certo Muzio Cane, che nel XIII secolo è proprietario e feudatario del Comune di Verona. I suoi discendenti si sono definiti “de Mucio Cane” o, alla latina, “de Muciis Canibus” e successivamente “de Moçecanis”.

Dal 1405 tutto il territorio di Verona, dopo la dominazione Scaligera, passò alla Serenissima Repubblica di Venezia. Quest’ultima creò il vicariato di Mozzecane. Fino alla prima metà del XIX secolo le attuali frazioni di Grezzano, San Zeno in Mozzo e Tormine furono Comuni indipendenti, in quel periodo furono soppressi e riuniti in quello attuale.

Nel 1414 venne concesso il feudo di Grezzano a Simone di Canossa, in parziale ricompensa per aver combattuto per la Repubblica. Quella nobile stirpe, che pretendeva di essere erede della Gran Contessa Matilde, edificò il grandioso Palazzo Canossa, maggior emergenza artistica del capoluogo. S. Zeno in Mozzo, nello stesso periodo, divenne proprietà di Jacopo del Verme.

Lo stemma del Comune è da intendersi come “parlante” in riferimento al toponimo, si vede infatti il braccio tra le fiamme che ricorda la vicenda di Muzio Scevola e il cane rosso su fondo argento (“brisura”, cioè variazione, dell’arme Canossa).

Azzurro e Argento sono i colori dinastici dei Dal Verme, mentre il campo rosso con il cane d’argento (tenente un osso tra le fauci) è il tradizionale emblema dei Da Canossa. A questi simboli s’è certamente ispirato il bozzettista per la stesura dello stemma del Comune di Mozzecane. Il “capo” rosso-porpora, privo di figura, che compare abitualmente nelle versioni correnti dello stemma, è da eliminare: si tratta infatti di un residuo del famigerato “Capo del Littorio” obbligatorio in tutti gli stemmi dei Comuni d’Italia del periodo fascista ma formalmente soppresso nel 1945.

In questo l’estensore dello Statuto del Comune ha sbagliato: (art. 2, § 3) “… lo stemma è costituito da uno scudo suddiviso in tre fasce orizzontali, di uguali dimensioni. La superiore è di colore rosso, la mediana è di colore blu e riporta l’effigie un braccio, con la mano chiusa a pugno, steso sopra un braciere ardente; la fascia inferiore, di colore argento, riposta l’effige di un cane…”.

Infatti il blasone corretto, sia storicamente che tecnicamente, è quello riportato nel Decreto di concessione (R.D. di Vittorio Emanuele III del 10 gennaio 1935): “Troncato: nel 1° d’azzurro, al destrocherio di carnagione, con la mano sopra una fiamma di rosso, uscente da un braciere d’oro; nel 2° d’argento al cane di rosso passante a destra. Ornamenti esteriori da Comune”.

Nota di Massimo Ghirardi e Giancarlo Scarpitta

Si ringrazia Alessandro Neri per la gentile collaborazione.

Stemma Ridisegnato


Stemma Ufficiale


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Profilo araldico


“Troncato: nel 1° d’azzurro, al destrocherio di carnagione, con la mano sopra una fiamma di rosso, uscente da un braciere d’oro; nel 2° d’argento al cane di rosso passante a destra. Ornamenti esteriori da Comune”.

R.D. 10 gennaio 1935

LL. PP. 6 febbraio 1936

Colori dello scudo:
azzurro, verde
Partizioni:
troncato

Gonfalone ridisegnato


Gonfalone Ufficiale


Profilo Araldico


“Drappo di colore azzurro…”

LEGENDA

  • stemma
  • gonfalone
  • bandiera
  • sigillo
  • città
  • altro
  • motto
  • istituzione nuovo comune

    Regio Decreto (RD)
    concessione
    10 Gennaio 1935