Comune di Itri – (LT)

Informazioni

  • Codice Catastale: E375
  • Codice Istat: 59010
  • CAP: 4020
  • Numero abitanti: 10369
  • Nome abitanti: itrani
  • Altitudine: 170
  • Superficie: 101.15
  • Prefisso telefonico: 0
  • Distanza capoluogo: 70.0

Storia dello stemma e del comune

Nel 312 a.C. i Romani fecero passare in questa plaga la Via Appia, verso Capua e Brindisi, con una statio (stazione di posta e cambio di cavalli) per i viaggiatori; a questo evento si fa risalire il nome della località, dal latino “iter”: ‘via, percorso, cammino’.

Il “serpente coronato” risulta già essere l’emblema di Itri nei sigilli del XVIII secolo. Quello attualmente in uso, nello stemma, è stato concesso con Decreto Regio del 21 settembre 1933 (dopo che il Consiglio Comunale ebbe approvato il disegno nel 1931), dove si blasona: “…d’azzurro, al serpente d’argento voltato in palo, attorcigliato, dentato d’argento e linguato di rosso, colla testa di mastino al naturale voltata linguata di rosso, collarinata d’argento movente dall’angolo sinistro inferiore in atto di guardare il serpente: il tutto entro lo scudo sannitico…”. Allo scudo è associato un nastro azzurro che riporta il motto civico: SIGNUM SALUTIS.

Secondo la tradizione locale la figurazione deriverebbe da un episodio, citato da Publio Virgilio Marone, relativo all’abbandono dell’antica Amyclae, prossima alla costa di Terracina, che sarebbe stata invasa dai “serpenti” fuoriusciti dal lago di Fondi e che avrebbero ucciso gran parte della popolazione col veleno.
Probabilmente memoria simbolica della “mala aria” che stagnava nella piana paludosa e che costrinse col tempo gli abitanti a rifugiarsi sul colle e a fortificarlo. L’aria “balsamica” che scendeva dai monti Aurunci rendeva il luogo della nuova fondazione migliore; qui portarono, come nume tutelare, il serpente (“Signum Salutis” un “Segno della salute [pubblica]”) che divenne il simbolo della città e la testa del cane “Amycleo” simbolo a sua volta della fedeltà alla memoria della città scomparsa.

La figura però ricorda anche un’idra, animale favoloso (l’esemplare più noto è quello leggendario che viveva nella palude di Lerna, ucciso da Ercole), e può essere stata scelta per l’assonanza con il toponimo 1.

Nota di Massimo Ghirardi

(1): gli itrani sono soprannominati sang’d’sierp’ (‘sangue di serpe’).

Bibliografia:

AA.VV. DIZIONARIO DI TOPONOMASTICA. Storia e significato dei nomi geografici italiani. UTET, Torino 1997.
Pecchia (Giuseppe). TRA SACRO E PROFANO in Terra d’Itri. Kolbe, Fondi, 2003.
Gazzetta degli Aurunci, anno XXI n. 7, luglio 2011, pag. 4
REGIONE LAZIO – STEMMI E SIGILLI, a cura di Corrado Lampe, p. 164, linea editrice, Roma (dopo il 1988).

Stemma Ridisegnato


Stemma Ufficiale


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Profilo araldico


“D’azzurro, al serpente d’argento voltato in palo, attorcigliato, dentato d’argento e linguato di rosso, colla testa di mastino al naturale voltata linguata di rosso, collarinata d’argento movente dall’angolo sinistro inferiore in atto di guardare il serpente: il tutto entro lo scudo sannitico. Ornamenti esteriori da Comune”.

D.R. 21 settembre 1933.

Colori dello scudo:
azzurro

Gonfalone ridisegnato


Gonfalone Ufficiale


Profilo Araldico


“Drappo d’azzurro…”

LEGENDA

  • stemma
  • gonfalone
  • bandiera
  • sigillo
  • città
  • altro
  • motto
  • istituzione nuovo comune

    Decreto del Capo del Governo (DCG)
    riconoscimento
    21 Settembre 1933