Egmont

Sint-Aldebertabdij van Egmont

(Sint-Aldebertabdij van Egmont) – Monaci Benedettini



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Due missionari irlandesi, Adelbert con il compagno Willibrord, giunsero in Olanda nel 690 per predicare il Vangelo ai Frisoni, la natura mite di Adelbert e alcuni miracoli, convinsero la popolazione che lo seguiva come un padre fino alla sua morte il 25 giugno 740 nel villaggio di Hecmunda (nel X secolo Ecmunde, poi dal 1025 ridenominata Egmont).

 

Nel luogo dove venne sepolto sant’Adelbert scaturì prodigiosamente una fonte di acqua purissima e dai poteri miracolosi. Poco lontano, nella località di Hallem, nel 922 il conte d’Olanda, Dirk I, fondò un piccolo monastero femminile di case di legno, convinto dalla monaca Wilfsit, alla quale era apparso il santo, dicendole di recarsi dal conte affinché le sue ossa fossero dissotterrate da Hecmunda, che nel frattempo si era insabbiata, e poste in un luogo onorevole per essere onorate: il monastero di Hallem che, col tempo prese il nome di Egmont. Storicamente è la più antica fondazione monastica dei Paesi Bassi.

 

Nel 950 i monaci benedettini di Sint-Pieters di Gand vennero chiamati dal conte Dirk II che ricostruì il monastero in pietra nel 950, sostituendo le monache, che vennero trasferite a Bennebroek. Un nobile casato del luogo, che prese poi il nome di van Egmont, divenne “advocatus” (protettore-guardiano, in neerlandese “Voogt”) dei beni dell’abbazia, e costruirono per sè il castello di Egmont-aan-denHoef. L’abbazia diverrà la sede delle sepolture dei vari conti olandesi, tra i principali i i Dirks e i Florissen.

 

La contessa Petronilla, moglie del conte Floris e madre del conte Dirk VI, promosse la ricostruzione dell’abbazia nel 1122.

 

Un importante contributo dei monaci fu la costruzione di dighe: infatti essi proteggevano le terre dell’abbazia di Egmond con argini contro le inondazioni. La diga più antica della provincia del Noord-Holland è il Limmer Zanddijk che anche da strada di collegamento tra Limmen, Heiloo e Alkmaar.

 

Nel 1143 venne consacrato dal vescovo di Utrecht il nuovo altare maggiore, alla presenza del conte Dirk VI e della moglie Sophia. In quesl periodo il suo Scriptorium cominciò a profurre alcune opere importanti che diedero fama all’abbazia.

 

Durante le guerre di religione l’abbazia subì pesanti danni, i soldati vaganti di Hendrik van Brederode saccheggiarono l’abbazia nel 1568 e nel 1573 venne distrutta dai “Geuzen”, gli armati protestanti di Guglielmo “il Silenzioso” d’Orange, guidati da Diederik van Sonoy assieme al castello del conte di Egmont, per impedire che diventassero un rifugio per le armate cattoliche di Filippo II. La fondazione dell’Università di Leida fu finanziata con i beni fondiari confiscati dell’abbazia, le pietre furono usate per le mura della città di Alkmaar.

 

Nel 1800 delle rovine dell’antico monastero non rimaneva quasi nulla, tranne una piccola cappelle a ricordo del luogo di sepoltura del santo e che protegge la fonte miracolosa, mentre il timpano della facciata con la figura di San Pietro con il pastorale e le chiavi del XII secolo è conservato nel Rijksmuseum di Amsterdam dal 1842.

 

Dopo la Prima Guerra mondiale il politico cattolico Charles Ruijs de Beerenbrouck si dedicò alla ricostruzione dell’abbazia “nazionale”, il suo progetto prese avvio nel 1933 e il 23 agosto 1935 la comunità monastica venne ripristinata a Egmont-Binnen dai Benedettini di Oosterhout, che venenro ad abitare gli edifici progettati dall’architetto Alexander Jacobus Kropholler (1881-1973).

 

Il 12 marzo 1936, al nuovo monastero fu conferito lo status di Priorato semplice, dipendente da Oosterhout Nel 1950 seguì il ripristino anche del titolo di Abbazia da parte di papa Pio XII.

 

Per sostenersi i monaci si misero a produrre candele (e prodotti apistici, legati a quella produzione) alle quali si aggiunse un laboratorio ceramico, una libreria e un centro congressi.

 

Lo stemma dell’abbazia è quello storico di Egmont, adottato anche dall’omonima famiglia, che consiste di uno scudo scaglionato d’oro e di rosso, per distinguersi da quello comunale di Egmont-Binnen, che ne frattempo lo aveva adottato come proprio, venne aggiunto un capo azzurro caricato da una rosa d’argento. Nel 1483 l’imperatore Massimiliano I elevò Jan III dei sognori di Egmont a conte, succedendo agli abati nel potere politico sulla regione e svincolati dal più potente conte d’Olanda. Si blasona: “scaglionato di dodici pezzi, d’oro e di rosso; al capo d’azzurro caricato da una rosa d’argento”.

Allo stemma è associato il motto “DEO VACARE” traducibile con “dare spazio a Dio” tratto da Origene (Ex. Hom. 12: “Omissis omnibus, Deo vacare”: “dimenticando tutto il resto, essere disponibili per Dio”).

 

Le cronache del 1573 riportano il furto del bollitore della birra, da parte dei rivoltosi protestanti, segno che la produzione era assicurata a quell’epoca. I Benedettini hanno deciso di riprendere la produzione, in omaggio alla storia dell’abbazia, e hanno conferito al licenza produttiva alla birreria De Prael di Amsterdam; mentre successivamente fu la Proefbrouwerij nel Locristi, la quale rispettando il disciplinare delle “birre d’abbazia” si impegnava a versare un canone all’abbazia per sostenerne gli obiettivi pastorali e culturali. È nata così la birra “Sancti Adalberti”. Dal 17 febbraio 2018 l’abbazia ha aperto un proprio birrificio, la Egmond Brouwerij BV, a Egmond aan de Hoef, supervisionato da un mastro birraio laico. Le birre vengono prodotte con ingrediento biologici, con i fiori di tiglio dell’abbazia e con l’acqua addizionata con quella della fonte di Sant’Adelberto, dalle presunte proprietà curative (contro le malattie degli occhi e contro la malattia mentale!).

 

Si può trovare:

 

  • Sancti Adalberti Dubbel, 6,5%
  • Sancti Adalberti Tripel, 7,5%
  • Sancti Adalberti Pastorale, prodotta per il Natale, 8,1%
  • Sancti Adalberti Weizen, 5,0 %
  • Sancti Adalberti Blonde, 5,7%
  • Sancti Adalberti Miraculum Novum Abdijbock, 6,5%