Comune di Ladispoli – (RM)
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Informazioni
- Codice Catastale: M212
- Codice Istat: 58116
- CAP: 0
- Numero abitanti: 41035
- Altitudine: 0
- Superficie: 26.00
- Prefisso telefonico: 0
- Distanza capoluogo: 0.0
Storia dello stemma e del comune
L’insediamento umano nel territorio di Ladispoli risale al Neolitico, ma l’attuale centro sorge sulle rovine dell’antico porto di Alsium, uno dei tre principali approdi della città etrusca di Caere (attuale Cerveteri, assieme a Punicum e Pyrgi, corrispondenti alle attuali Santa Marinella e Santa Severa).
La romanizzazione cominciò con la colonizzazione nel 272 a.C. e ben presto Alsium divenne una località di villeggiatura di ricchi possidenti romani che vi edificarono le loro ville di residenza (tra i quali, si dice, anche Giulio Cesare e Cicerone). Rutilio Namaziano nel 416 a.C. nel suo “De Reditu” racconta delle lussuose ville affacciate al mare che ancora erano frequentate dalla buona società romana del V secolo d.C.
Durante le guerre greco-gotiche Totila sottomise e distrusse la città e il territorio riprese l’aspetto paludoso che aveva prima delle bonifiche.
Nel XIII secolo sulle rovine e con le stesse pietre del porto venne costruito un insediamento fortificato, denominato Castrum Pali (forse da “palus”: palude), che si trasformò nel Castello di Palo, appartenuto agli Orsini, che fu residenza di personaggi di spicco dell’aristocrazia romana medioevale (diversi membri della famiglia Orsini, papa Alessandro VI, Paolo III, Sisto V).
Nel 1693 il castello di Palo venne acquistato dagli Odescalchi, che lo venderanno al duca Grillo di Genova, che lo cederà al marchese Carlo Loffredo di Treviso. Gli Odescalchi ritornarono in possesso dell’edificio e del borgo che si era sviluppato intorno nel 1870, in seguito Livio Odescalchi lo donò al figlio Ladislao, che ne fece la sua residenza.
Per facilitare i numerosi villeggianti che avevano cominciato a frequentare il litorale romano, il principe Ladislao Odescalchi fondò il 30 maggio 1888, in una striscia di terreno tra i torrenti Vaccina e Sanguinara dove sorgeva il borgo di Palo Laziale, un villaggio denominato “Stazione Balneare Ferroviaria, per l’esercizio dei bagni al mare” progettato dall’ingegnere Vittorio Cantoni al quale diede il nome di Ladispoli (“Città di Ladislao”).
“Per starmene tranquillo qui nel mio castello
fui costretto a sfrattare tutto il popolo del borgo
bifolchi butteri mezzadri gente semplice da sempre
nell’aristocrazia come si dice sangue blu non mente
Due chilometri più a nord rispetto alla mia dimora
con maniere assai decise mi tuffavo nell’impresa
un nuovo sito s’ha da fare ne esce fuori un buon affare
così si fa la storia Regnorum Fondamentum e il mare
Bonificai le terre affinché il volgo possa lavorare
e per i turisti tirai su un nuovo centro balneare
per me il sacro diritto di stare in pace in vecchia età
e a tutti quanti gli altri un vento di modernità”
(da un’intervista al principe Ladislao Odescalchi)1
Il territorio pochi giorni dopo entrò nel comune di Civitavecchia, dal 1° luglio 1888, e vi rimase fino al 3 giugno 1949, quando passò sotto la giurisdizione di Cerveteri, solo il 6 maggio 1970 ottenne l’autonomia amministrativa con Decreto del Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat.
Il 12 aprile 2011 il Comune ha ottenuto il titolo di “città”.
Lo stemma e il gonfalone sono stati adottati dall’Amministrazione Comunale con delibera n. 136 del 21 marzo 1986, e formalmente concessi con DPR n. 103 del 24 dicembre 1986 dove si blasona: – “Partito: nel primo, di rosso alle tre spighe di grano d’oro, impugnate, legate di verde; nel secondo, alla torre di rosso, mattonata di nero, merlata alla guelfa, chiusa di nero, finestrata di due dello stesso; alla campanatura d’argento, caricata delle parole in lettere romane maiuscole rosse: “TYRRHENI AD LITORA REGIS”. Ornamenti esteriori del Comune”.
Il motto della “campagna” (indicata con “campanatura”) è ripreso dall’ “Eneide” di Virgilio (Libro VIII, verso 555) e si traduce con “…alle spiagge del Re Tirreno”: un riferimento al ruolo di litorale della città etrusca Caere e anche al torrente Vaccina descritto, sempre nell’Eneide, come “il gelido fiume da Caere”.
Le spighe di grano sono il tradizionale simbolo della agricoltura, ancora molto diffusa, ma anche di abbondanza e di fertilità, segno di buon auspicio per il futuro della città.
La torre rossa richiama la “Torre Flavia” manufatto militare per segnalazione e avvistamento, rimasto integro fino alla Seconda Guerra Mondiale, considerato il simbolo del luogo. Semidistrutta dagli eventi bellici permane nella memoria locale.
Attualmente il Comune usa ancora lo stemma con la corona di Comune, ma potrebbe usare quella d’oro di rango civico.
Zona di produzione di una varietà di pregiato carciofo negli anni ’50 del XX secolo si gemellò con la città spagnola di Benicarló che è caratterizzata da una produzione analoga.
Attualmente Ladispoli è gemellata anche con altri centri agricoli come Castroville (California, USA) e Tinos (Grecia), nonché con Heusenstamm (Assia, Germania), Saint-Savin (Vienne, Francia), Łeba (Polonia), Teteven (Bulgaria), Malle (Belgio).
Nota di Massimo Ghirardi
Note:
(1): http://www.maurizioponziani.it/index.php/la-fondazione-di-ladispoli/
Stemma Ridisegnato
Fonte: Giancarlo Scarpitta
Disegnato da: Massimo Ghirardi
Stemma Ufficiale
Logo
Altre immagini
Stemma in uso. la corona, evidentemente da Comune, è stata colorata in oro per diventare una corona da città, ma la corona di città ha solo cinque torri.
Disegnato da: Massimo Ghirardi
Stemma in uso. la corona, evidentemente da Comune, è stata colorata in oro per diventare una corona da città, ma la corona di città ha solo cinque torri.
Profilo araldico
“Drappo partito di azzurro e di rosso caricato dello stemma comunale”.
Disegnato da: Bruno Fracasso
LEGENDA
- stemma
- gonfalone
- bandiera
- sigillo
- città
- altro
- motto
- istituzione nuovo comune
Delibera n. 136 del 21 marzo 1986 del Consiglio Comunale.