Sens (Carmelo)

Carmel da la Visitation de Sens

(Carmelo della Visitazione di Sens) – Sorelle Scalze della Beata Vergine del Monte Carmelo



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La fondazione del convento delle carmelitane di Sens esaudì il desiderio dell’arcivescovo espresso nel 1624 alla superiora del Carmelo dell’Incarnation di Parigi, madre Madeleine de Saint-Joseph, col sostegno del cardinale Pierre de Berulle fondatore degli Oratoriani e promotore della Riforma Carmelitana in Francia.

 

Per la fondazione, rogata l’8 settembre 1624 l’arcivescovo riservò una piccola casa con il terreno circostante, presso la Cattedrale, nel tranquillo quartiere della parrocchia di Saint-Pierre-le-Donjon, dove vennero intrapresi i lavori per la nuova costruzione, la quale fu la trentacinquesima casa in territorio francese. La nuova comunità religiosa carmelitana si insediò negli edifici ancora da completare, il 2 luglio 1625, giorno della festa della Visitazione (dalla quale la denominazione ufficiale), con una solenne processione alla quale partecipò la cittadinanza senonese.

 

La prima comunità era composta da una priora, madre Elisabette, e una sottopriora, suor Catherine, entrambe provenienti da Parigi, e cinque suore professe provenienti dal Carmelo di Rouen, si completava con una sorella conversa parigina, Jeanne de saint –Denis,, la prima monaca che venne sepolta nel nuovo chiostro) e una postulante normanna.

 

Il noviziato opera dal primo anno di apertura del monastero, la prima postulante (proveniente da Parigi) prenderà l’abito a solo 16 anni, e farà la professione nelle mani del cardinale Pierre de Berulle. Nel 1632 la comunità ebbe 18 suore professe, di cui 10 della diocesi di Sens e 2 novizie. Nel 1650 le suore furono 24, tra cui 20 locali. 23 priore presiederanno la vita della casa fino ai giorni tormentati del 1790.

 

Durante il tumulto rivoluzionario, le suore vennero espulse e costrette nascondersi tra gli abitanti, per sopravvivere si presteranno a lavori di cucito giorno e notte. Quindi decisero di aprire una scuola che consentì loro una parvenza di vita comunitaria, ma organizzata precariamente in diversi luoghi della città. Nel frattempo, il monastero venne trasformato in una filanda di cotone.

 

La comunità tornò al Carmelo nel 1823, dopo averne riacquistata la proprietà grazie ad un benefattore. Il ritorno venne solennizzato con una processione, come agli esordi, il 29 settembre 1823, alla presenza di due sorelle sopravvissute alla Rivoluzione. Il giorno seguente, il 30 settembre, l’unica sopravvissuta delle martiri carmelitane di Compiègne – suor Marie de l’Incarnation – venne a unirsi a loro. Suor Marie terminerà i suoi giorni all’età di 74 anni nel 1836 nel Carmelo di Sens dove scrisse la storia del martirio delle sue sorelle giustiziate dai rivoluzionari nel 1794, un documento che fu di ispirazione per il romanzo storico “Die Letzte am Schafott” (“L’ultima al patibolo”) della scrittrice tedesca Gertrud Von Le Fort (1931), al quale si ispirò Georges Bernanos per il suo“Le dialogue des Carmélites” (“Dialogo delle Carmelitane”) e dai quali venne tratto anche un celebre film nel 1960 con Alida Valli e Jeanne Moreau), anche Francis Poulenc ne trarrà una composizione musicale con lo stesso titolo.

 

La legge del 1880 contro le congregazioni religiose e quella della separazione della Chiesa e dello Stato del 1905 assestarono duri colpi alla comunità. Come accadde in numerose altre comunità le religiose vennero espulse e costrette a lasciare la Francia per mantenere il proprio stato e a cercare rifugio all’estero. Le suore del Carmelo di Sens non si preoccuparono perché il monastero, grazie a re Carlo X, ebbe riconoscimento legale sul suolo francese. La comunità rimase quindi sul posto, vivendo tranquillamente anche in quei tempi difficili “raddoppiando la loro preghiera per sostenere la Chiesa e quel mondo che stava bruciando” (liberamente tratto dal sito del convento).

 

La Grande Guerra non influì direttamente sulla vita della comunità, anche se le suore si unirono, nella misura dei loro mezzi, al supporto materiale alle popolazioni mobilitate. D’altra parte, il movimento di panico e di esodo che seguì la débacle del 1940 spinse una gran numero di suore ad abbandonare il convento. Solo tre sorelle “germanofile” rimasero a guardia del monastero.

 

Oggi la comunità, pur ridotta a sette sorelle, è fiorente e per il suo sostentamento ha intrapreso la gestione di una Foresteria, la produzione di ostie (per le quali è abbastanza rinomata) e da qualche tempo anche di birra, sull’esempio di altre comunità religiose del nord della Francia e delle Fiadre.

Oggi si produce una birra bionda e una ambrata elaborate su licenza dal birrificio Larché, il cui mastro birraio Patrice Beau  ha aderito al progetto, con l’etichetta “Alpargate”, marchio registrato di proprietà del Carmel de la Visitation.

 

Prende il nome da un particolare tipo di calzatura iberica, l’albargate, molto simile alla espadrilla, di fattura molto semplice e portata dalle popolazioni povere e dai frati Carmelitani spagnoli. Quando i frati spagnoli portarono le consuetudini carmelitane in Francia, l’albargate divenne la calzatura dei Carmelitani. Le due etichette stampate sono state disegnate gratuitamente dal grafico del birrificio Larché, Greg Orechowa, in uno stile simpatico e ironico: propose alle carmelitane due esecutivi: uno con una suora con le scarpe da ginnastica e uno alternativo raffigurante un dipinto del chiostro. Vennero apprezzati entrambi “Mostra le nostre due sfaccettature: possiamo essere seri e possiamo anche divertirci”, ha dichiarato suor Thérèse, ultraquarantenne priora e responsabile della produzione (che ha preso i voti nel 1998, dopo una lunga carriera di infermiera nella clinica Chêne-Bougeries, di Ginevra).

 

Anche la scelta di mettere in commercio solo bottiglie da 75 cl è motivata: invita ad un consumo collettivo, amichevole, conviviale. Si può degustare:

 

  • l’Alpargate Ambrée, tipo Pilsen con aggiunta di malto caramellato e rifermentata con miele al 6,5% di volume alcolico
  • L’Alpargate Blonde, chiara al 6,5% di volume alcolico

 

Attualmente, dato il successo riscontrato, si sta pensando comunque di iniziare anche a imbottigliate in bottiglie da 33 cl come ad una nuova birra bruna.

 

Come la maggior parte dei conventi carmelitani anche quello di Sens non ha uno stemma particolare, ma ha adottato quello storico dell’ordine che, attualmente, viene rappresentato molto sobriamente con il solo scudo nei colori argento e tané, una particolare sfumatura di marrone, non proprio corretta dal punto di vista tecnico araldico, ma ormai tradizionale e derivato dalla tinta del saio dei Carmelitani.