Città di Licata – (AG)

Informazioni

  • Codice Catastale: E573
  • Codice Istat: 84021
  • CAP: 0
  • Numero abitanti: 39082
  • Altitudine: 0
  • Superficie: 181.43
  • Prefisso telefonico: 0
  • Distanza capoluogo: 0.0

Storia dello stemma e del comune

Le origini di Licata risalgono al Neolitico e alla prima metà del bronzo.
Il sito di Licata fu frequentato dai Fenici che vi mercanteggiarono tra il XII e l’VIII secolo a.C.
Nel 310 a.C. fu  combattuta la battaglia dell’Imera  tra Cartaginesi e Greci .
La città cadde nelle mani dei Cartaginesi dai quali fu liberata nel corso della prima guerra punica  dai Romani, quando, nel 256 a.C., nel mare di Licata, presso l’Ecnomo fu combattuta la prima  grande battaglia navale  della storia. Divenne, così, sotto i Romani un grande emporio commerciale.
Durante il periodo bizantino venne edificato il castello a mare Lympiados e il primo nucleo dell’odierno centro storico.
Nell’ 827 d.C, la città fu conquistata dal Cadì Asad  e rimase sotto i musulmani per più di due secoli, finché non fu espugnata dai Normanni il 25 Luglio 1086.
Nel 1144 la città fu cinta di mura con 4 torri.
Nel 1234 Federico II annoverò Licata tra  le 42 città demaniali  della Sicilia, concedendole il titolo ” Dilectissima ”
Nel 1447 Re Alfonso concesse  il titolo “Fidelissima urbs”.
L’11 Luglio1553 la città fu assalita e saccheggiata per sette giorni dalla flotta francoturca guidata dall’ammiraglio Dragut che la distrusse quasi completamente.
Durante il  sei-settecento la città si sviluppò sempre più all’interno della cinta muraria interamente ricostruita e si vestì di nuove e prestigiose architetture sia civili che religiose.
Sempre in questo periodo assunse maggiore importanza il regio Caricatore di grano, di antica fondazione, al quale approdavano velieri provenienti da tutto il Mediterraneo.
Il 10 Luglio del 1806 Re Ferdinando III concesse il titolo di senato alla città  e l’onore della toga ai giurati senatori .
Nel 1820 Licata si sollevò contro I Borboni. La resistenza contro il re di Napoli fu guidata dal patriota Matteo Vecchio Verderame che fondò nel suo sontuoso palazzo una delle prime logge massoniche della Sicilia.
Sbarcato Garibaldi a Marsala, Licata insorge e invia un proprio drappello di uomini armati al seguito del liberatore il cui figlio Menotti, insieme a Nino Bixio, fu ospitato nella notte del 20 luglio 1860 nel sontuoso palazzo neo classico del marchese Cannarella.
Nel 1872 il porto commerciale  si aprì le strade che la collegavano direttamente con le miniere di zolfo che determinarono la sua fortuna economica. La città divenne residenza abituale di facoltose famiglie e di numerose sedi consolari.
Vennero edificati parecchi palazzi e ville liberty, alcune progettate da Ernesto Basile e affrescate da Salvatore Gregorietti,
Lo zolfo alimentava ben cinque raffinerie, la più grande delle quali, costruita nel 1912 dalla Ditta Alfonso & Consoli di Catania, era forse la più importante d’Europa. Mulini, oleifici, fabbriche di ghiaccio, vari pastifici nonché il grande stabilimento chimico della Società Montecatini e i primaticci della fertile piana costituivano le fonti del benessere di Licata.
Nella notte del 9 Luglio 1943 sbarcò a Licata la 3ª divisione di fanteria USA.
Il 10 Luglio 1943  Licata fu la prima città d’Europa ad essere liberata dal fascismo e dalla guerra.

“Di argento all’aquila di nero al volo abbassato caricata in petto d’uno scudo d’azzurro al castello torricellato di quattro pezzi d’oro e finestrato di nero sorgente dalla campagna di azzurro, ondata di nero e di argento. Corna murale della città. Titolo: Diletta; motto: Alicata”.

Così lo stemma della città di Licata è descritto nel linguaggio araldico. L’aquila dal volo abbassato, da molti erroneamente scambiata con l’aquila aragonese, è invece l’aquila sveva, distintivo d’onore concesso anche a Licata quale città demaniale e costituiva l’emblema della potenza imperiale riconosciuto alle città fedeli alla fortuna di Federico II di Svevia. La rocca merlata, circondata dal mare, dalla quale si ergono quattro torri dorate di diversa fattura e altezza rappresenta la città munita e delimitata da due distinti corsi del fiume Salso che le conferivano la forma di un’isola, il regio castello a mare San Giacomo, il castel Nuovo, la torre Gioietta e il bastione armato Mangicasale. 

 

Note di Paride Vaccaro

Stemma Ridisegnato


Reperito da: Giovanni Giovinazzo

Disegnato da: Massimo Ghirardi

Stemma Ufficiale


Logo


Altre immagini



Profilo araldico


“Di argento all’aquila, di nero al volo abbassato caricata in petto d’uno scudo d’azzurro al castello torricellato di quattro pezzi d’oro e finestrato di nero sorgente dalla campagna di azzurro, ondata di nero e di argento. Corona murale della città. Titolo: Diletta; motto: Alicata”.

Per lo stemma era previsto il Capo del Littorio.

Colori dello scudo:
argento
Oggetti dello stemma:
aquila, campagna, castello, pezzo, scudo, volo
Attributi araldici:
abbassato, caricato in petto, finestrato, ondato, sorgente, torricellato

Gonfalone ridisegnato


Reperito da: Luigi Ferrara

Disegnato da: Bruno Fracasso

Gonfalone Ufficiale


Altre immagini


Nessun'altra immagine presente nel database

Profilo Araldico


“Drappo di rosso…”

Colori del gonfalone: rosso

LEGENDA

  • stemma
  • gonfalone
  • bandiera
  • sigillo
  • città
  • altro
  • motto
  • istituzione nuovo comune

    Regio Decreto (RD)
    concessione

    Concesso nel 1234 da re Federico II, nel 1447 da re Alfonso, nel 1806 da re Ferdinando III
    Antico diritto


    Decreto del Capo del Governo (DCG)
    riconoscimento
    7 Dicembre 1939