Comune di Colli al Metauro – (PU)

Informazioni

Storia dello stemma e del comune

Colli al Metauro è un “Comune sparso” con sede municipale nella frazione di Calcinelli, istituito il 1 gennaio 2017 con la fusione dei territori dei Comuni di Montemaggiore al Metauro, Saltara e Serrungarina. Prende il nome dalla posizione dei borghi che lo compongono: posti sui colli della valle del Metauro.

Lo stemma è stato individuato con apposito concorso di idee nel 2018 e si blasona: “Semipartito-torncato: al primo d’argento al monte di sei cime all’italiana di verde; al secondo d’azzurro alla stella di sei punte d’oro; al terzo d’oro al drago di verde allumato di rosso”).

Il gonfalone è di panno bianco.

Montemaggiore al Metauro

Antico castello di Fano, Monte Majori è documentato dal 1283, dal 1446 è parte del Vicariato di Mondavio, tra il 1798 e il 1814 è parte successivamente dei Cantoni di Fano e Fossombrone, quindi dal 1816 è “appodiato” di Mondavio, riottenendo l’autonomia nel 1817.

La figura del monte dello stemma di Montemaggiore ha una chiara funzione “parlante”, potenziata dal fatto che dal XVIII secolo viene abitualmente rappresentato in argento composto di sei colli “all’italiana” posti a piramide in luogo dei convenzionali tre (essendo “maggiore” del normale…).

Con RD n. 975 del 23 ottobre 1862 assume la denominazione di Montemaggiore al Metauro.

Nel 1973 l’Ufficio Onorificenze e Araldica presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri respinge la richiesta del Comune di aggiungere allo stemma una banda azzurra a simboleggiare il fiume Metauro. I colori vengono fissati in verde per il monte e azzurro per il campo.

Saltara

Lo stemma del Comune ripropone la leggenda locale, ripresa da Billi nel 1866, che vuole che gli antichi abitanti, sacrificassero animali su un altare (ara) per placare la furia di un dragone che viveva in una spelonca (saltus) posta in quella regione boscosa, da cui SALTUS ARAE.

La figura del drago, molto probabilmente, deriva da quella scolpita nella facciata della cosiddetta “Casa della Giustizia” con il motto “PAX SIT HUIC DOMVI” tratto dall’Evangelo di Luca (10,5). Accanto è raffigurato lo stemma malatestiano con la lettera G formata da un drago, simile alla nota figura dell’Uroburo, che lo rende attribuibile a Galeotto Malatesta (morto nel 1385) che riorganizzò l’amministrazione del territorio di Fano nel 1347, o a Galeotto Roberto Malatesta (morto nel 1432) venerato come beato nella vicina chiesa di San Francesco di Rovereto.

Il drago è presente in tutti i sigilli della comunità fin dal XVII secolo. In alcune versioni successive si nota una stella decorativa, che entrerà a far parte dello stemma entro un apposito capo.

Questo simbolo venne adottato anche dall’Accademia degli Scomposti alla fine del XVII secolo, formata da filosofi, poeti, matematici e astronomi che teneva le sue riunioni nella Villa del Balì del nobile Vincenzo Negusanti.

Lo stemma attuale (formalmente concesso con DPR dell’8 febbraio 1973 con il blasone: “d’oro al drago di verde allumato di rosso”) presenta solo la figura del drago, ha perduto l’ara stilizzata sulla quale era posato. Gli stessi smalti oggi sono diversi da quelli precedenti e noti fin dal XVIII secolo: il drago d’argento, posto su un’ara, diventato verde dal 1852, era posto in campo rosso, con una stella d’oro nel capo azzurro.

Serrungarina

Già Serlongarina, come è documentato nel 1290, poi Serralongarina il toponimo si compone di “serra” e “lungas”, anche se alcuni propongono una connessione con “ser Ungaro” degli Atti, notaio del XIV secolo.

Il monte sormontato da una stella è l’emblema del Comune almeno dall’inizio del XVII secolo, il monte è secondo consuetudine rappresentato di tre cime (o colli) “all’italiana” poste a piramide, che ha una funziona “parlante” cioè designate la “serra” (monte).

Note di Antonio Conti e Massimo Ghirardi.

Bibliografia:

Carassai M. (a cura di). LE MARCHE SUGLI SCUDI. Atlante storico degli stemmi comunali. Andrea Livi Editore, Fermo 2015.

Persi-Mangani (a cura di), NOMI DI PAESI. Storia, narrazioni e identità dei luoghi marchigiani attraverso la toponomastica. Il Lavoro Editoriale. Ancona 2005.

AA.VV. DIZIONARIO DEI NOMI GEOGRAFICI ITALIANI. TEA. Torino 1997.

Stemma Ridisegnato


Fonte: Dipartimento di Araldica Pubblica

Reperito da: Giancarlo Scarpitta

Disegnato da: Massimo Ghirardi

Stemma Ufficiale


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Profilo Araldico


Non ancora una blasonatura

Colori dello scudo:
argento, azzurro, oro
Partizioni:
semipartito troncato

Gonfalone ridisegnato


Fonte: Dipartimento di Araldica Pubblica

Reperito da: Giancarlo Scarpitta

Disegnato da: Bruno Fracasso

Gonfalone Ufficiale


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Profilo Araldico


“Drappo di bianco…”

Colori del gonfalone: bianco

LEGENDA

  • stemma
  • gonfalone
  • bandiera
  • sigillo
  • città
  • altro
  • motto
  • istituzione nuovo comune

    Decreto del Presidente della Repubblica (DPR)
    concessione
    28 Novembre 2018