Comune di Disentis –Mustér (GR)

Informazioni

Storia dello stemma e del comune

La denominazione del Comune ufficiale è Disentis/Mustér: Disentis è la denominazione in tedesco (unica ufficiale fino al 1963), Mustér in romancio (dal latino Monasterium), in italiano, anche se desueto, il toponimo è Desertina. Si trova nel Cantone dei Grigioni, nella regione di Surselva.

Stando alla tradizione nell’anno 700, nella regione di Surselva, in diocesi di Coira, il monaco itinerante san Sigisberto fondò un monastero, il religioso era di origine franca, e aveva seguito san Colombano nel suo viaggio di evangelizzazione attraverso l’Europa. Il terreno gli fu donato dal nobile Placidus, signore del luogo, che poco dopo venne assassinato da alcuni sicari mandati da Viktor il governatore della Rezia che temeva l’emergente potenza del rivale. Placido, Sigisberto (che vengono festeggiati l’11 luglio) insieme alla Vergine Maria, a san Martino e san Pietro Apostolo sono i patroni dell’abbazia.

L’abate Ursicin fece ricostruire il monastero primitivo in solida muratura nell’850 e adottò la regola benedettina. Il vescovo di Coira, Tellon, figlio dell’assassino di Placidus, fu molto generoso con la comunità, che nell’810 ospitava un’ottantina di monaci di origine retica, alemanna, franca e longobarda.

Nel IX secolo vennero edificate due chiese: una dedicata alla Madonna e una a san Martino, il vescovo di Tours legato alla rinascita monastica, comprendente la cripta con il sarcofago di san Placido, tutt’ora esistente ed una delle più antiche della Svizzera. Nello stesso periodo fu edificata la cappella di san Pietro.

Nel 940 il monastero venne distrutto dai saraceni, costringendo i monaci a rifugiarsi a Zurigo nel Grossmünster, successivamente venne ricostruito anche grazie ai lasciti del’imperatore Ottone I, che ne considerava il ruolo strategico per la via che conduce verso il Meridione attraverso il passo del Lucomagno.

L’imperatore Federico “Barbarossa” intendeva promuovere la via del Lucomagno come attraversamento della catena alpina e concedette all’abbazia nuovi privilegi e territori. Nel 1185 la signoria degli abati di Disentis si estendeva fino al passo del Furka e in Valtellina.

Come monastero “imperiale” l’abbazia aveva un “advocatus” (o “avogadro”), sorta di difensore militare laico, incarico che nel XII secolo era appannaggio dei Da Torre, famiglia di militi al servizio del conte Von Lenzburg; nel 1213 fu di Enrico de Sacco di Mesolcina e, alla metà del XIII secolo, dei conti Von Werdenberg, dai quali venne riscattata nel 1401.

L’abate don Johannes von Llanz (1367-1401) fu uno dei promotori della Lega che assumerà il nome di “Lega Grigia” che consolidò l’unità del territorio, lega rinnovata nel 1424 con la firma di un trattato tra i cui firmatari era l’abate don Petrus Pontaningen (1401-1438).

In unione con la Lega Caddea e la Lega delle Dieci Giurisdizioni alla fine del XV secolo il territorio di Disentis si alleò con i Confederati elvetici. Alla fine del secolo le magistrature del comune di Disentis assunsero la funzione di avogadro dell’abbazia, e in compenso l’abbazia incorporò nuove parrocchie estendendosi fino ad Ems.
L’imperatore confermò tutte le prerogative e i privilegi degli abati.

La Riforma protestante portò sconvolgimenti anche a Disentis: tre monaci residenti aderirono alla nuova fede, predicando all’interno del monastero. Le autorità comunali nominarono un nuovo abate e riportarono il monastero nel solco dell’ortodossia cattolica (e anche per salvare i privilegi della comunità e delle magistrature). Nel 1581 l’abate don Christian von Castelberg (1566-1584), per rafforzare il messaggio della Controriforma cattolica, chiamò a Disentis l’arcivescovo di Milano il cardinale Carlo Borromeo, per consiglio e per predicare.

All’inizio del XVII secolo l’abbazia conobbe un periodo di rinnovamento sotto l’abate don Augustin Stöcklin (1634-1641). L’abate don Adalbert Bridler (1642-1655) sottrasse l’abbazia dalla dipendenza dal vescovo di Coira, e concedendo al comune di Disentis il potere giudiziario. Sotto l’abbaziato di don Adalbert de Medell (1655-1696) e don Adalbert Defuns (1696-1716) venne ricostruito il monastero di stile barocco, terminato nel 1704.

Nella seconda guerra di coalizione (1799-1801) tra Francia e Austria, Disentis e il suo monastero vennero incendiati dai soldati francesi il 6 maggio 1799. L’abbazia perse i suoi possedimenti a Postalesio, in Valtellina, ma non venne secolarizzata in quanto non era più a quel tempo una signoria feudale. Comunque era ridotta a macerie.

A metà del XIX secolo sotto la spinta del Kulturkampf  l’amministrazione del monastero passò in mano cantonale. La giurisdizione ecclesiastica tornò però sotto il vescovo di Coira.

Con la nomina di un nuovo abate che proveniva da Muri-Gries presso Bolzano, don Benedikt Prevost (1888-1916), vi fu la ricostruzione degli edifici e un forte rinnovamento interno, nonché la fondazione di una scuola monastica, trasformando Disentis in un centro religioso, culturale e meta di pellegrini. Venne eretta anche una nuova chiesa di Santa Maria alla fine del secolo XIX.

Nel XX si susseguirono gli abati don Beda Hophan (1925-63), don Viktor Schönbächler (1963-1988) e don Pankraz Winiker (1988-2000) che contribuirono a rivitalizzare la comunità.

Il monastero è tutt’ora fiorente, l’attuale abate è don Vigéli Monn, e visitato da numerosi turisti, il locale museo espone reperti della storia dell’abbazia, pregevoli pezzi di arte sacra e sulle usanze cristiane della zona, oltre a offrire una collezione di storia naturale basata sui pregiati cristalli e minerali della regione.

Lo stemma storico dell’abbazia è molto semplice: “di rosso, alla croce di sant’Andrea d’argento” ed è noto dal XV secolo, nel 1939 venne adottato anche dal comune di Disentis, istituito nel 1848, ma con il campo azzurro per marcarne la differenziazione.

Nota di Massimo Ghirardi

Stemma Ridisegnato


Disegnato da: Massimo Ghirardi

Stemma Ufficiale


Logo


Altre immagini



Profilo araldico


“Di azzurro, alla croce di sant’Andrea d’argento”

Colori dello scudo:
azzurro
Pezze onorevoli dello scudo:
croce di sant'Andrea

LEGENDA

  • stemma
  • gonfalone
  • bandiera
  • sigillo
  • città
  • altro
  • motto
  • istituzione nuovo comune