Città di Mesero – (MI)

Informazioni

  • Codice Catastale: F155
  • Codice Istat: 15144
  • CAP: 0
  • Numero abitanti: 3915
  • Nome abitanti: meseresi
  • Altitudine: 0
  • Superficie: 5.69
  • Prefisso telefonico: 0
  • Distanza capoluogo: 30.0

Storia dello stemma e del comune

Sebbene popolarmente si creda che il nome derivi da Loco Misero, toponimo pur documentato nel XII secolo, gli studiosi sono propensi a cercarne l’origine toponomastica in Mensulus, da Mensa, con allusione alla fertilità del territorio.

 

Mesero compare in un documento del 1393, nel quale il nobile milanese Antonio Corrado cede tutti i suoi beni all’abbazia milanese di Sant’Ambrogio ad Nemus.

 

Il 27 giugno 1399 il duca di Milano, Gian Galeazzo Visconti, cede al priore della certosa di Garegnano di “… tutte le possessioni, case e terre di proprietà di Ottone da Mandello e di Lanzarotto Bossi poste nel territorio di Mesero, le quali terre e case erano prima possedute dal vicario ducale Profello di Seratico …” che costituivano la gran parte del Comune di Mesero, detto appunto Comune Maggiore (la parte restante era dei Crivelli e detta Comune Minore).

 

I certosini organizzarono una “grangia” che si occupò della gestione delle vaste proprietà agricole intorno alla chiesa di Santa Maria della Purificazione, che divenne una parrocchia monastica (che comportava la nomina del rettore da parte del priore di Garegnano).

 

Con la soppressione dell’Ordine Certosino, da parte dell’imperatore Giuseppe II, nel 1783, i beni di proprietà monastica vennero alienati e venduti, in gran parte, dal nobile Federico Landriani, il quale realizzò nell’antica fattoria certosina la propria abitazione.

 

Il territorio di Mesero venne unito dall’amministrazione napoleonica al Comune di Marcallo, ma l’autonomia venne ripristinata con la Restaurazione asburgica.

 

Un primo stemma del Comune venne concesso con DPR del 2 ottobre 1989, dove si legge il blasone: «Semipartito troncato: nel 1° d’azzurro, caricato delle scritte in lettere maiuscole romane d’argento: MERCURO, la prima riga, C. CASSIUS, la seconda riga, PHOEB, la terza riga, ordinate in palo; nel 2°, di rosso, ai quattro filetti d’argento, due in palo, due in fascia, riguardanti il campo; nel 3° d’argento, interzato, incappato d’azzurro, con l’azzurro caricato di tre stelle male ordinate, del primo. Ornamenti esteriori da comune

 

Nello stesso decreto è descritto il gonfalone: «Drappo partito di rosso e d’argento, ornato di ricami d’argento, caricato dello stemma con la iscrizione centrata in argento, recante la denominazione del Comune. Le parti di metallo ed i cordoni sono argentati. L’asta verticale è ricoperta di velluto dei colori del drappo, alternati, con bullette argentate poste a spirale. Nella freccia è rappresentato lo stemma del Comune e sul gambo inciso il nome. Cravatta con nastri tricolorati dai colori nazionali frangiati d’argento

 

Contestualmente alla concessione del titolo di “città” con DPR del 10 marzo 2016 si sentì il bisogno di adottare un nuovo stemma che, pur richiamando quello precedente, mettesse maggiormente in risalto la memoria dell’ordine Certosino.

 

Con DPR del 18 marzo 2020 venne concesso quindi un nuovo stemma alla città di Mesero, che si blasona: «Semipartito troncato: nel 1° d’azzurro, caricato delle scritte in lettere maiuscole romane d’oro: MERCURO, la prima riga, C. CASSIUS, la seconda riga, PHOEB, la terza riga, ordinate in palo; nel 2°, di rosso, ai quattro filetti d’oro, due in palo, due in fascia, riguardanti il campo; nel 3° campo di cielo, al globo fasciato, sormontato da una crocetta, recinto nella parte superiore da una cerchia di sette stelle, a cinque raggi, quella centrale più grande, nella parte inferiore da una lista svolazzante, il tutto d’oro, essa lista caricata della scritta a lettere maiuscole di nero STAT CRUX DUM VOLVITUR ORBIS. Ornamenti esteriori da città

 

Ovviamente anche il gonfalone è stato variato con lo stesso decreto: «Drappo partito di rosso e d’argento, ornato di ricami d’oro, caricato dello stemma con la iscrizione centrata in oro, recante la denominazione della Città. Le parti di metallo ed i cordoni sono dorati. L’asta verticale è ricoperta di velluto dei colori del drappo, alternati, con bullette dorate poste a spirale. Nella freccia è rappresentato lo stemma della Città e sul gambo inciso il nome. Cravatta con nastri tricolorati dai colori nazionali frangiati d’oro.»

