Città di Maiori – (SA)

Informazioni

  • Codice Catastale: E839
  • Codice Istat: 65066
  • CAP: 0
  • Numero abitanti: 5626
  • Altitudine: 0
  • Superficie: 16.41
  • Prefisso telefonico: 0
  • Distanza capoluogo: 0.0

Storia dello stemma e del comune

Maiori, centro della costiera amalfitana, fu, secondo gli storici locali, fondato dagli etruschi o di greci, anche se di ciò non esiste nessuna evidenza storica; punto strategico di collegamento tra il Monte Chiunzi e la pianura vesuviana la sua costruzione si fa invece risalire al principe di Salerno Sicardo che nel IX secolo le avrebbe dato il nome di Rheginna Major – allo stesso modo il vicino centro di Minori ricevette il nome di Rheginna Minor –, toponimo collegato ai nomi dei due fiumi locali Regina e Reginella. Inizialmente parte della Repubblica marinara di Amalfi che ne avrebbe fatto sede dell’Ammiragliato, degli Arsenali, del Fondaco e della Dogana del sale. Subì nel 1268 un saccheggio da parte dei pisani in guerra con Amalfi e resistette qualche tempo, dopo la caduta di Amalfi, alla conquista dei Normanni. Nel 1656 la sua popolazione fu decimata dalla peste e si ridusse a 700 abitanti, raggiungendo i 4891 nel 1852. Nel 1954, il 26 ottobre, subì una disastrosa alluvione che comportò, a causa dell’esplosione della copertura del Regina, il crollo di numerose abitazioni.

Con decreto del Presidente della Repubblica del 27 ottobre 2015 il Comune di Maiori ha recuperato nel proprio stemma le figure anticamente presenti nel sigillo dell’Universitas, che veniva così descritto da Antonio Guerritore nel suo lavoro su Gli stemmi civici dell’antica repubblica amalfitana (estratto dalla Rivista del collegio araldico, fascicoli di febbraio e marzo 1920): «Di azzurro al vaso d’oro con pianta di maggiorana, accompagnato in capo da corona radiata a cinque punte» segno che «così rilevasi dal suggello di tale Università nel vol. 3758, anno 1739, degli atti preliminari del Catasto e dalla raccolta degli stemmi dei comuni, del 1818», la maggiorana (nome scientifico Origanum majorana) costituisce un elemento parlante mentre la corona richiama, con tutta probabilità, l’“antica nobiltà” della cittadina. Uno stemma simile, ma senza il vaso d’oro, è presente su due sculture su pietra di piperno, del ‘600, che si trovano alla base di un antico arco, nella piazza del Sedile di Maiori; sempre quest’arme sarebbe stata in uso al momento del conseguimento del titolo di “Città Regia”, titolo di cui Maiori venne insignita dal Re Filippo IV di Spagna nel 1622. Lo stemma “storico”, nella versione con il vaso d’oro, sarebbe stato utilizzato fino agli anni ’50, in più vi sarebbe stati aggiunti «un’aquila (la pojana, uccello locale) al naturale, con la testa rivolta a destra e tenente nel becco un rametto di maggiorana e accompagnata nel capo da cinque stelle d’argento disposte 2-1-2. Lo stemma cimato da una corona antica di nobile», le stelle – come in casi analoghi – avrebbero simboleggiato le 5 frazioni: Erchie, S. Pietro, S. Maria delle Grazie, Vecite, Ponteprimario; un ulteriore descrizione è quella dello storico maiorese Filippo Cerasuoli, sindaco della città, che nel 1876, nella sua opera Scrutazioni storiche, archeologiche, topografiche della vetusta città di Maiori, invece lo descrive con «Majorana il titolo: lo stemma, un testo di persa, da cui un’aquila in volo ha spiccato, ed estolle in becco un fasciolo».
Lo stemma in uso fino al 2016 e ora abbandonato fu creato dal maestro Ulderico Forcellino, appartenente ai “I Costaioli”, la scuola dei pittori di Maiori, che dopo l’alluvione del 1954, essendo consigliere anziano, subentrò al defunto sindaco Salvatore Confalone; si tratta di «uno scudo inquartato e sormontato da corona per il titolo di comune. Nel primo quarto a sinistra su sfondo d’oro, troviamo un castello al naturale posto su di un monte di colore verde. Nel secondo a destra su sfondo azzurro una scimitarra al naturale, posta in banda, con impugnatura in basso. Nel terzo, sempre su sfondo azzurro, un cavalluccio marino al naturale. Infine nell’ultimo quarto a destra, su sfondo d’oro, una ruota di mulino al naturale. La simbologia rappresenta l’antica città di Maiori, storicamente, fortificata e in lotta contro i Saraceni, ed, economicamente, dedita ai traffici marittimi e agli opifici (carta e paste alimentari)».
L’iter per l’adozione dell’antico stemma ha avuto inizio con il Consiglio Comunale del 2 settembre 2014 che, su proposta del consigliere delegato alla Cultura Mario Piscopo, aveva incaricato lo storico salernitano Maurizio Ulino di avviare il processo di riconoscimento di Maiori al titolo di Città, oltre alla rivisitazione dello stemma.

Nota di Giovanni Giovinazzo

 

Sitografia

Storia di Maiori, consultato il 9 agosto 2017

Maiori, storia di un borgo che ha incantato l’Umanità, consultato il 9 agosto 2017

Emiliano Amato, La Città di Maiori riscopre la maggiorana e si riappropria del suo antico stemma civico, consultato il 9 agosto 2017

Gli stemmi della Città di Maiori, consultato il 9 agosto 2017

Stemma Ridisegnato


Disegnato da: Massimo Ghirardi

Reperito da: Giovanni Giovinazzo

Fonte: Ufficio araldico nazionale

Stemma Ufficiale


Logo


Altre immagini



Profilo araldico


“D’azzurro, alla pianticella di maggiorana, sradicata, con nove rametti disposti a ventaglio, di verde, cimata dalla corona formata dal cerchio gemmato con due cordonate lisce sui margini, sostenente cinque gigli visibili alternati a quattro basse punte visibili, il tutto d’oro. Ornamenti esteriori da Città”.

Colori dello scudo:
azzurro

Gonfalone ridisegnato


Disegnato da: Bruno Fracasso

Reperito da: Pietro Fontana

Gonfalone Ufficiale


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Profilo Araldico


“Drappo di giallo con la bordatura di azzurro…”

Colori del gonfalone: azzurro, giallo
Partizioni del gonfalone: bordato

LEGENDA

  • stemma
  • gonfalone
  • bandiera
  • sigillo
  • città
  • altro
  • motto
  • istituzione nuovo comune


    Decreto del Presidente della Repubblica (DPR)
    concessione
    27 Ottobre 2015