Città di Goito – (MN)

Informazioni

  • Codice Catastale: E078
  • Codice Istat: 20026
  • CAP: 46044
  • Numero abitanti: 10355
  • Nome abitanti: goitesi
  • Altitudine: 33
  • Superficie: 78.82
  • Prefisso telefonico: 0
  • Distanza capoluogo: 0.0

Storia dello stemma e del comune

Goito, pur di probabile fondazione romana (II secolo a.C.) prende nome dai Goti, che costruirono una fortificazione in questo importante snodo viario, da cui il “loco et fundo Godi” documentato nel 1062, cioè dalla popolazione di origine pannonica scesa in Italia nel 407 (spedizione dei Visigoti, o “Goti dell’Ovest”); nel corso del secolo V si ebbe anche la venuta dei “Goti dell’Est” che diedero origine al Regno Ostrogoto di Teodorico che successe al germanico (di origine scira) Flavio Odoacre che, a sua volta, spodestato l’ultimo imperatore romano Flavio Romolo Augusto aveva creato un regno germanico che, grazie a Teodorico, comprenderà l’intera penisola.

Contesa tra i Visconti e i Gonzaga, dopo la battaglia del 14 giugno 1453, entrò tra possedimenti stabili di Ludovico III Gonzaga, marchese di Mantova. Tornerà al Ducato di Milano con la decadenza di quello di Mantova, nel 1708.

Il Comune di Goito, che gode del titolo di “Città”– concesso con D.P.R. 24 aprile 2000 – per ragioni storiche (ha dato nome alla battaglia del 30 maggio 1848 tra le truppe piemontesi e quelle austriache del generale Radetsky), ha ufficialmente avuto una sola concessione di stemma: con il Regio Decreto del 26 agosto 1926, al quale hanno fatto seguito le Regie Lettere Patenti del 6 gennaio 1927, dove si blasona: “D’oro, al fascio littorio sormontato da un motivo architettonico romano, dal quale pende a destra e a sinistra, un cordone di alloro terminante in una testa di leone”.

 

Come si vede è una figurazione caratterizzata dal fascio littorio1 che, in Italia, è indissolubilmente legato alla dittatura mussoliniana (e l’intento, all’epoca della concessione era certamente quello di celebrare il Fascismo).

Per queste sinistre implicazioni, dalla fine della seconda guerra mondiale il Comune fa uso di uno “stemma” affatto singolare, costituito da uno scudo d’argento sagomato, con un crescente di luna rosso sostenente una stella del campo; lo scudo è sormontato da un elmo chiuso, piumato e sormontato da un leone coronato in guisa di cimiero, a sua volta cimato da una biscia ingollante un putto (Visconti).

 

Uno stemma diverso da tutti gli esempi esposti sopra è quella del bozzetto inviato all’Ufficio del Cerimoniale e Araldica presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, al fine di ottenere una nuova concessione2: esso mostra uno scudo “Troncato: al primo d’azzurro al leone di rosso nascente dalla linea di partizione, cimato dal biscione visconteo d’argento, ingollante al naturale; al secondo d’argento al crescente [di luna] montante di rosso sostenente una stella del campo”.

 

È lo stesso descritto, assai sommariamente nel vigente Statuto del Comune: “Scudo contenente stella e mezzaluna (o barchetta) nella metà inferiore color argento, criniera e testa di leone, sormontata da corona e biscia viscontea con putto raggiato, nella metà superiore color azzurro”; lo stemma deve essere insignito della corona del rango di “città”.

(1): Fascio Consolare (o Littorio): è un’insegna di origine etrusca costituito da un mazzo di verghe e da una scure, tenute insieme per mezzo di corregge: è il simbolo del potere coercitivo della legge, quindi dell’autorità dello Stato. Era portato dai Littori, ufficiali di scorta al servizio degli alti magistrati Romani che, con il loro ufficio comminavano pene corporali e capitali. Nella forma cosiddetta “repubblicana” fu uno dei simboli della Rivoluzione Francese, Mussolini lo rese obbligatorio negli stemmi civici nel “capo del Littorio” e in numerosi stemmi come figura principale ma, alla sua caduta, la norma che imponeva il Capo fu cancellata e la figura abrasa dagli stemmi (alcuni Comuni però si limitarono ad eliminare il fascio, mantenendo il serto vegetale). Si citano, a titolo di esempio, alcuni stemmi civici che non si ricollegano al movimento fascista: Majano del Friuli, che mostra tutt’ora il fascio come unica figura emblematica (la prima attestazione in questo caso è del 1797 è si ricollegava agli avvenimenti relativi alla Rivoluzione Francese); di Mazzarino – in provincia di Caltanissetta – che riprende lo stemma dell’omonima famiglia che ebbe giurisdizione feudale sul centro e di Montefiascone (Viterbo, stemma ufficiale ma non in uso) in cui il fascio si collegava all’ipotesi che in loco fosse sorto il Fanum Voltumnae, santuario della Lega che raccoglieva le dodici città etrusche.

(2): attualmente (2014) la pratica è ancora in corso.

Nota collettiva di Bruno Fracasso, Massimo Ghirardi, Giovanni Giovinazzo, Giancarlo Scarpitta. Si ringrazia il Comune di Goito per la preziosa collaborazione.

Bibliografia:

AA.VV. DIZIONARIO DI TOPONOMASTICA. Storia e significato dei nomi geografici italiani. UTET, Torino 1997.
Castagna (Mario). STEMMI E VICENDE DI CASATE MANTOVANE. Zanetti, Quinzano d’Oglio 2002.
Gasperini (Pietro). RICERCA E PROGETTAZIONE DI UN SIMBOLO. Una metodologia progettuale grafica, p. 30, Nicola Zanichelli Editore S.p.A., Bologna 1977.

Stemma Ridisegnato


Reperito da: Luigi Ferrara

Disegnato da: Massimo Ghirardi

Stemma Ufficiale


Logo


Altre immagini





Profilo Araldico


Non ancora una blasonatura

Colori dello scudo:
oro

Gonfalone ridisegnato


Reperito da: Luigi Ferrara

Disegnato da: Bruno Fracasso

Gonfalone Ufficiale


Altre immagini




Profilo Araldico


“Drappo di rosso…”

Colori del gonfalone: rosso

LEGENDA

  • stemma
  • gonfalone
  • bandiera
  • sigillo
  • città
  • altro
  • motto
  • istituzione nuovo comune

    Regio Decreto (RD)
    riconoscimento
    26 Agosto 1926

    RR.LL.PP. del 6 gennaio 1927


    Regio Decreto (RD)
    concessione
    26 Agosto 1926

    Decreto del Presidente della Repubblica (DPR)
    concessione
    24 Aprile 2000