Comune di Licciana Nardi – (MS)

Informazioni

  • Codice Catastale: E574
  • Codice Istat: 45009
  • CAP: 0
  • Numero abitanti: 4987
  • Altitudine: 0
  • Superficie: 55.93
  • Prefisso telefonico: 0
  • Distanza capoluogo: 0.0

Storia dello stemma e del comune

Lo stemma di Licciana Nardi si blasona: “D’azzurro, alla fascia accompagnata in capo da tre stelle di sei raggi e in punta da un montante, il tutto d’oro”. La luna e le stelle richiamano l’appartenenza al territorio della Lunigiana, le stelle simboleggiano speranza e augurio sono presenti in altri stemmi di questo territorio (ad esempio Bagnone e Podenzana). In questo caso possono simboleggiare anche l’unione di tre territori: dato che l’attuale circoscrizione amministrativa comprende gli ex Comuni di Terrarossa e di Varano di Magra.

 

Il capoluogo si trova nella valle del Taverone, a controllo di una vasta area; documentato come Lizane, sulla via di Linari (l’abbazia benedettina di San Bartolomeo, che sorgeva presso il valico del Lagastrello) si sviluppò nel XIII secolo proprio grazie alla sua posizione strategica, precedentemente era probabilmente una delle piccole borgate che formavano il Vicusdi San Valeriano, una cappella dipendente dalla pieve di Santa Maria di Venelia (nell’attuale frazione di Monti) e documentata dalle decime degli anni 1297-1299. La cappella, ricordata negli estimi del 1470-71, sarebbe identificabile con la successiva cappella cimiteriale di San Rocco.

 

Il toponimo deriva presumibilmente da un Licianus fundus agricolo appartenuto a tale Licius (o Anicius), il determinante Nardi è stato assunto nel 1993 (RD  del 18 agosto 1933 n. 1198) in omaggio ai patrioti Anacarsi e Biagio Nardi, nativi della frazione di Apella, che ebbero un ruolo importante nei “moti di Modena” del 1831 e Anacarsi, in particolare, anche nella spedizione dei Fratelli Bandiera durante la quale venne fucilato a Cosenza nel 1844.

Aspramente contesa per la sua posizione strategica, costituendo un passaggio obbligato dalla Toscana all’Emilia, attraverso il Malpasso (Passo del Lagastrello) faceva parte, probabilmente del territorio del vescovo di Luni; passò in seguito sotto il governo degli abati benedettini di S. Caprasio di Aulla fino al 1076, quando cadde in mano estense e, per un secolo, fu feudo della famiglia Maregnano.

 

Nel 1255 i Malaspina divennero signori del territorio della Lunigiana e successivamente fortificarono il paese.

In seguito a divisioni successive, nel corso del XIV secolo si formò il feudo di Villafranca (Villafranca in Lunigiana) che comprese anche la zona di Licciana. Nel 1355, i figli di Opizzone Malaspina, Ferdinando e Azzone, operarono un’ulteriore divisione dei beni paterni: Licciana con Panicale toccarono a Federico il quale fece di quest’ultimo il centro del suo dominio.

Nel 1416 la valle di Licciana fu occupata dai Genovesi; dopodiché tornò per un breve periodo agli Estensi, quindi ai Malaspina, ma solamente nel 1499. L’ultimo marchese che governò l’intero territorio fu Giovanni Spinetta Malaspina.

Nel 1481 i suoi cinque figli si divisero l’eredità e nacquero i marchesati di Bastia, Licciana, Suvero, Podenzana e Terrarossa.

 

Il feudo di Licciana toccò a Jacopo, diventando sede della signoria del feudo di Villafranca nel 1535, Jacopo Malalspina venne investito nel 1549 dall’imperatore Ferdinando I del titolo di marchese di Licciana.

 

Obizzo II (1649-1717) firmò nel 1686 un trattato di accomandigia1 con il granduca Cosimo III di Toscana, passando sotto il controllo granducale.

Alla morte del marchese Ignazio, nel 1794, scomparso senza eredi maschi diretti, dopo violente liti sulla successione tra i marchesi Claudio di Pontebosio-Bastia, Alfonso di Podenzana-Aulla, Torquato di Suvero-Monti, la spuntò Alfonso Malaspina della linea di Podenzana e Aulla.

Nel 1797, il generale francese Chabot abolì il feudalesimo e con la costituzione della Repubblica Cisalpina, Licciana prese a far parte nel Dipartimento delle Alpi Apuane. Con il Regno Italico invece, entrò a far parte del Dipartimento di Crostolo quale dipendenza della Sottoprefettura delle Alpi Apuane per passare, qualche tempo dopo, al Dipartimento degli Appennini, nel circondario di Sarzana. Il Congresso di Vienna la assegnò a Francesco IV di Modena, ma in seguito i diversi comuni si separarono.

 

Nel 1859 il Comune, con tutti i territori dell’ex Lunigiana Estense, entrò a far parte della nuova Provincia di Massa e Carrara.

 

 

1): Atto formale col quale una signoria si metteva sotto il protettorato di un’altra signoria, a tempo o in perpetuo.

 

 

Note di Massimo Ghirardi

Si ringraziano Mariangela Colombari e Alessandro Neri per la gentile collaborazione

 

Bibliografia:
AA.VV. DIZIONARIO DI TOPONOMASTICA Storia e significato dei nomi geografici italiani. UTET, Torino 1997 (prima edizione 1990), p. 416
Pagnini (Gian Piero) a cura di, GLI STEMMI DEI COMUNI TOSCANI AL 1860. Polistampa, Giunta Regionale Toscana, 1991, p. 72.

Stemma Ridisegnato


Disegnato da: Bruno Fracasso

Fonte: Luigi Ferrara

Stemma Ufficiale


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Profilo araldico


“D’azzurro, alla fascia accompagnata in capo da tre stelle di sei raggi e in punta da un montante, il tutto d’oro. Ornamenti esteriori da Comune”.

Colori dello scudo:
azzurro
Oggetti dello stemma:
montante, stella
Pezze onorevoli dello scudo:
fascia

Gonfalone ridisegnato


Disegnato da: Bruno Fracasso

Gonfalone Ufficiale


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Profilo Araldico


“Drappo di giallo…”

Colori del gonfalone: giallo

LEGENDA

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  • istituzione nuovo comune