Comune di Civita d’Antino – (AQ)

Informazioni

  • Codice Catastale: C766
  • Codice Istat: 66034
  • CAP: 0
  • Numero abitanti: 1016
  • Altitudine: 0
  • Superficie: 29.11
  • Prefisso telefonico: 0
  • Distanza capoluogo: 0.0

Storia dello stemma e del comune

Nota località di villeggiatura, Civita d’Antino1 sorge su un altipiano sul versante sinistro della Valle Roveto ed è l’erede della antica Antinum della popolazione dei Marsi nominata da Livio e da Strabone, compare al n. 1111 nel Catalogus Baronum (1110-1168) come Civitas Antime e poi Antena.

Dopo il terribile terremoto della Marsica del 1815, che la rase quasi completamente al suolo, venne ricostruita nello stesso luogo (a differenza di altri centri circonvicini).

Lo stemma comunale in uso si blasona: “d’oro, alla colonna dorica d’azzurro, cimata dalla fiamma al naturale” e ricorda come fino al XV secolo, con tutti i territori della Valle Roveto (con eccezione di Balsorano e Morrea) facessero parte dei possedimenti dei Colonna (succeduti agli Orsini). La fiamma è una trasformazione della corona che cima lo stemma proprio dei colonnesi.

In alcune figurazioni il campo risulta di rosso e pare che questo stemma abbia preso il posto di un altro più antico, in uso almeno dal XVII secolo, costituito da una torre merlata sormontata dal sole, come si vede nella cimasa della storica fonte pubblica (risalente al XVIII secolo), accompagnato dal motto “Nec Sine Nec Contra” riferita alla popolazione dei Marsi o, meglio, alla Legio Martia, una legione dell’esercito romano formata da Caio Giulio Cesare nel 48 a.C. con le popolazioni marsicane. Quando il Senato romano, istigato da Catone, negò la cittadinanza romana ai Marsi e alle altre popolazioni italiche, le legioni si ribellarono nel 91 a.C. e attaccarono Roma sotto la guida di Quinto Poppedio Silone, costringendo i senatori alla promulgazione della Lex Julia de Civitate del 90 a.C. e poi la Lex Plautia Papiria dell’89 a.C. con le quali si concedeva il diritto di cittadinanza romana a tutti gli italici a sud del fiume Padus (Po). Per questo lo storico Appiano di Alessandria scrisse Nec sine marsis nec contra marsos triumphari posse” (“Non si può vincere né senza i Marsi né contro di essi”.

Con l’arrivo di Giuseppe Bonaparte prima e di Gioacchino Murat poi sul trono di Napoli, i feudi vennero aboliti e avvenne la riorganizzazione amministrativa dei territori. Civita d’Antino venne mantenuto e nel 1816 ottenne l’aggregazione dei territori dei Comuni soppressi di Morino e Balsorano (quest’ultimo aveva già assorbito quelli di Roccavivi, Rendinara, San Giovanni Roveto nel 1806).

Nel 1831 quasi tutti i Comuni Aggregati (come erano detti formalmente) riottennero l’autonomia.

(1): anche localmente la pronuncia varia da Antìno ad Àntino.

Nota di Massimo Ghirardi

Stemma Ridisegnato


Disegnato da: Massimo Ghirardi

Stemma Ufficiale


Logo


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Profilo Araldico


Non ancora una blasonatura

Colori dello scudo:
oro

Gonfalone ridisegnato


Reperito da: Luigi Ferrara

Disegnato da: Bruno Fracasso

Gonfalone Ufficiale


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Profilo Araldico


“Drappo di azzurro…”

Colori del gonfalone: azzurro

LEGENDA

  • stemma
  • gonfalone
  • bandiera
  • sigillo
  • città
  • altro
  • motto
  • istituzione nuovo comune

    Decreto del Presidente della Repubblica (DPR)
    concessione
    17 Maggio 1986