 

L’epigrafe romana MERCURO C. CASSIUS PHOEB è riportata su una lapide romana, che testimonia l’esistenza della città in quel periodo, rinvenuta presso la Cascina sant’Eusenzio: “MERCURIO C. CASSIUS PHOEB” (ovvero: MERCURO C. CASSIUS PHO(EBUS) V(OTUM) S(OLVIT) L(IBENS) M(ERITO) che significa: “[con questa] Caio Cassio Febo sciolse il voto a Mercurio di buon grado e a ragione“, si tratta quindi di una dedica per lo scioglimento di un voto al dio Mercurio, il cui culto era diffuso largamente nella zona. L’ara attualmente si trova esposta in Municipio.

 

Nella parte sinistra si allude al fatto che il territorio, fin dall’epoca romana, era suddiviso in appezzamenti di terra di forma quadrangolare, secondo il metodo romano della centuriazione, ossia la suddivisione dei fondi agricoli da parte degli agrimensori romani, per ottenere appezzamenti da affidare a coloni. Il campo rosso richiama l’emblema di Roma.

 

Nella parte inferiore è rappresentato lo stemma dell’Ordine dei Certosini, che amministrarono il territorio di Mesero dal 1399 al 1783, che rende maggiormente esplicita la figura presente nel vecchio stemma, con tre stelle in campo azzurro.

 

Si vuole fare riferimento alla storia medievale di questo territorio: in particolare all’episodio del 27 settembre 1399 allorché il duca di Milano Gian Galeazzo Visconti, concede ai monaci della Certosa di Garegnano (la “Certosa” di Milano) alcune terre poste in quello che sarà poi Mesero. Proprio per ricordare l’Ordine dei Certosini, sono state inserite nello stemma comunale le tre stelle d’argento riprese dallo stemma dell’Ordine stesso fondato da S. Bruno di Colonia come Orione Eremitico nel 1084 sui monti della Grande Chartreuse presso Grenoble (Delfinato, Francia) il cui stemma si blasona: “D’argento al globo d’azzurro, fasciato d’oro, cimato da una croce dello stesso, cintato da 7 stelle d’oro e dalla lista bifida caricata del motto STAT CRUX DUM VOLVITUR ORBIS”.

 

Il motto è sempre quello dell’Ordine: STAT CRUX DUM VOLVITUR ORBIS, adottato nel corso del XVI secolo che si può tradurre come “la croce resta ferma pur se il mondo gira”. La croce “… resta salda sul mondo a simboleggiare la fermezza, la stabilità dell’Ordine che nel continuo agitarsi di uomini, di idee, di cose, per nove secoli non è stato oggetto di alcune riforma”.

 

Le stelle ricorderebbero i primi sette compagni di San Bruno, nella forma nella quale vennero sognati dal vescovo Ugo di Grenoble.

 

Dal 2018 è gemellata con il comune francese di Lurcy-Lévis (Allier).

 

 

Nota di Massimo Ghirardi

 

 

Bibliografia:

 

Zamagni, G. IL VALORE DEL SIMBOLO. Stemmi, simboli, insegne e imprese degli Ordini religiosi, delle Congregazioni e degli altri Istituti di Perfezione. Società Editrice “Il Ponte Vecchio”, Cesena, 2003. Pagg. 44-45.

Stemma Ridisegnato


Fonte: Giancarlo Scarpitta

Disegnato da: Massimo Ghirardi

Stemma Ufficiale


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Profilo araldico


«Semipartito troncato: nel 1° d’azzurro, caricato delle scritte in lettere maiuscole romane d’oro: MERCURO, la prima riga, C. CASSIUS, la seconda riga, PHOEB, la terza riga, ordinate in palo; nel 2°, di rosso, ai quattro filetti d’oro, due in palo, due in fascia, riguardanti il campo; nel 3° di campo di cielo, al globo fasciato, sormontato da una crocetta, recinto nella parte superiore da una cerchia di sette stelle, a cinque raggi, quella centrale più grande, nella parte inferiore da una lista svolazzante, il tutto d’oro, essa lista caricata della scritta a lettere maiuscole di nero STAT CRUX DUM VOLVITUR ORBIS. Ornamenti esteriori da Città

Gonfalone ridisegnato


Fonte: Giancarlo Scarpitta

Disegnato da: Bruno Fracasso

Gonfalone Ufficiale


Altre immagini



Profilo Araldico


«Drappo partito di rosso e di bianco, ornato di ricami d’oro, caricato dello stemma con la iscrizione centrata in oro, recante la denominazione della Città. Le parti di metallo ed i cordoni sono dorati. L’asta verticale è ricoperta di velluto dei colori del drappo, alternati, con bullette dorate poste a spirale. Nella freccia è rappresentato lo stemma della Città e sul gambo inciso il nome. Cravatta con nastri tricolorati dai colori nazionali frangiati d’oro.»
Colori del gonfalone: bianco, rosso
Partizioni del gonfalone: partito

LEGENDA

  • stemma
  • gonfalone
  • bandiera
  • sigillo
  • città
  • altro
  • motto
  • istituzione nuovo comune

    Decreto del Presidente della Repubblica (DPR)
    concessione
    18 Marzo 2020

    Decreto del Presidente della Repubblica (DPR)
    concessione
    10 Marzo 2016